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Basket

Basket. Tutti pazzi per ‘Wemby’

di Gianluca Angelini
7 Gennaio 2023

Quel Draft del 2003 era sembrato – vent’anni fa o giù di lì – il più scontato di sempre. Reduce dalla finale di campionato – tra San Antonio e gli allora New Jersey Nets – con il minor indice d’ascolto televisivo della storia, la Nba si era subito messa il cuore in pace: la serata delle scelte dei giocatori, in diretta dal ‘Madison Square Garden’ di New York, sarebbe andata in scena senza la benchè minima suspense. Tutti – ma proprio tutti tutti – sapevano che con la chiamata numero uno i Cleveland Cavaliers avrebbero messo le mani sul ‘ragazzo di casa’, Lebron James. Che, ben prima di posare un solo piedino su un parquet della ‘Lega dei Sogni’, si era guadagnato – a suon di partite da 30 punti e oltre 9 rimbalzi nella palestrina del liceo di St.Vincent-St.Mary ad Akron nell’Ohio – i riflettori dei grandi network televisivi, le copertine dei giornali e la stima degli addetti ai lavori incantati dalle movenze feline del diciottenne capace indifferentemente di schiacciate terrificanti come di un tiro morbido dalla linea dei tre punti. Passato dalle sfide di high-school ad allenarsi con Michael Jordan; sobriamente definito ‘King James’ e pure ‘The Choosen One’, il ‘Prescelto’, James era saltato direttamente dall’high-school alla Nba, ‘zavorrato’ da un contratto da 90 milioni di dollari siglato con la Nike a scatola chiusa senza sapere se le premesse di un futuro da dominatore della lega (come poi realmente accaduto) sarebbero state confermate. Adesso, quel Draft del 2003 – in cui, oltre a James, vennero comunque scelti ‘ragazzetti’ del calibro di Carmelo Anthony, Dwayne Wade e Chris Bosh – rischia di essere seriamente replicato. Perché tutti, ma proprio tutti tutti, sono pronti a scommettere che la prima chiamata sarà per Victor Wembanyama, diciottenne francese nato il 4 gennaio del 2004, alto 2 metri e 24 centimetri, che sa muoversi sul parquet come se fosse un 2 metri scarso, capace di controllare ‘la spicchia arancione’ con l’abilità di un play-maker e tirare da fuori come la più consumata delle guardie senza disdegnare stoppate e rimbalzi. D’altronde ‘visto che l’altezza non si insegna’, come dicono in America, stoppate e rimbalzi fanno parte del pacchetto di default. Figlio di un’allenatrice di basket e di un preparatore atletico, Wembanyama – ‘Wemby’ come lo hanno già ribattezzato Oltreoceano – è l’oggetto del desiderio, nemmanco nascosto, di mezza – o forse pure di più – Nba: lo scorso ottobre, di passaggio – ‘promozionale’ – negli States, il ragazzo ha giocato un paio di partite contro l’Ignite di Scoot Henderson – l’altro grande prospetto in vista delle scelte 2023 – della G League chiuse, una con 37 punti, 7 triple a segno e 5 stoppate e l’altra con 36 punti, 11 rimbalzi, 4 assist e 4 stoppate. Numeretti snocciolati così, con nonchalance, giusto per ingolosire – semmai ce ne fosse bisogno – i General Manager dei club meno forti che sognano di fare il grande colpo nella serata delle scelte e che, iniziato da un paio di mesi abbondanti il campionato Nba, stanno già valutando, più che seriamente, l’idea di un ‘tanking’ come se non ci fosse un domani, ossia di perdere partite su partite, per accumulare opportunità di essere la prima a scegliere al Draft, portare a casa Wembanyama e costruire sul suo talento una piena rinascita. A ‘tankare’, durante il torneo potrebbero essere in tante tra le squadre con un record perdente: d’altronde uno come ‘Wemby’ potrebbe far cambiare, con un battito di ciglia, il destino di una franchigia trascinandola dai ‘bassifondi’ all”Empireo’. Succede. basti pensare ai San Antonio del 1997 che – pur avendo una manciata di vittorie in più rispetto a Vancouver e Boston – si ritrovò a scegliere per prima, nominando Tim Duncan, divenuto subito pietra miliare della dinastia vincente dei texani affiancato, prima dall’ammiraglio’, David Robinson e poi da Manuel Ginobili e Tony Parker, sotto lo sguardo amorevole di coach ‘Pop’.
Chi si ritroverà a scegliere in prima posizione, portando a casa il ‘francesino’, potrebbe pure ripetere la parabola degli ‘Speroni’. Intanto, in attesa di scoprire dove finirà a giocare il ragazzo, Wembanyama sta incantando gli appassionati del campionato transalpino, la ‘Ligue Nationale de Basket-Ball Pro A’ segnando 23.6 punti, catturando 9.4 rimbalzi e distribuendo 2.8 stoppate di media a partita. Un buon viatico anche per la Nazionale francese in vista dei Mondiali di settembre in Indonesia, Filippine e Giappone. In Asia i ‘Bleus’ potrebbero schierare, oltre a ‘Wemby’, la superstar dei Minnesota Timberwolves, Rudy Gobert, centro premiato un paio di volte come miglior difensore della Nba; il tiratore mortifero dei New York Knicks, Evan Fournier e una solidissima base di giocatori da Eurolega capitanati da Nando De Colo. Alle Olimpiadi del 2024, poi, i ‘Galletti’ potrebbero pure contare su Joel Embiid dei Philadelphia 76ers, camerunense con passaporto francese e uno dei giocatori più ‘illegali’ della Nba da sempre in corsa come miglior realizzatore e miglior giocatore del campionato professionistico a stelle e strisce.

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