25 aprile, guerra e cristiani

24 Aprile 2022

«Io non credo esista la libertà, c’è la ricerca della libertà, questo rende liberi. Io me la gestisco sul palco» (Cosimo Rega attore, ex ergastolano)

C’è un libro molto bello, uscito proprio in questi giorni, che racconta una storia sconosciuta e volutamente occultata per anni, riportata alla luce da uno storico tenace e appassionato.

Una storia che parla di qualcosa che in questo 25 aprile 2022 festa della Liberazione e di guerra alle porte dell’Europa, merita la nostra attenzione.

Lo storico si chiama Ezio Meroni, il protagonista del suo racconto don Battista Testa, il prete partigiano.

Una storia cancellata dallo stesso protagonista. Ezio Meroni lo definisce “un indiano apache”, uno che ha vissuto gli anni della seconda guerra mondiale contribuendo alla lotta al regime nazifascista e poi si è dedicato per il resto della sua vita a cancellare ogni traccia di quello che lo riguardava.

Quando nel 1986 uscì il libro di don Giovanni Barbareschi Memoria di sacerdoti “Ribelli per amore” 1943 – 1945, per don Battista non ci fu modo di scrivere neppure una riga.
Nell’unica intervista rilasciata, nel 1975, don Battista esprime con chiarezza la sua convinzione, ai due giornalisti che gli chiedono come mai avesse partecipato alla Resistenza: “Perché il fascismo toglieva la libertà, che non ha colore, ma è il dono più grande che Dio ha fatto all’uomo; il valore dell’individuo sta nella libertà e se c’è uno che rispetta questa libertà è proprio il Padreterno, mentre la società la rispetta secondo il suo interesse. Come uomo e come cristiano, quindi ho sentito il sacrosanto dovere di partecipare a questa lotta democratica per la libertà sociale e individuale”.

Questa che se vogliamo è una piccola storia, arriva però fino a noi e fino alle domande che ci poniamo in questi giorni di guerra russo ucraina.

Il quotidiano IL FOGLIO ha recensito il libro titolando PRETI PARTIGIANI. E aggiungendo nel sottotitolo: “quando l’impegno della chiesa contro il nemico non era fatto di marce e sit in”.

Come si impegnano i cristiani dunque? Come debbono resistere al male e alla violenza? Rispondendo con altrettanta violenza? Come debbono servire la causa della libertà? Tutti gli anni che ci dividono dalla Resistenza non sono stati capaci di insegnare ai cristiani che ci sono altre strategie più attinenti al comando di Gesù a Pietro: “riponi la spada nel fodero”?

Il libro di Ezio Meroni si arresta alla soglia dell’inizio della seconda vita di don Battista dopo l’epopea della lotta al fascismo: 36 anni parroco nello stesso piccolo paese alle soglie delle colline del varesotto.

Come ha servito davvero la libertà degli uomini il prete partigiano?

Solo con il sostegno alla lotta armata o anche con la fedeltà ad una gente e ad una causa, quella di Dio supremo custode della libertà umana?

E quale cristiano è oggi più adatto ai tempi che viviamo? Il muscolare giustiziere di ogni sopraffazione? Il fiancheggiatore del nazionalismo politico pronto a giustificare ogni cosa in nome della sottomissione della propria chiesa al sistema politico di riferimento?

Ci sono storie e vicende di altro segno a cui attingere risorse spirituali per sognare la fine della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali?

Teresio Olivelli, anima del movimento clandestino lombardo delle Fiamme verdi, nel carcere milanese di San Vittore, in occasione della Pasqua del 1944, scrisse una preghiera che inizia così: «Dio della pace e degli eserciti, Signore che porti la spada e la gioia, ascolta la preghiera di noi ribelli per amore». Sarebbe morto di stenti nel lager di Hersbruck pochi mesi più tardi, neppure trentenne. Questa invocazione divenne il manifesto stesso dell’impegno dei cattolici ambrosiani nella lotta di liberazione dal nazifascismo.

Chi sono oggi i ribelli per amore?

 

Ezio Meroni, Il prete partigiano don Battista Testa, Itaca

TAG: 25 aprile, Cinisello Balsamo, don Battista Testa, Ezio Meroni, guerra, Non violenza
CAT: Storia

3 Commenti

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  1. andrea-lenzi 2 anni fa

    …E dopo le decine di assurde festività cattoliche festeggiate ogni anno dal nostro stato laico, e che sono oura propaganda per conferire credibilità alla superstizione cattolica e consenso alla chiesa cattolica, ci mancava pure tirarla in ballo in una delle poche festività non religiose!

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  2. andrea-lenzi 2 anni fa

    Per essere “buoni”, o coraggiosi o fare la cosa giusta NON SERVE ALCUNA RELIGIONE. Al contrario, ogni superstizione religiosa è terreno fertile per l’intolleranza, come mostra la incivile bibbia, nella quale dio/Gesù minaccia di dannazione eterna chi non crede in lui, oltre a gay, donne e chi usa il proprio libero arbitrio in un modo che non piace alla divinità, che ha già affogato quasi tutta l’umanità col diluvio per questo motivo

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  3. andrea-lenzi 2 anni fa

    Ogni superstizione religiosa, in particolare la cattolica, che ha seminato violenza ed intolleranza per 2000 anni, è l’antitesi della libertà e le parole del libro “la libertà è il dono più grande dato da dio” sono le solite parole vuote nella sostanza, volte a magnificare l’ennesima volta l’inciviltà cattolica

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