Quando la geografia dei sentimenti si studia in scena

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27 Novembre 2017

C’è una geografia interiore che l’età non riesce mai a chiarire del tutto, perché ogni educazione sentimentale nasce per restare incompleta, come un incredibile viaggio verso l’ignoto, una fuga senza fine da se stessi o in se stessi attraverso il mistero di un’altra persona. Più che cercare di risolverlo, questo mistero, Le scoperte geografiche di Marco Morana mette di fronte al doloroso ma indispensabile metronomo che solo i sentimenti sanno azionare.

Tre atti teatrali ed esistenziali insieme, visti al Teatro Filodrammatici per soli cinque giorni, con appassionato passaparola e conseguente delusione di chi se l’è perso. Ma merito del Filodrammatici è comunque di aver riproposto questa raffinata prova di drammaturgia contemporanea, già vista lo scorso anno tra le Illecite Visioni, che quest’anno sono diventate Lecite, importante rassegna autunnale di teatro che sarebbe riduttivo definire solo gay – imperdibile nell’ultima edizione l’anteprima nazionale di Ombre folli di Franco Scaldati, che si spera venga ripreso.

Quindi questo non è teatro gay, nonostante il passo a due in scena sia tutto al maschile. Ma il testo di Morana sta al di sopra di ogni orientamento, per incalzare invece lo spettatore con rime e assonanze sia lessicali che emotive. Un linguaggio dell’amore che col passare degli anni si sfalda fino a dimenticarsi di se stesso, con struggente rassegnazione dei due amanti irregolari, “taggati” fin da ragazzi come Cri e Ferdi – Colombo e Magellano – per tutta la vita alla deriva sugli stessi sproporzionati banchi di scuola.

Come la Melato, che passava dai sei anni della bambina Maisie agli oltre trecento di Elina Makropulos, Daniele Gattano e Francesco Petruzzelli percorrono da bravi capitani coraggiosi tutte le età linguistiche dei loro personaggi, nell’irrisolvibile tentativo di amarsi. Memorabili le scene a gravità zero, coreografate da Marzia Meddi in una perfetta rappresentazione in slow-motion dei turbamenti dei giovani esploratori. Il loro viaggio è guidato dalla raffinata regia di Virginia Franchi che, dopo aver evitato qualsiasi tentazione sentimentale dei “come eravamo”, ricompone l’estenuante ricerca in un commovente abbraccio finale, immerso nell’immateriale frastuono di Fabio Di Salvo, anche autore insieme a Marco D’Amelio di un’installazione luminosa che diventa una vera e propria carta di navigazione sospesa sopra al palco.

Questo spettacolo è la prova che il teatro dei poco più/poco meno che trentenni “si può fare!”, come urlava il solito Gene Wilder. E si può fare molto bene.

Foto ©Manuela Giusto

TAG: Daniele Gattano, Fabio DI Salvo, Francesco Petruzzelli, Le scoperte geografiche, Marco D'Amelio, Marco Morana, Marzia Meddi, Teatro Filodrammatici, Virginia Franchi
CAT: Teatro

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