
A.I.
A Darfo Boario Terme il futuro è già in strada: guida autonoma, Italia in prima linea
Con il progetto “Sharing for Caring” il Politecnico di Milano mostra come la mobilità del futuro può essere inclusiva, sostenibile e concreta. Ma ora serve una risposta europea.
Un’auto elettrica, silenziosa, che si muove da sola tra le strade di un piccolo comune montano, per accompagnare un anziano alla farmacia. Non è fantascienza, ma il test drive su strada del primo prototipo italiano di guida autonoma a scopo sociale. Si chiama “Sharing for Caring”, ed è stato presentato dal Politecnico di Milano al Parco delle Terme di Darfo Boario lo scorso 18 luglio. Dietro il volante, nessuno. O meglio, solo un safety driver di supporto, come da normativa. Per il resto, guida autonoma vera, su percorso reale, nel traffico di tutti i giorni.
Il progetto, sviluppato dal team AIDA – Artificial Intelligence Driving Autonomous del Politecnico di Milano, nasce e si sviluppa all’interno del MOST – Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile, il principale hub italiano dedicato all’innovazione nei trasporti. Ad oggi, AIDA rappresenta l’unica sperimentazione autorizzata su strada dal Ministero, un risultato che conferma il primato italiano nella ricerca applicata alla guida autonoma.
Una sfida sociale, tecnologica e ambientale
“Sharing for Caring” nasce per offrire un servizio di trasporto accessibile a persone anziane o con fragilità, spesso escluse da una mobilità pubblica che fatica a raggiungere le zone periferiche e montane.
«Robo-Caring vuole essere una risposta concreta: un servizio sostenibile e replicabile, capace di trasformare la guida autonoma in uno strumento di inclusione sociale»,
ha spiegato Sergio Savaresi, professore del Politecnico e responsabile scientifico del progetto.
Ma non è solo una questione di equità. Dietro questa tecnologia c’è una visione sistemica: ridurre il traffico attraverso un uso più razionale e simultaneo dei mezzi, evitare l’inefficienza del “tutti in auto” e creare una rete di micro-mobilità intelligente, elettrica e condivisa. È una delle strade possibili per abbattere le emissioni, razionalizzare i costi e preparare le città (e non solo) alla transizione ecologica.
“Lombardia in prima fila, ora tocca all’Europa”
Presente all’evento anche il sottosegretario di Regione Lombardia Raffaele Cattaneo, che ha ricordato come l’interesse verso la guida autonoma abbia ricevuto un impulso decisivo dopo una missione istituzionale a Indianapolis.
«Da allora, la Regione ha rafforzato la collaborazione con il Politecnico. Il fatto che oggi la Lombardia sia tra i leader globali dimostra come possiamo distinguersi nel mondo per ricerca e innovazione. Ma dobbiamo continuare a investire».
Accanto a lui, l’assessora a Istruzione, Formazione e Lavoro Simona Tironi, ha sottolineato il valore occupazionale e formativo del progetto:
«Dobbiamo puntare su competenze nuove e su un’occupazione di qualità. Queste tecnologie devono essere accessibili, sostenibili e utili alle persone».
Il messaggio emerso dall’incontro è chiaro: l’Italia è pronta a guidare il cambiamento, ma l’Europa deve essere pronta a seguirla. Serve una cornice normativa più chiara, un’accelerazione sui processi di autorizzazione alla sperimentazione e una visione condivisa per lo sviluppo della guida autonoma.
A rendere ancora più simbolica la dimostrazione, la scelta estetica del veicolo: decorato secondo l’arte giapponese del Kintsugi, che valorizza le “crepe” degli oggetti riparati con oro. Un messaggio forte e gentile, come ha raccontato l’ingegner Federico Falck, presidente della Fondazione Ico Falck:
«Le fragilità, se accompagnate con intelligenza, possono diventare bellezza e risorsa».
Un’idea ribadita anche da Cisco Italia, partner tecnologico del progetto, che ha fornito le infrastrutture di connettività per la supervisione da remoto.
«È un progetto che mette la tecnologia al servizio delle persone e apre la strada a un uso sicuro, affidabile e umano della guida autonoma».
ha commentato Fabio Florio, Business Development Manager di Cisco.
“Sharing for Caring” , insomma, non è un semplice test. È un segnale. È il futuro che bussa alla porta di un’Europa che deve decidere se accoglierlo o restare indietro. L’Italia ha fatto la sua parte, con competenza e visione. Ora serve una risposta europea coordinata, coraggiosa e lungimirante.
Perché la guida autonoma non è (solo) questione di chip e sensori, ma di coraggio politico, giustizia sociale e sostenibilità ambientale.
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