Cooperative e imprese sociali investono e potenziano il capitale umano

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28 Ottobre 2021

Il ruolo del terzo settore nella ripresa del paese è centrale. Ad affermarlo è stato proprio il presidente Draghi, durante la Civil Week, sottolineando come il governo debba «lavorare per rendere il nostro Paese ancora più equo e coeso». «Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il governo ha stanziato circa 11 miliardi per le infrastrutture sociali. Vogliamo affrontare il problema del disagio abitativo e riqualificare le periferie. In questo contesto un ruolo centrale lo avrà il terzo settore. Intendiamo sfruttare la collaborazione tra impresa sociale, volontariato,istituzioni pubbliche», ha spiegato.

Ma come sta il terzo settore in Italia? Secondo i dati raccolti dall’indagine dell’Osservatorio su “Finanza e Terzo settore”, di Intesa Sanpaolo e AICCON (Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Non Profit), arrivata alla decima edizione, il 54,4 percento dei soggetti intervistati, cioè cooperative sociali e imprese sociali srl, prevede nuovi investimenti per il 2021, indirizzati per il 34,3 percento a potenziare il proprio capitale umano. Le previsioni sugli investimenti per l’anno in corso sono state confermate anche se in forte diminuzione rispetto al 2019 ante pandemia nel 2019 (-31,3 percento).

Per gli investimenti previsti, la principale fonte di copertura è costituita dall’autofinanziamento (50,4 percento) – cui fanno ricorso in particolare le cooperative sociali di inserimento lavorativo (55,2 percento) –, seguito dalle risorse erogate dagli istituti bancari (27,6 percento), canale cui fanno principalmente ricorso i consorzi (42,0 percento). La capacità di reazione alla situazione contingente si lega infatti al consolidamento dei rapporti con gli istituti di credito: più di otto realtà su dieci si dichiara soddisfatto in tal senso, apprezzando soprattutto l’esistenza di personale dedicato e formato (27,0 percento) e di un’offerta specifica dedicata (40,4 percento; +5,2 percento rispetto all’anno precedente). L’83 percento delle imprese che hanno fatto richiesta di finanziamento alle banche nell’ultimo triennio (32,8 percento) ha ottenuto l’intero importo richiesto. La principale modalità di impiego dei finanziamenti ottenuti è data dagli investimenti a medio-lungo termine (47,2 percento), in continuità con l’anno scorso.

Rimane costante la conoscenza relativamente agli strumenti di finanza a impatto sociale (44,0 percento), in particolar modo tra i consorzi (58,3 percento). Il 34,6 percento di chi conosce il tema è interessato all’utilizzo o sta già utilizzando (17,3 percento in entrambi i casi) strumenti di questo tipo. Le cooperative sociali di tipo A sono le realtà che mostrano i livelli più elevati di utilizzo della finanza a impatto sociale (17,9 percento) e anche quelle che dichiarano un maggiore interesse in tal senso (23,1 percento). Lo strumento più conosciuto e utilizzato risulta essere quello dei finanziamenti agevolati (come il Fondo Rotativo per le imprese del MISE, fondi con provvista agevolata BEI, ecc.). Inoltre, il 58,4 percento delle organizzazioni ha avviato percorsi di misurazione di impatto sociale delle proprie attività.

Su questo tema si evidenzia un’esigenza in termini di supporto formativo, nell’ambito dell’offerta di non financial services da parte degli istituti di credito, espressa dall’imprenditoria sociale, insieme ad altri aspetti legati, ad esempio, alle novità connesse alla Riforma del Terzo settore (con particolare riferimento a tematiche connesse al credito/ai finanziamenti) o alle modalità di realizzazione di campagne di crowdfunding.

Anche la X edizione dell’Osservatorio, come in passato, si è posta l’obiettivo di analizzare i fabbisogni finanziari dell’ultimo triennio (2018-2020): nonostante la situazione di emergenza sette organizzazioni su dieci (-21 percento sulla rilevazione precedente) dichiarano di aver effettuato investimenti in tale periodo di osservazione. In particolare, sono state soprattutto le cooperative sociali di tipo A (76,8 percento) ad investire nel periodo di riferimento. Nel 51,5% dei casi i soggetti intervistati hanno confermato l’autofinanziamento (modalità indicata soprattutto dalle cooperative di inserimento lavorativo – 54,9 percento) quale principale fonte di copertura, seguito dall’affidamento agli istituti bancari (28,4 percento), cui hanno fatto ricorso quasi la metà dei consorzi.

«Il 2020 è stato un anno complesso per le organizzazioni del Terzo settore le quali hanno dovuto ripensare le proprie attività in considerazione dei nuovi vincoli imposti dalla situazione contingente. In poco tempo sono stati amplificati enormemente i bisogni socio-sanitari o, come nel caso della cultura, sono state azzerate le attività. In entrambi i casi, si è reso evidente il carattere necessario, anzi indispensabile, del Terzo settore, così come l’esigenza di una maggiore solidità strutturale, organizzativa e finanziaria delle organizzazioni che ne fanno parte», commenta Marco Morganti, responsabile direzione Impact Intesa Sanpaolo.

«La decima edizione del rapporto si arricchisce di ulteriori informazioni e focus con l’intento di fotografare e stimolare lo sviluppo e la diffusione di istituzioni che coniugano una natura sempre più ibrida con un fine d’interesse generale», spiega sostiene Paolo Venturi, direttore AICCON, «Il mondo della cooperazione sociale è consapevole che è occorre “investire per ripartire”. Il capitale umano diventa la prima delle risorse da mobilitare e riqualificare e le strategie di sostenibilità attivate sono sempre più plurali e aperte ad investitori e strumenti ad impatto. Dentro questa transizione le banche vengono percepite come attori indispensabili e il loro valore cresce nella misura in cui cresce la capacità di conversare in maniera autentica con un mondo che chiede contemporaneamente un’offerta sempre più personalizzata e una forte empatia per progettualità comunitarie ed inclusive».

L’Osservatorio, inoltre, quest’anno per la prima volta si arricchisce di un’analisi curata da Ipsos Italia e AICCON, in collaborazione e con il patrocinio di Confcooperative-Federsolidarietà e Legacoopsociali, volta a rilevare ilsentiment e le prospettive future di sviluppo delle imprese sociali che restituisce un andamento positivo di tali realtà imprenditoriali soprattutto rispetto alla loro dimensione occupazionale a fronte di una maggiore difficoltà sul piano economico.

«Il 31% delle realtà osservate dichiara un aumento in termini occupazionali e un costo del lavoro in crescita per la metà dei rispondenti. D’altro canto, i margini di profitto e il risultato economico sono in diminuzione rispettivamente nel 64 percento e nel 59 percento dei casi», sottolinea Enzo Risso, direttore scientifico di Ipsos Italia, «Con riferimento al corso del 2021, le imprese sociali interrogate hanno dichiarato una prospettiva positiva in termini sia di crescita da un punto di vista economico – in aumento sia il margine di profitto (+13 sul 2020) che il risultato economico (+23 sul 2020) – che di stabilità da un punto di vista occupazionale – sostanzialmente invariato il numero di dipendenti (+5 sul 2020)».

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