I luoghi di Alma Karlin, eterna viaggiatrice

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1 Aprile 2016

Maja Slivnjak è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia. Il post è sponsorizzato da:

 

È difficile non stimare una donna come Alma V. M. Karlin, una delle più grandi viaggiatrici del Novecento, nonché una scrittrice di talento, una prolifica giornalista e, soprattutto, una donna coraggiosa. Nacque nel 1889 a Celje, città della Stiria slovena ricchissima di storia; infatti era qui che avevano la loro roccaforte i conti (poi principi) di Celje, che fecero il bello e il cattivo tempo nella Slovenia del Medio Evo, e che costruirono il possente castello per cui la città è ancora oggi famosa.

Il padre della Karlin era un ufficiale dell’esercito, la madre un’insegnate. Insomma, per quell’epoca si trattava di una famiglia colta, e anche se il padre morì quando lei non aveva neanche dieci anni, riuscì a completare la sua istruzione secondaria a Graz, nell’odierna Stiria austriaca. Dopodiché partì per Londra, allora capitale del più vasto impero del mondo nonché metropoli dove si parlava ogni tipo di lingua e dialetto.

Durante la sua permanenza a Londra (e, assai più breve, a Parigi) potenziò le sue abilità linguistiche, già molto promettenti. Alla fine della sua vita avrebbe parlato ben 12 lingue, oltre al tedesco e allo sloveno: francese, inglese, spagnolo, italiano, latino, russo, finlandese, danese, norvegese, e anche rudimenti di cinese, persiano e giapponese. A causa dello scoppio della Prima Guerra Mondiale lei, cittadina del mondo con passaporto austro-ungherese, dovette lasciare la Gran Bretagna per rifugiarsi nella neutrale Scandinavia, dove ebbe modo di conoscere la celebre scrittrice Selma Lagerlöf, la prima donna a vincere un Nobel per la letteratura.

Il vecchio castello di Celje (foto di Matjaž Jambriško www.slovenia.info)

Dopo la guerra fece la Karlin ritorno a Celje. L’Impero austro-ungarico non esisteva più, e la Slovenia faceva parte del nuovo Regno di Jugoslavia (inizialmente noto come Regno dei serbi, croati e sloveni). Con l’energia e la determinazione che le erano propri, decise di creare dal nulla una scuola, dove insegnare le tante lingue che lei aveva imparato nei suoi anni di permanenza in Europa settentrionale.

Ma la voglia di conoscere il mondo era troppo forte, e dopo aver raccolto un po’ di denaro si rimise in viaggio. Un lungo, avventuroso viaggio lungo quasi un decennio, e che l’avrebbe condotta in luoghi allora remotissimi come l’Asia del sud e le isolette del Pacifico, oltre alle Americhe e all’Australia. Oggi per un cittadino europeo o americano è facilissimo andare quasi ovunque (ben diverso se hai il passaporto sbagliato e sei povero…), ma allora viaggi del genere erano difficili anche per i viaggiatori più esperti; inoltre lei era una donna, e negli anni ’20 il mondo era assai più sessista di oggi.

La Karlin fece ritorno in Slovenia nel 1928, per dare l’ultimo saluto alla madre morente. La stanchezza, lo stress e il lutto recentissimo, la fecero precipitare in uno stato di stanchezza e depressione, da cui riuscì a uscire grazie a un crescente interesse per la teosofia, e in generale per la religione. In realtà già nelle sue peregrinazioni in Asia era emerso questo tratto del suo carattere: per esempio quando, in Australia, ebbe modo di incontrare gli aborigeni, mostrò un forte interesse per i loro riti e credenze sovrannaturali.

Maribor (foto di Matej Vranič www.slovenia.info)

   In ogni caso, i suoi libri e articoli di viaggio (incluso “Odissea di una donna solitaria”) le avevano procurato una grande fama, che le sarebbe tornata utile una dozzina di anni dopo, quando le truppe italiane e tedesche invasero la Jugoslavia, Slovenia inclusa. Arrestata e mandata al confino a Maribor, ottenne dalle autorità germaniche di poter tornare a Celje, dove rimase sino al 1941. Fuggita nella Bela krajina, una regione al confine con la Croazia, tornò nella sua città natale alla fine della guerra, dove si spense nel 1950. Un monumento in piazza Krek, nel centro storico di Celje, la ricorda nel modo migliore: con una valigia in mano, da eterna viaggiatrice qual era.

 

Immagine di copertina in alto: Statua di Alma Karlin a Celje (foto di Jošt Gantar  www.slovenia.info). Maja Slivnjak, autrice dell’articolo, è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia.

TAG: Alma Karlin, Celje, Slovenia, Viaggi
CAT: Turismo

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