Una vacanza con se stessi: otium, relax e silenzio

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6 Giugno 2016

Maja Slivnjak, autrice dell’articolo, è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia. Il post è sponsorizzato da:

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I romani, è universalmente noto, distinguevano tra negotium e otium. Il negotium era il tempo dedicato agli officia, al labor, insomma a quanto comporta fatica e stress, mentre l’otium era il tempo da consacrare a se stessi. Tempo libero e tuttavia prezioso, da non scialacquare. E infatti i filosofi parlavano di un otium fruttifero, capace non soltanto di rigenerare lo spirito ma di fortificarlo e persino innalzarlo, e di un otium vacuo, inutile, che insegue la vanitas e la levitas, e magari genera superbia e luxuria.

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(foto di Dunja Wedam www.slovenia.info)

In cosa consisteva il buon otium? Ad esempio nel discutere con un gruppetto di scelti amici; nella lettura di qualche opera di pregio; nella riflessione in solitudine, guardando il mare o la pioggia che cade. In fondo era Cicerone, uno degli uomini più attivi e “presenzialisti” di Roma, a dire nel “De re publica” che “non si è mai meno soli di quando si è soli con se stessi”.

Di sicuro, l’otium era il miglior modo di apprezzare ogni singolo istante della vita. E infatti era Seneca, il grande filosofo stoico, a scrivere nel “De brevitate vita” che “soli omnium otiosi sunt qui sapientiae vacant, soli vivunt”, cioè: “sono gli oziosi, soli fra tutti, a dedicare tempo alla saggezza, solo gli oziosi vivono”. Sempre Seneca, nella prima delle sue lettere a Lucilio, ammoniva l’amico: “renditi padrone di te stesso e il tempo che sinora ti veniva estorto o tolto con l’inganno o che ti sfuggiva di mano vedi di raccoglierlo e conservarlo».

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(foto di Jošt Gantar www.slovenia.info)

Ecco, da professionista del turismo credo che una vacanza debba servire anche a questo. A liberarsi, almeno per qualche giorno, dalla monotonia della routine, con il suo stillicidio di email, telefonate, impegni e scadenze, e cercare di recuperare sé stessi. Non solo “spostando” la propria persona da un posto all’altro, ma anche tornando a frequentarsi, ad essere padroni del proprio tempo, magari pure a ritirarsi in sé stessi, perché dopo periodi di lavoro intenso, impegni frenetici e riunioni, un po’ di silenzio e introspezione fa senz’altro bene.

Oratio diceva: “coelum non animum mutant qui trans mare currunt”, ovvero “non mutano il loro animo ma soltanto il cielo coloro che attraversano il mare”. Secondo me, invece, qualche volta cambiare cielo, attraversare il mare, allontanarsi, rinvigorisce lo spirito. A patto di farlo bene: senza fretta e senza stress, con dolcezza, magari anche con la voglia di riscoprire un po’ se stessi.

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(foto di Jošt Gantar, www.slovenia.info)

Lo scorso mese un conoscente di ritorno da una vacanza sul Litorale sloveno mi ha detto che (lo cito più o meno testualmente) «in Slovenia c’è un ritmo più pacato che in Italia. Si respira, lì da voi». Chiariamo: non è che nel mio paese non si lavori, come dimostra ad esempio il fatto che quest’anno la crescita del PIL dovrebbe sfiorare il 2%. Però non sempre fare una cosa in fretta significa farla bene e, soprattutto, nella vita c’è altro oltre al lavoro, ai meeting-fiume, al perpetuo affannarsi da un posto all’altro e soprattutto alla falsa necessità di stare “sempre connessi”.

Sarà il nostro passato rurale e di perenne provincia dell’Impero (romano, austro-ungarico…), sarà la nostra tradizione filosofica, che va da Franc Samuel Karpe e arriva a Slavoj Žižek … Sta di fatto che per noi sloveni il tempo da dedicare a sé stessi conta. E moltissimo. A questo atteggiamento contribuisce la natura, tutto il verde e il blu in cui siamo immersi: come si fa a resistere ai richiami dei boschi, delle spiagge del Litorale, dei prati in fiore, delle montagne e dei laghi.

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(foto di Jošt Gantar, www.slovenia.info)

Secondo gli psicologi il verde ha un effetto calmante e rilassante. La Slovenia, con il 55% del territorio nazionale protetto, è davvero il “cuore verde d’Europa”, e chi la attraversa (in auto, ancora meglio in treno o in bici) non può non sentirsi rinfrancato dal susseguirsi di prati, colline e boschi intorno a lui. Una tradizione tipica della Slovenia la dice lunga sulla nostra Weltanschauung: le “zidanice”, casette piccole ma accoglienti che costellano le aree vinicole di Dolenjska, Bela krajina e Bizeljsko-Sremič; si trovano ai margini dei vigneti, sui pendii soleggiati dei colli, e sono l’ideale per rilassarsi e ricaricare le batterie.

Ma non occorre andare in campagna per immergersi nel verde. Pure nelle città slovene è facile entrare in contatto con la natura. Lubiana ad esempio è ricchissima di parchi e altri spazi verdi, e dopo il lavoro (o durante una pausa) non è raro che i lubianesi vadano al grande parco Tivoli per una passeggiata, una corsetta o un po’ di relax su una panchina, all’ombra degli alberi (in città ce ne sono di 180 varietà diverse).

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(foto di Dean Dubokovič, www.slovenia.info)

Rilassarsi è un’arte, e in Slovenia la si sa senz’altro praticare. La nostra tradizione termale è una delle più antiche d’Europa, già i patrizi romani indulgevano nelle acque curative slovene (ce ne sono una grande varietà: da quelle ricche di magnesio a quelle nere, ricche di bicarbonati e idrocarburi). Agli inizi del Novecento l’aristocrazia di tutta Europa (a cominciare da quella viennese) si rigenerava nei nostri centri termali e nelle nostre piscine. Per non parlare poi del Litorale sloveno. Le sue cittadine, come Capodistria, Portorose e Isola, sembrano sospese nel tempo. Resta molto del loro straordinario passato, ad esempio le fantastiche mura medievali di Pirano, e il viaggiatore non può non restare incantato dalla quiete mediterranea che regna ovunque, specie in primavera e a inizio estate… Sotto il sole, di fronte al mare adriatico, anche Orazio avrebbe ammesso che, qualche volta, cambiare cielo fa bene.

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(foto di Aleš Zdešar / Turizem Bohinj, www.slovenia.info)

 

 

Autore della foto di copertina è Janez Tolar. Maja Slivnjak, autrice dell’articolo, è responsabile ufficio stampa dell’Ente per il Turismo Sloveno in Italia.

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