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Salute mentale

Psichicità: ma noi siamo esseri simbolici?

di Giorgio Majorino
5 Ottobre 2019

Quando Freud, passando dai sintomi ai sogni, costruì un impianto conoscitivo basato sulle simbolizzazioni (cosa che avevano già fatto,ma in modo dispersivo e non articolato,da millenni, letteratura,filosofia,religioni ecc.), vi collocava non solo i nostri vari tipi di linguaggi,da quello verbale a quello onirico,a quello estetico e così via,ma anche implicitamente il nostro “esserci” ,il nostro esistere,la nostra identità. Il che è molto seduttivo ed è così autogratificante perchè proietta la nostra misera vita in un ambiente iperbolico, parente stretto della metafisica,dello spiritualismo, e conseguenze varie. A tal punto che Jung (uno dei motivi per i quali Freud lo scacciò dal nucleo istituzionalizzato della psicoanalisi),si affrettò a propria volta a riproiettare in cielo,tramite gli archetipi, quelle simbolizzazioni che Freud aveva attribuito alla storia psichica individuale delle persone, sia pure con qualche tentazione,anche sua di universalità (scena primaria ecc.). Ora quando assistiamo, per esempio, alla nostalgia delle bandiere rosse o alla venerazione per simboli religiosi quali la Croce,possiamo chiederci se veramente abbiano mantenuto la loro funzione di richiamo a qualcosa d’altro, la lotta di classe di marxiana memoria o per la croce il ricordo del sacrificio di Cristo per l’umanità. Non sembra per tutto questo e non penso che il nostro inconscio,sempre che esista nella forma che ci ha descritto Freud, sia pieno di cortei rivoluzionari o dei lamenti di Gesù inchiodato alla croce.
Ma allora cosa è successo? Perchè vi sono ancora persone (magari sempre un po’meno…) che si sentono attratte da queste ex-simbologie come da altre, nella quotidiana esistenza?. Perché,probabilmente, sono successi accadimenti che man mano,storicamente, sono intervenuti per modificare la forza del senso di queste primitivi elementi . Un po’ come nella teoria dei sistemi non lineari (la teoria del caos), vi sono intrusori esterni che destabilizzano l’apparato conoscitivo originario e poi lo ricompongono con nuove funzionalità. Per esempio le bandiere rosse e il simbolo della Croce, o quello dei colori della maglia della propria squadra di calcio ecc.ecc.,diventano qualcosa d’altro. Qualcosa investito di forte emozionalità che trasforma le origini e ne utilizza ancora dei frammenti per costruire nuovi poli di attrazione. Appare plausibile che una delle funzionalità emergenti sia quella della aggregazione sociale che rinsalda la solidarietà di gruppo,con l’attiguo senso di cooperazione e protezione. Negli antichi eserciti,le bandiere non solo erano variopinte e piacevoli rappresentazioni di simbologie nazionali,signorili o cittadine, ma,sopratutto indicavano ai soldati quale fosse il proprio reparto al quale,era fondamentale restare uniti. Però c’è qualcosa in più ed è proprio l’aspetto estetico delle simbologie. Non è un caso che sui simboli soprattutto religiosi,si siano scatenate le competenze artistiche di pittori,scultori, architetti ecc.. Cioè, direbbe il vecchio Freud,c’è un investimento dell’Eros che da’ piacere a chi vede lo sventolare delle bandiere rosse, la forza impositiva di una Croce, i colori sgargianti della maglia della propria squadra di calcio. E poi,queste sono simbologie sociali, ma quante ce ne sono di individuali,originate dalla nostra storia, mantenute magari riservate,con pudore?

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