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Relazioni

L’amore al tempo del blasé

di Titti Ferrante
17 Febbraio 2020

Andare in classe ogni giorno è diverso dall’andare in aula. La classe è un luogo dell’anima, non solo fisico. La classe è un punto d’osservazione che si è liberato dell’odiosa pedana che poneva il professore in una situazione di supremazia rispetto all’alunno, un luogo che è laboratorio, fucina di idee e dove si sperimentano relazioni umane e la tenuta di rapporti. Scarto un bacio perugina donatomi da un alunno, il messaggio che reca all’interno recita: “Se vuoi essere amato, ama”.
È bello leggere la traduzione spagnola: “Se voce deseja ser amado, ame”. Il ”ser” indica uno stato permanente dell’essere, diversamente dall’”estar”. Si ama incondizionatamente: il censo, la razza, la religione sono criteri che non possono riguardare le nostre scelte. Perché le scelte in amore non sono mai ponderate, non sono materia su cui poter ragionare in nome di una libertà spessa fatua. Certo Virginia Woolf asserisce che non c’è cancello, né serratura o bullone che si può regolare sulla libertà della mente, ma l’amore è per antonomasia la rottura di ogni schema precostituito, di ogni sano equilibrio, un campo in cui si eccelle portando allo scoperto anche le proprie fragilità. Paradossalmente non ha nulla della casellina del programma Excel, il fuori misura è la sua misura.
Per dirla con le parole del Teddy di Salinger, per vedere le cose così come sono bisogna sbarazzarsi della logica, perché un pezzo di legno può essere non soltanto un pezzo di legno, può contenere in sé vita, quella stessa vita che Geppetto infonde cesellando, trasformando una marionetta in un essere senziente che non ha bisogno di essere mosso da fili per poter arrossire di vergogna, tremare di paura. Pinocchio è l’archetipo dell’amore perché la devozione artigiana consente di immettere il racconto dell’amore paterno nel racconto di una iniziazione alla vita.
“Logic and intellectual stuff. That was all that was in It. What you have to do is to vomit It up if you want to see things as they really are. I mean if you vomit It up, then you won’ t have any more troubles with blocks of wood and stuff. You won’ t see everything stopping off all the time…. the trouble is most people don’t want to see things the way they are”.
Prendersi cura dell’altro, nella sua individualità significa fare, mettere in moto la macchina dei sentimenti. Sarà per uno strano caso che l’anagramma di “each” è, “hace”, e non importa in che lingua si declina poiché l’amore non fa distinzione di vocabolario, avvolge le parole in un significato unico. L’amore eleva, contravviene all’ordine precostituito, dà senso e spessore consentendo all’ordinario, al banale, “mean”, di farsi significato, “meaning”. L’amore solleva solo se è capace di far udire la propria voce, comprendendo il senso profondo delle parole, contestualizzandole, non facendone un abuso, seguendo stupidamente la massa.
Nel tempo delle contraddizioni, dove tutto è così a portata di mano, ma così lontano, dove tragedie bussano al nostro schermo, scudo che ci protegge, dove tutto è sotto i nostri occhi, ma lontano dal nostro cuore, cosa significa amare, e come trasmettere il senso di un tempo denso di significato?
Che sia il critico disincantato e disilluso del consumismo o fruitore completamente a suo agio della società che incarnava, penso che la risposta migliore al mio dubbio sia quella fornita da Warhol: “ Credo che sia un artista chiunque sappia fare bene una cosa; cucinare, ad esempio”. Di fronte questa sovrastimolazione sensoriale che ci lascia freddi e interdetti come quando osserviamo un quadro di De Chirico, è giusto che si cerchi di riconquistare la luce solare della piazza, luoghi dove la gente si incontra, comunica con l’altro, si condivide un’idea, si realizza un progetto. Sarebbe bene dipingere, come De Chirico stesso ha fatto, ciò che non è visibile.
Oggi l’inerzia della politica parruccona è fortunatamente scossa dalla voglia di cambiamento delle giovani generazioni, calcolare lo spazio e definire i volumi significa evitare che la scena sia calcata da affaristi e politici affamati di potere. Greta Thunberg, Mattia Sartori, Giulio Regeni, Antonio Megalizzi sono gli eroi del quotidiano, i loro valori, il pane di cui dovremmo nutrirci quotidianamente.
È necessario, ora più che mai, sostituire l’individuo blasé e renderlo moderno, sostituendo il monumento a Ercole e Anteo con uno più caldo e confortante: il murales in cui Giulio Regeni abbraccia Patrick Zaki e su cui campeggia la parola “Libertà”, ad esempio. Perché che sia un muro fisico o virtuale, la diversità trovi sempre spazio di espressione.

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