Di quale passato e di quale futuro vogliamo essere il presente?


Italus natione non moribus. Cresciuto negli anni dell'infanzia e dell'adolescenza in Argentina, ho subito imparato a pensare in più lingue e a rispettare i costumi di popoli diversi. Curioso del nuovo, non rifiuto niente senza averne fatto esperienza, salvo a sentirmi refrattario nei riguardi di tutti i tipi di fascismo, soprattutto se mascherati da consensi [...] populistici, essere vissuto infatti sotto la dittatura di Perón mi ha vaccinato dal desiderio di qualsiasi forma di autoritarismo, e faccio mia la massima di Voltaire: "L'unica cosa che mi rende intollerante è l'intolleranza". Nessun piacere maggiore che il piacere degli altri, se in qualche modo l'ho suscitato. Sia intellettualmente che nei sensi. Non credo alla divisione di materia e spirito, ma con Spinoza ritengo che tutta la realtà sia composta di un'unica sostanza. Darwin sembra averne fornito qualche prova. Per non parlare della fisica dei quanti. Ritengo, con Lucrezio, tutte le religioni responsabili dei peggiori mali della storia. La mia utopia - che so irrealizzabile - è vedere scomparire nel nulla tutte le chiese, e in particolare quelle delle religioni monoteistiche, prima fra tutte la Chiesa cattolica: già Machiavelli la riteneva responsabile dell'arretratezza civile dell'Italia. Il che non vuol dire rifiutare il pensiero religioso, ma solo quello legalizzato e imposto dalle chiese, come verità unica. Quale verità? La si può cercare, anche con ansia e passione, ma conoscerla, non ci è dato, se non parzialmente. E forse è un bene che sia così.
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Ultimi commenti
in: Abbiamo davvero cresciuto la peggio gioventù?
È un problema di tutti. E lo è da anni. Lo si può notare anche in piccoli gesti quotidiani. Stavo riempiendo d'acqua minerale a una fontana alcune bottiglie. Arriva trafelato un giovane. "Presto, presto, mio figlio ha sete, mi faccia prendere un bicchiere d'acqua". Gli dico di aspettare che finisca di riempire la bottiglia. "No, [...] no, ha sete". "Mi mancano solo due bottiglie". "No, no, ha sete, lei è uno stronzo se non fa bere un bambino assetato". "Ma io lo farò bere quando avrò riempito le mie bottiglie, e suo figlio imparerà a dominare i propri impulsi" "No, lei è uno stronzo crudele che non fa bere un bambino". Due vole l'insulto. Così il bambino a imparato due cose. Che si può insultare gratuitamente qualcuno e che qualuque impulso va immediatamente soddisfatto. Ho solo detto: "Suo figlio, se lei lo educa così, la prima donna che gli dice no, quando sarà adolescente, o la stupra o la uccide". "Stronzo, ma che cazzo dici!" Avevo ormai riempito la mia seconda bottiglia e me sono andato senza rispondere, ma profondamente scosso e triste.
Altro Chiudiin: Paternità
Ma che meraviglia di racconto, Alida! Stupenda la scrittura, insieme distaccata e intensa, scarna.
in: Abbandonata
Che tristezza!
in: Il feisbukiano riluttante
Vero, salvo una precisazione, A volte le argomentazioni, più che troppo complesse, richiederebbero troppo tempo. Basta dirlo. Senza nascondersi dietro una sufficiente supponenza.
in: Poeti del mercoledì - Larkin
Bellissima poesia.