Eleonora
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Pubblicato il 24/01/2016

in: DIS-COLL ma non per tutti. Per il ministero i ricercatori non sono lavoratori

Lavoro in un'università francese. In alcuni laboratori i membri permanenti italiani raggiungono percentuali incredibili. Questi membri arrivano come dottorandi o post-doc (l'equivalente di assegnisti) per poi passare i concorsi del CNRS o dell'università, diventando ricercatori CNRS o Maîtres de conférences (professori associati) dell'università. Già di per sé la posizione di post-doc è molto più protetta [...] che in Italia, ma riuscendo ad ottenere un posto di permanente molti post-doc diventano funzionari, per poi seguire la carriera classica di avanzamento di ogni prof o ricercatore. Anche qui i post-doc assumono ruoli fondamentali nei laboratori di ricerca, ma restano minoritari rispetto ai membri permanenti. Come tutti voi, conosco decine di ricercatori italiani in tutta Europa, tra Francia, Inghilterra, Germania, paesi scandinavi. Quanti vorrebbero tornare e stare vicini ai loro cari, o semplicemente continuare dove hanno i loro centri di interessi e le loro reti... Il discorso del governo di sostenere la ricerca senza trovare una soluzione al precariato permanente non è solo propagandistico, è insultante. Inoltre non volere investire la ricerca significa che tutte le spese pubbliche della formazione universitaria, sebbene poche rispetto ad altri Paesi europei, sono completamente inutili se molti studenti brillanti che si indirizzano verso la ricerca non possono immettersi nel mercato del lavoro accademico italiano... Spero che questo articolo come le campagne che si stanno portando avanti riusciranno a risolvere in parte questo problema. Un Paese senza ricercatori motivati è un Paese senza avvenire...

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