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Pubblicato il 01/03/2016

in: Si può vivere (o morire) di teatro?

Per quanto le intenzioni dell'articolo siano nobili e condivisibili, diciamo che la riflessione - anche se cauta e riguardosa - nei confronti dei suicidi ricordati appare piuttosto pretestuosa e inappropriata. In Italia le statistiche contano circa 4000 suicidi all'anno, su una popolazione - escludendo i bambini - di circa 50.000.000 di persone. E' lo 0,01%. [...] I lavoratori dello spettacolo, restringendo la conta agli attori, secondo varie stime, sono circa 100.000. 2 o 3 suicidi all'anno su 100.000 lavoratori (parlo di lavoratori, poiché l'articolo propone un'interpretazione in particolare sulle condizioni sociali del lavoro) sono circa lo 0,003% del totale. Quindi non mi pare si possa ricavare una rilevanza del problema sociale/esistenziale rispetto alla categoria dell'attore... Insomma forse sarebbe stato meglio evitare questo parallelismo per poi parlare dei fondi pubblici per il teatro. Condivido le preoccupazioni di Andrea Porcheddu, ma sempre più spesso l'analisi delle politiche culturali si sta riducendo al lamentarsi della scarsezza dei fondi pubblici. Lo studio "ItaliaCreativa" citato da Porcheddu riporta dei dati forse più rilevanti, come ad esempio il fatto che i teatri italiani per ogni euro di finanziamento pubblico ricavano circa 0,50 euro da fonti private (ricavi da sbigliettamento + fundraising), mentre in Europa le proporzioni sono ben più virtuose e sostenibili - non ci sono dati comparativi particolarmente analitici nello studio, ma ad esempio si riporta l'esempio più assistenzialista dell’Opera National de Paris dove per ogni euro di fondi pubblici ci sono 0,86 euro da ricavi autonomi e quello della Royal Opera House di Londra dove per ogni 1 euro di fondi pubblici si ottengono 2,80 euro di ricavi privati. Forse c'è un problema di qualità degli investimenti dei soldi pubblici nei teatri italiani? A parità di costi di investimento di una produzione, quanto incassa da ricavi da tournée una produzione italiana rispetto a una inglese o francese? perché? Forse c'è un problema di costi di gestione delle strutture dei teatri italiani? Di che tipo? Forse c'è un problema di pubblico? Dove bisogna concentrare, semmai, il finanziamento, nelle produzioni/strutture dei teatri o nella partecipazione del pubblico? Bisognerebbe iniziare farsi con più cura queste domande e indagare questi aspetti per poi fare azioni politiche al riguardo (da governanti o governati). L'ammontare del FUS sarà anche troppo basso, ma bisogna mettersi ad analizzare seriamente (e senza sconti di cortesia verso i gestori e amministratori dei teatri italiani) come vengono sprecati anche quei pochi soldi prima di chiederne di più.

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