Una scommessa sulla Grecia

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28 Settembre 2017

Perché – e come – questo spazio su gli GSG sta cambiando, e perché vi chiedo di seguirmi.

Su questo spazio, come su altri in passato, mi sono occupato dal 2012 Grecia, e di diversi aspetti sociali e politici della crisi in cui versa, da ormai più di sette anni, il paese. Questo tema ha avuto alterne fortune mediatiche, e ora in particolare non si trova al centro dei discorsi pubblici; si guarda alla Grecia come a una curiosa creatura che, periodicamente va a trattare il rinnovo dei programmi d’aiuto economici con i vertici europei. Blogging o giornalismo d’opinione non hanno molto significato, in questo contesto.

Ecco, quindi, la scommessa. La sonnolenza mediatica che avvolge la situazione greca è un punto di partenza eccellente per provare a cambiare quel racconto. Come sta, davvero, la Grecia? Come è cambiata in questi anni di crisi? Come si è adattata alle nuove condizioni economiche, e alla coscienza di essere una democrazia a sovranità limitata? Come sta muovendo la politica, e Tsipras in particolare? E, soprattutto, in che direzione va, e potrebbe andare il paese? Queste domande hanno ricevuto in grande misura risposte parziali, e spesso ignare delle specifiche complessità istituzionali, sociali, e culturali del paese. La Grecia è un pò un piccolo cugino sconosciuto. Eppure queste domande importano a tutti noi in quanto cittadini europei, e agli italiani in particolare perché legati alla Grecia da destini comuni, e da alcune analogie. La scommessa è di superare questi molti vuoti dell’informazione sulla Grecia.

Un primo vuoto è culturale: il discorso mediatico segue, in modo relativamente approfondito, i temi macroeconomici e di politica europea relativi alla Grecia. Eppure manca il più delle volte un collegamento realistico tra queste riflessioni, e dati, e la loro origine: cioè la Grecia, intesa come persone caratterizzate da una certa cultura, esposte a un certo discorso sociale, e influenzate da una certa storia. Inoltre, almeno nel caso specifico dei media italiani, entra spesso in gioco uno strano rapporto di vicinanza paternalistica, che non aiuta un’informazione puntuale e profonda. E’ vero che alcuni tratti, molto generici, accomunano l’Italia e la Grecia; dal lato dell’Italia, sono trattì che ci inquietano un po’, che forse ci ricordano come eravamo? O come non oseremmo mai essere?

Un altro vuoto è propriamente mediatico: la società e le istituzioni greche sono un corpo complesso che si trova in una crisi complessa. Se quando si tratta di numeri si può ragionare su dati accessibili e relativamente non controversi, più difficile è arrivare a ciò che quei numeri rappresentano: individui, che compiono quotidianamente delle scelte economiche e che reagiscono a scelte fatte in precedenza da loro o da altri individui. Come si può raccontare un paese, e ciò che vi accade? Nella complessa crisi economica, istituzionale, e sociale che la Grecia vive, vale la pena investire nello sviluppo di prospettive orientate ad uno sguardo più profondo, ai problemi, nonché alle loro soluzioni. Qualunque posizione si abbia di fronte a questa crisi, gli stereotipi pesano in Grecia più che in altri casi. Questi incoraggiano una visione della Grecia – come di singoli problemi che la riguardano – spesso molto parziale, e poco profonda. E la situazione dei media ellenici non aiuta. Insomma la Grecia è sovrarapprestata – a singhiozzi – dal punto mediatico, e tendenzialmente poco capita, soprattutto relativamente ai suoi problemi e alle loro radici storiche.In questa situazione, vale la pena investire nel racconto.

A questi vuoti nell’informazione sulla Grecia corrispondono molte domande, più o meno tecniche, sui temi più svariati: lo sviluppo del paese, le privatizzazioni in corso, la gestione dei flussi migratori…solo per citarne alcuni. Con queste domande in testa, questo spazio vuole provare ad offrire innanzitutto modi più precisi di porre le domande; e poi, di fornire anche delle risposte, prestandosi a voci che offrano, prima che opinioni, punti di vista più approfonditi sui vari problemi: ascoltando cioè voci dirette dal paese; raccogliendo proposte e iniziative riguardo alla e dalla Grecia, cercando di guardare alle possibili soluzioni.

Che cosa significa tutto questo, in pratica? In tre parole, aprire questo spazio. D’ora in poi, combinerò cioè contatti diretti con nuove realtà e piattaforme mediatiche emerse in Grecia negli ultimi due anni, con reportages dal vivo su specifici problemi (ad esempio, come si è adattata l’economia greca alla crisi economica, come si stanno gestendo le privatizzazioni di asset pubblici?), uniti a prospettive di Solution Journalism, e via dicendo. Così da cercare di capire – da vicino – cosa succede in Grecia. L’idea che comincio a mettere alla prova è di costruire un laboratorio virtuale d’idee, di prospettive, e di analisi sulla Grecia di oggi e di domani.

Perché questo? Il punto è che, a chi interessi il destino dell’Europa, non può non interessare il destino della Grecia. Lo scrittore H. Miller, nel 1941, disse: una Grecia riportata alla vita può verisimilmente alterare il destino dell’Europa intera (The Colossus of Maroussi, Penguin). Miller scriveva mentre l’Italia invadeva la Grecia, la seconda guerra mondiale cominciava, e, soprattutto, quando l’Unione Europea era inpensabile. A chi scrive piace immaginare che, portando questa frase fuori dal suo contesto, in fondo sia ancora così: “a revivified Greece can very conceivably alter the whole destiny of Europe”.

La domanda che si nasconde dietro a tutto questo è quale sia la forma migliore di giornalismo per raggiungere questi obbiettivi. La risposta non è data; ma per trovarla è necessario aprire il discorso.
E forse così è possibile riprendere il senso di un viaggio in Grecia.
Stay tuned!

TAG: grecia, Henry Miller, Solution Journalism, Unione europea
CAT: viaggi

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