La grid parity all’italiana

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6 Marzo 2015

Il limite massimo annuo, degli incentivi disponibili per gli impianti di energia rinnovabile,sta per essere raggiunto. Ogni anno 5,8 miliardi di euro sono destinati agli impianti non fotovoltaici e 6,7 ai fotovoltaici; 12,5 miliardi di euro che pagheremo con le bollette ogni anno per i prossimi venti .

Più di 4 centesimi di euro per ogni kWh consumato: uno sproposito, visto che l’attuale prezzo di borsa è di 5 cent/kWh e quello al dettaglio di 19.

Da noi il boom dell’energia rinnovabile è coerente con l’italico motto:“chi primo arriva meglio alloggia e frega tutti quelli che arrivano dopo” .

Se,in itinere, ci si accorge finalmente che il monte incentivi sta diventando uno sproposito lo si limita e poi si cerca di dilazionarne l’erogazione.Se, nel frattempo bisogna salvare l’Alcoa, lo si fa con gl’incentivi alle rinnovabili!

I fans delle rinnovabili dicono che però abbiamo raggiunto la grid parity.

La grid parity si raggiunge quando una nuova tecnologia – sole e vento – produce energia elettrica allo stesso costo di quella prodotta dalle tecnologie tradizionali – gas, petrolio carbone – e le due energie sono disponibili in rete (grid).

Con le rinnovabili, lo sanno tutti, non si consuma energia fossile, ne beneficiano il clima e il buco dell’ozono ma quanto ci costa ‘sto buco e poi, chi ci guadagna?

La grid parity va esaminata da due punti di vista: quello di chi produce e vende energia e quello di chi la compra e la paga; e i prezzi al consumatore sono multipli dei costi di produzione.

Le grid parity italiane sono due: quella con gli incentivi, oggi pienamente raggiunta, e quella “virtuale” senza gli incentivi che non esiste perché, se ci fosse, il divario, tra il prezzo di borsa e quello al consumatore, non sarebbe così ampio.

La “grid parity all’italiana” è onirica nel senso che è bello bruciare meno fossile e mantenere l’aria pulita, peccato però che tutto avvenga a carico dei consumatori, che pagano l’energia un terzo in più degli altri utenti europei, con nefasti effetti sulla competitività del sistema produttivo nazionale.

Una magra soddisfazione per i consumatori, che continueranno a pagare l’inefficienza della rete ma a gioire, con verdi e compagnia, per il raggiungimento della grid parity.

Dopo più di dieci anni dal primo conto energia, nessun vantaggio si è visto!

Se avessimo previsto queste distorsioni e, con tutte queste risorse, avessimo “sbottigliato” il sole del sud verso il nord, o solamente il vento della Sicilia verso il continente, potremmo oggi  parlare di grid parity; ma non lo abbiamo fatto e ne paghiamo le conseguenze, con clamorose differenze tra i prezzi zonali dell’energia. Dobbiamo poi sopperire, sempre noi consumatori, alla discontinuità delle rinnovabili, sempre in emergenza e con le centrali da fossile dei produttori storici, pagandone la disponibilità, anche se non producono.

“Grid parity all’italiana” significa poi che chi produce da rinnovabile fa una barca di soldi a prescindere dal fatto che l’energia che produce sia utilizzata o meno; per incassare gl’incentivi basta riversarla in rete!

E come possono diminuire così le bollette? Spalmando gli incentivi in più anni, come ha deciso il governo? E a cosa serve se non a spostare in avanti il debito ?

Perlomeno avessimo strutturato e alimentato una filiera industriale con tutti questi soldi ! I pannelli sono cinesi, le pale tedesche, gli inverters cinesi, i quadri di potenza francesi o tedeschi, i contatori nuovamente cinesi.

Nulla si è creato in Italia, salvo aver arricchito maneggioni e politici, per non parlare di altre ben note organizzazioni, che hanno gestito le concessioni con banche e gli enti locali, oltre a semplici elettricisti che hanno collegato gl’impianti.

Felici i fondi verdi, che fanno una barca di soldi senza rischi, sfilandoci i soldi dalle tasche con ogni bolletta e spedendoli esentasse in Lussemburgo. Felici le  banche, i fondi, gli istituti di credito e società finanziarie estere che usano i nostri soldi per ripagare, ad alti tassi di interesse, il capitale investito.

Anche in questo settore lasciamo una montagna di debiti alla prossima generazione e assistiamo agli ultimi colpi di coda di quelli che ci vogliono mettere i pannelli in casa, per arrivare allo scoppio della bolla.

www.edoardobeltrame.com

TAG: energia rinnovabile, grid parity, incentivi alle rinnovabili
CAT: Bollette e tariffe

Un commento

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  1. sergio-ferraris 9 anni fa

    E un articolo “mirabolante ” questo sul mercato elettrico. Difficile trovare qualcosa di più parziale, confuso e fuorviante. Certo basterebbe arrivare al punto dove si fa confusione tra Il Protocollo di Montreal (buco dell’ozono provocato dai gas refrigeranti Cfc) e quello di Kyoto (effetto serra provocato in gran parte dalla CO2, emessa dalla produzione energetica, in “larga parte” perchè un 15% di mucche ci sono) per archiviarlo e passare ad altro. Però altre chicche della vulgata energetica nel pezzo sono da rilevare.
    La prima è che l’autore nel suo calcolo circa la grid parity, non prende in esame (volutamente?) gli oneri di sistema che l’Autorità per l’energia vorrebbe mettere anche sugli impianti d’autoproduzione privati, come i Seu, che oltre a non godere d’incentivi, sono totalmente privati. Ragione per la quale si tratterebbe di una tassa su un cavo (privato), e andiamo oltre. Ma la chicca arriva su quadro industriale descritto (per slogan). Se l’autore ha ragione sul fotovoltaico (effettivamente abbiamo fatto fuggire gli industriali delle celle solari e permesso l’acquisto dell’unica fabbrica al mondo, da parte degli Usa, che realizzava macchine a controllo numerico per il montaggio dei pannelli solari), sugli inverter, per esempio, sbaglia di grosso. Due delle principali imprese al mondo di inverter sono si svizzere e tedesche, ma hanno gli stabilimenti in Italia e si tratta di stabilimenti “storici” che sono stati acquisiti da investitori esteri a causa del nanismo congenito del capitalismo italiano, lo stesso che ha fatto fallire Olivetti, prima e Omnitel, dopo per intenderci, non del settore delle rinnovabili. Per cui forse sarebbe meglio affrontare temi complessi come quelli di politica industriale non per slogan ma con qualche riga in più, a meno che l’intenzione dell’autore non sia quella di emulare Striscia la Notizia. Ultima chicca la chiusa finale. L’autore dice testualmente “assistiamo agli ultimi colpi di coda di quelli che ci vogliono mettere i pannelli in casa”. Perchè? Da parte di chi? Dove sono le oscure lobby verdi che costringeranno gli italiani a offrire come vergini vestali sull’altare sacrificale, i propri tetti ai perfidi ecologisti?
    I sistemi fotovoltaici con accumulo saranno installati, senza incentivi che non ci sono e non sono richiesti dal mondo delle rinnovabili, dai cittadini quando li riterranno convenienti. Ossia quando a fronte di un kWh che costa 19 c/€ all’utente finale quello autoprodotto dallo stesso cittadino, o Pmi, costerà 18 c/€ o meno. Questa è la vera grid parity lato utente che tanto spaventa le utilities europee, e anche l’autore forse, specialmente dopo il documento della banca d’affari UBS che per l’autoproduzione energetica e la diminuzione dei consumi elettrici tendenziale dovuta all’efficienza energetica ha dato come consiglio agli investitori: “Sell, sell, sell” circa le azioni delle utilities europee.

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