Quando sbagliano i magistrati

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10 Luglio 2017

Contrada fu arrestato nella notte della vigilia del natale del 1992 come un comune e volgare delinquente.
Ha scontato 10 anni di carcere e dalla Corte Europea di Strasburgo prima e dalla Cassazione poi è stato ritenuto innocente, perché nei suoi confronti si è utilizzato un metodo barbaro: andare in galera senza una preventiva norma che dichiarasse quella azione come reato.
Lo aveva ricordato Beccaria ne “Dei delitti e delle pene”  che non è possibile configurare un comportamento come illecito, di disvalore criminale, se non c’è una norma preventiva che lo configuri come delitto: “nulla poena sine lege“, nessuna pena senza la legge.

Il concorso esterno in associazione mafiosa è discutibile, non esiste e nessuna legge penale può avere valore retroattivo. Con Contrada se ne sono dimenticati.

Ora che ad 84 anni ha riacquistato il suo inconcusso status di incensurato, si pone una banale domanda: ma dell’errore commesso chi paga?

Quando sbagliano i medici e gli avvocati sono chiamati a pagare caramente dei loro errori professionali: quando invece si tratta dei Magistrati che rovinano famiglie, patrimoni e, quello che è più grave, intaccano l’onore e la reputazione e la libertà sacrosanta dei consociati, l’ordinamento interviene con tutte le guarentigie possibili e rende improba un’azione per responsabilità nei loro confronti.

La legge che c’è è macchinosa in proposito.

Già in Italia vi fu un precedente – il caso Tortora – e neppure in quella occasione il Magistrato che erro’ gravemente è stato punito.
Siamo ormai nel seno di una “Repubblica giudiziaria“, nella quale comandano i Magistrati senza che essi subiscano il principio di responsabilità.
Il sospetto sostituisce la colpevolezza e nell’ambito civile molti Magistrati si comportano come burocrati del Male, famosa espressione che utilizzò Sciascia quando commentò la “Storia della Colonna Infame” di Manzoni.

Spesso sono anche incompetenti ed impreparati ed utilizzano inchieste mediaticamente, ponendo a pubblico ludibrio poveri innocenti, per poi spiccare il volo in carriere politiche.
Questo perché i Magistrati che devono agire come leoni per far rispettare la legge vogliono stare sopra il Trono, non sotto come suggeriva Francesco Bacone, grande filosofo che amava la libertà e l’equilibrio tra i poteri dello Stato.
Ha scritto Giuliano Ferrara: “Con Contrada è stata diffusa la pestilenza della calunnia e nessuno si è domandato dove fossero le prove, ma anche solo gli indizi che un uomo dello Stato fosse un uomo della mafia” (Il Foglio di Sabato 8 luglio 2017 ).
Alessandro Manzoni nel primo capitolo della Colonna Infame scrisse : “Dio solo ha potuto vedere se que’ magistrati, trovando i colpevoli d’un delitto che non c’era, ma che si voleva, furon più complici o ministri d’una moltitudine che, accecata, non dall’ignoranza, ma dalla malignità e dal furore, violava, con quelle grida, i precetti più positivi della legge divina“.

Contrada potrà dire, grazie a Dio, ai suoi nipoti che è stato un servitore dello Stato ed è innocente.
Anche se con gran ritardo: ma non per sua colpa.
Chiedano almeno scusa.

TAG: bruno contrada
CAT: Giustizia

2 Commenti

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  1. alding 7 anni fa

    Come si chiamano coloro che, qualunque cosa facciano, risultano intoccabili? SI CHIAMANO “CASTA” !!
    I magistrati sono la vera prima casta in Italia.
    A distanza sono seguiti dai giornalisti che possono dire di te tutto ciò che vogliono in prima pagina, salvo poi un banale ed insignificante obbligo di smentita a pag. 42 della loro carta stampata.
    Solo terzi, ma a grande distanza, seguono i politici, che di ca…ate ne fanno molte, certamente, ma vengono subito bacchettati (giustamente se hanno sbagliato, ma troppo spesso pretestuosamente).
    Insomma, la verità è una sola: i magistrati sono una CASTA e non si può continuare così, ne va del bene di tutta la nazione e di tutti noi !!!

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  2. giorgio-cannella 7 anni fa

    La ringrazio per il suo contributo e aggiungo che il “concorso esterno in associazione mafiosa” non esiste e non può esistere. Questo perché ogni ipotesi di concorso in un reato associativo costituisce la condotta criminosa prevista e punita dalla legge. Sarà il Giudice a valutare la condotta di ogni partecipante all’associazione criminosa nell’esercizio del suo potere di dosimetria della pena (articoli 132 e 133 codice penale). Un saluto.

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