La Catalogna sospende l’indipendenza. E forse finalmente può tornare la politica

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10 Ottobre 2017

Davanti al parlamento regionale catalano il Presidente Puigdemont, scegliendo una formula volutamente ambigua, ha dichiarato di assumere “il mandato del popolo catalano per l’indipendenza”. Non ha dato nessun dettaglio sulla tempistica ma ha detto che “il governo catalano si apre al dialogo con la Spagna”, che nel frattempo “è bene che ci siano tanti dibattiti” (ma su cosa?) e che “i cittadini continuino ad esprimersi” (ma come?). Insomma nessuno ci ha capito niente e le agenzie di stampa stanno disperando per tirare a sorte una notizia da battere.

Ora, a prescindere dal discorso, resta un dato politico: non è per nulla vero che questo è il momento più propizio per aprire una mediazione sulla situazione in catalogna. Gli indipendentisti sono completamente isolati. Il referendum, con un’affluenza decisamente insufficiente per un cambiamento così radicale, non ha dato la legittimazione politica sperata. L’alta borghesia catalana, anche quella parte che ha sempre coltivato una storica tradizione di indipendentismo “culturale”, nel panico per le ripercussioni economiche dell’indipendenza ha iniziato nell’ultima settimana una spettacolare marcia indietro e sta cercando di influenzare il governo regionale spostando le sedi sociali delle aziende altrove. Domenica gli “unionisti” hanno riempito le piazze a Madrid e Barcellona. Ciliegina sulla torta, le voci di un tentativo di mediazione internazionale e l’ammorbidimento di Puigdemont hanno causato una frattura nel governo regionale con gli indipendentisti radicali della CUP.

Che convenienza avrebbe adesso il governo spagnolo a resuscitare un processo politico indipendentista destinato al fallimento? Non ci sarebbe da meravigliarsi se il primo ministro Rajoy continuasse con la linea della fermezza e della tolleranza zero. Detto ciò, da una parte sta la tattica e all’altro capo del tavolo la politica. Se si è arrivati a questo punto è anche perché negli ultimi cinque anni i governi popolari di Rajoy hanno ignorato ogni richiesta di maggiore autonomia dei precedenti governi catalani. Nelle ultime settimane, con una reazione eclatante e violenta, Rajoy ha decisamente incrementato il consenso degli indipendentisti. Nel frattempo si trova a gestire un Paese non ancora completamente uscito dalla crisi, guidando un governo di minoranza e rappresentando un partito (il Partido Popular, centro-destra) che oggi è stato formalmente dichiarato perseguibile per corruzione nel più grande processo alla classe politica della storia recente della Spagna.

Tutto questo per dire che Puigdemont e Rajoy hanno messo in scena una rischiosa battaglia personale sulla pelle dei catalani. Prima o poi però le mire politiche si incrociano con la realtà: e la realtà vince sempre.

TAG: indipendenza catalogna, Puigdemont, rajoy, referendum
CAT: Spagna

4 Commenti

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  1. stefano-gatto 7 anni fa

    Vero, ma d’altro canto il governo catalano, pur non avendo dalla sua la legalità, da per validi i risultati del referendum e li traduce in conseguenze politiche. Proponendo a Madrid un dialogo che non può accettare, perché riconoscerebbe il referendum. E se invoca il 155 si attira molte antipatie. Forse non è una mossa strategica, ma ha una certa abilità tattica.

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  2. agostino-de-conto 7 anni fa

    Il dato di fondo è immutato, secondo me. La Catalogna si è data un presidente irresponsabile, che si è trovato di fronte un premier spagnolo alla sua altezza. E’ un miracolo che non ci sia scappato il morto. La vicenda è stata gestita nel peggior modo possibile.

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  3. stefano-gatto 7 anni fa

    Sulla catena di errori ci sono pochi dubbi.

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  4. agostino-de-conto 7 anni fa

    Scusate, questo è un doppione

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