Vasche di laminazione del Seveso: un progetto già obsoleto

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29 Aprile 2015

Ricordate le vasche di laminazione sul Seveso? Ecco: più o meno stanno procedendo, nonostante tutti i problemi segnalati e riportati proprio qui, su Gli Stati Generali. E procedono anche gli incontri pubblici come quello di mercoledì 22 aprile a Senago, dove Regione Lombardia, Aipo e Studio Paoletti (lo studio di ingegneri che hanno redatto il progetto) sono venuti a confrontarsi con la popolazione. Un incontro per molti versi interessante, che mi ha permesso di cogliere alcuni aspetti davvero curiosi dalla viva voce di queste persone.

La prima cosa curiosa riguarda i prezzi di esproprio. I terreni su cui dovrà essere fatta l’opera sono di proprietà diverse, e sono utilizzati in modo diverso. Fatta salva la loro classificazione simile, ovvero quella di terreni agricoli, alcuni oggi sono lasciati incolti, altri rientrano nella proprietà del Parco delle Groane che ne cura la brughiera, altri ancora sono piantumati. In particolare un pezzo di terra è stato piantumato con alberi, un’operazione condotta nello scorso autunno usufruendo di soldi elargiti da un fondo della Provincia. Che, a sua volta, interrogata in merito allora ci disse di non essere al corrente dell’idea di costruire su quel pezzo di terra una vasca di laminazione.

Ecco: per tutti questi terreni Regione Lombardia riconosce un prezzo unico di esproprio. Nessuna valutazione differente se il terreno è incolto o se genera profitto con una piantagione. È come se dovessi vendere casa mia e mi facessero la stessa identica valutazione sia con che senza i mobili. Quelli, al massimo, sono un regalo. E fa niente se li ho comprati da poco, magari con un contributo di soldi pubblici, per Regione Lombardia pare non fare alcuna differenza.

Poi c’è la questione della falda acquifera sotto le vasche. Da progetto si doveva scavare fino a una quota di 146 metri sul livello del mare, cosa subito indicata come folle per via della risalita della falda. In fase di VIA si è provveduto a diminuire lo scavo fino a 149 metri sul livello del mare, facendo perdere all’invaso parte della sua capacità, che passerebbe da 970.000 metri cubi a 820.000 metri cubi. Peccato che come ha evidenziato Valentini, assessore all’ambiente di Bollate, la falda crescerà ancora. Mostrando un grafico con le oscillazioni della falda, ha indicato come negli anni cinquanta questa fosse più alta anche di quota 150, e che dopo un periodo molto basso a cavallo fra gli anni sessanta e settanta a causa del suo intensivo sfruttamento, oggi sta continuando a crescere con previsione di salire oltre la quota di inizio rilevazione posta a 150 metri.

Regione Lombardia ribatte che lo sa, che hanno già provveduto ad alzare la quota di scavo anche se sanno che in prospettiva è insufficiente. Anche perché, tra l’altro, la falda sottostante sarà collegata alla vasca con un sistema unidirezionale che dovrebbe creare un piccolo laghetto proprio sul fondo vasca. Ma se la falda sale, aumenta la dimensione del laghetto, ma al contempo diminuisce la capienza della vasca dove laminare le acque del Seveso. Loro lo sanno ma non si preoccupano, dicono. Anche se la capacità dovrebbe diminuire ancora, non si preoccupano. E qui si collega un’altra scoperta fatta quella sera.

Le vasche di laminazione sono state progettate tenendo in considerazione un evento massimo di piena, il cosiddetto Evento Centennale. Ora, a parte che già in una delle alluvioni dello scorso anno questo scenario massimo è già stato ampiamente superato, quella sera l’ingegner Paoletti, il padre del progetto vasche, si è lascia andare a una dichiarazione quantomeno singolare. Dice che il famoso evento centennale, posto alla base dello studio di progettazione, è ormai obsoleto, superato, non più valido. Il rischio è già oggi maggiore. Ma come: mi vuoi convincere della bontà del tuo progetto e mi dici che poggia su basi ormai superate, che è già un progetto obsoleto, non più funzionale al 100% come promesso?

E insieme a Paoletti lo confermano anche Regione e Aipo: la base tecnica/teorica del progetto è sorpassata. Dato che lo scenario prevede che si vada verso un peggioramento delle condizioni climatiche, con un relativo peggioramento delle intensità delle precipitazioni, lo scenario centennale rischia di diventare molto più frequente, accorciando a sua volta il lasso di tempo per un evento (diciamo così) millenario, che nessuno ha preso in considerazione. Ma che senso ha dare vita a un’opera complessiva da oltre 100 milioni di euro, se i mutamenti di scenario condannano il progetto a essere già obsoleto in partenza? Staranno forse già prevedendo nuovi lavori, nuovi appalti, nuovi soldi da investire per altri futuri lavori di adeguamento?

In mezzo a questi deliri però va sottolineata una prima apertura di Regione Lombardia. Con spirito magnanimo e con spiccata benevolenza, hanno interrogato la popolazione presente su una proposta di revisione del progetto, una cosa che, vista la loro insistenza nel chiedere, pare di rilevante importanza: hanno chiesto se effettivamente si vuole o no il laghetto sul fondo della vasca. La loro preoccupazione principale, oltre a cercare di “venderci” la bontà del progetto, è stata capire se realizzare o meno un laghetto artificiale. Tutte le altre questioni, dal rischio di inquinamento della falda alla non funzionalità del progetto, dai problemi nei processi di manutenzione della vasca fino ai rischi sanitari, saranno ritenute drammaticamente secondarie. Con tanti saluti alla fasulla disponibilità al confronto.

TAG: dissesto idrogeologico, milano, senago, seveso, vasche di laminazione
CAT: acqua, infrastrutture e grandi opere

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