Insegnare è volere il successo degli altri

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11 Giugno 2015

Negli ultimi due anni ho visitato decine di scuole in tutta Italia. Si parla di materie STEM (Scienze, Tecnologie, Ingegneria – in Inglese Engineering – e Matematica), di coding, di stampa 3D, di CLIL (l’insegnamento di alcune materie in inglese) dimentichi del vero cancro della nostra scuola, in particolare delle nostre scuole Superiori.

Gli studenti italiani non sono all’altezza delle sfide di un mondo in cui andare a Londra costa 30 euro e arrivare da Nuova Delhi 300. Non è un mistero. I risultati degli ultimi test OCSE-PISA lo gridano a gran voce: “Italia, sveglia! Sei lì quasi a metà ma significativamente sotto la media. Forza! Oppure…” Siamo trentaduesimi su sessantacinque paesi per competenze matematiche. Perché?

Le ragioni sono tante, ma la malattia più drammatica riguarda gli obiettivi dei professori. C’è una buona parte dei professori che non ha come obiettivo il successo dei loro alunni. C’è una fetta consistente di docenti che del successo dei loro ragazzi se ne fa un baffo. Si tratta di docenti che credono che la scuola sia uno strumento di selezione prima che di realizzazione di un potenziale, che è diverso per ciascuno. Non capisci la matematica? Perché hai fatto lo Scientifico allora?

Avendo conosciuto e parlato con decine e decine di prof in tutta Italia ho capito una cosa: i risultati a fine anno di uno studente non sono sentiti dal professore come un problema suo. Il ragazzo non studia? Cavoli suoi, si prenda il debito. Metà della classe è insufficiente? Ovvio, sono dei caproni.

Caro prof, è un peccato però che quei caproni ti pagheranno la pensione. Quindi sarebbe meglio che l’apprendimento, almeno di materie come la matematica, ti stesse a cuore e che sentissi come un problema drammatico – e soprattutto tuo – il fatto di avere metà della classe sotto il 5.

Un professore negli Stati Uniti – dove ho avuto la fortuna di studiare – con metà della classe insufficiente, sa che qualcuno alla fine dell’anno verrà a bussare alla sua porta per chiedergli: “Scusa, ma come mai? Cosa è successo? Ti possiamo dare una mano? Così non va.”

Non entro nel merito del ruolo dei genitori, che spesso fanno più danni che altro. Mi limito a dare tre spunti, uno ai ragazzi, uno ai prof e uno ai dirigenti scolastici.

  • Ai ragazzi dico: questi problemi sono, prima che di chiunque altro, vostri. Sentiteli come tali! Se la vostra classe è per metà insufficiente dovete essere incazzati neri. Perché quei voti pesano, e ancor più dei voti pesa il vuoto delle competenze che dovreste aver acquisito e che invece non avete. Nessun altro combatterà questa battaglia per voi. Siate propositivi e guardate oltre. Fate le medie pensando alle Superiori. Cominciate le Superiori pensando all’università o al lavoro. Spingete voi la frontiera in avanti. Siete voi che usate le app e non comprate più i libri.
  • Ai professori dico: allineate i vostri obiettivi con quelli dei ragazzi. Attenzione: non sono i ragazzi a dover sentire l’ingiustizia del vostro basso salario. Fate bene a fare le vostre battaglie, ma queste non devono interessare i ragazzi. Provate invece a sentire come vostri i sogni di scoperta, cultura, ricchezza, fama, potere, maternità, emigrazione, riscatto dei vostri alunni. Un noto consulente aziendale ha scritto un libro intitolato “Il successo degli altri” che raccontava come chi fa consulenza lavori per la vittoria altrui. Sentitevi consulenti dei vostri ragazzi. Voi vincete solo se vincono loro. E vincere è bello! Quindi non abbiate timore di sperimentare. Il fine giustifica i mezzi. I libri di carta non funzionano più? O non funzionano più da soli? Usate internet, usate le app, usate i giochi. Senza paura che ogni tanto siano i vostri ragazzi a insegnarvi qualcosa.
  • Ai dirigenti dico: rompete i “professori-silos”. Forse sarà necessaria qualche martellata? Datela! Uno dei drammi del professore è che non deve rendere conto a nessuno sulla qualità del proprio operato. Spesso manca totalmente anche il dialogo con i colleghi riguardo la didattica, la tecnologia, l’evoluzione sociologica e di linguaggio dei ragazzi. Organizzate prime colazioni con cappuccino e didattica, merende a base di LIM e web. Forzate il meccanismo! Mettete i vostri professori nelle migliori condizioni possibili per fare grandi cose. Per cambiare davvero, guardare fuori dal proprio giardinetto, per fare entrare il mondo nelle scuole.

C’è tanto da costruire. Magari anche demolendo qualcosa. Facciamolo!

TAG: buonascuola, giovani, professori, studenti
CAT: scuola

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