Il dovere civile di essere “buonista”

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4 Novembre 2018

Nel 2017 nel “mondo ricco” sono state buttate nella spazzatura oltre 1,6 miliardi di tonnellate di cibo. Solo in Italia, lo spreco alimentare brucia 15,5 miliardi di euro ogni anno, pari allo 0,94% del PIL. Nel “mondo povero”, al contrario, una bambina di 7 anni può ridursi come Amal Hussain, morta di fame nello Yemen, uno dei tanti paesi martoriati da guerre sconosciute ai più che arricchiscono il fruttuoso mercato delle armi del “mondo ricco”. Amal è un’immagine dell’obesità del “mondo ricco”.

Sempre nel 2017, i livelli di gas a effetto serra nel mondo hanno raggiunto picchi mai visti prima. Tra i gas serra in aumento, oltre a metano e ossido di azoto, spicca l’anidride carbonica che ha raggiunto i 405 ppm, la quantità più alta registrata negli ultimi 800.000 anni, secondo gli studiosi. Di conseguenza, il 2017 è stato il terzo anno più caldo nella storia del pianeta. Anche i boschi spezzati dell’altopiano di Asiago sono un’immagine dell’obesità del “mondo ricco”.

Il “mondo ricco” consuma in modo ossessivo risorse ed esseri umani. A farne le spese sono il “mondo povero” – sfruttato, depredato e talvolta armato per autodistruggersi – e il pianeta, sempre più sconvolto da cambiamenti climatici che producono gli effetti devastanti a cui stiamo assistendo. Nel “mondo ricco” ci sono dei partiti e dei politici che negano le responsabilità sulle tragedie che affliggono il nostro tempo, sbeffeggiando la scienza e inaridendo l’umanità, mascherando pulsioni razziste con le loro grottesche omelie sulla sicurezza e sulla difesa dei confini.

In Italia, a coltivare analfabetismo funzionale e razzismo utilizzando fake news e fortunati slogan come “prima gli italiani” è l’attuale Ministro dell’Interno e leader della Lega, Matteo Salvini, che ha costruito il suo consenso alimentando le paure e stimolando i bassi istinti di vaste fasce della popolazione incattivite da una crisi economica aggravata dagli stessi governi da lui sostenuti nel recente passato. Chi contrasta le sue politiche viene bollato come “buonista”, termine cacofonico messo in bocca ai fan per irridere e bulleggiare l’avversario politico. Quello che non può capire Salvini e che non possono capire i suoi esaltati seguaci è che di fronte alle foto del corpo martoriato di Hamal Hussain e dei boschi spezzati dell’altopiano di Asiago, essere ciò che lui definisce “buonista” non è una scelta di bontà, ma una doverosa scelta di civiltà.

TAG: Amal Hussain, buonisti, clima, lega, matteo salvini
CAT: Partiti e politici

Un commento

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  1. oude45 5 anni fa

    Ha ragione: meglio parlare di civiltà piuttosto che di bontà; la prima ha valenza pubblica e ci riguarda tutti, la seconda può essere una “qualità” privata, anche se auspicabile

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