Psicopolitica: costruzione di una nuova ideologia

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18 Dicembre 2018

Qualsiasi cosa si possa dire sul concetto sociologico di ideologia (ne abbiamo già parlato) e cioè che questa non sia che la razionalizzazione e magari la mistificazione di ben altre condizioni reali (tesi marxiana) oppure che essa sia il fattore fondante e creativo di nuove condizioni reali (tesi idealistico-hegeliana), sta di fatto che l’innovazione ideologica diventa una necessità imprescindibile quando un agglomerato sociale si sente seriamente minacciato.

È chiaro che il riferimento è alla Sinistra in un momento lugubre per i suoi attuali ed anche previsionali destini. Ovviamente una riflessione su questo va fatta, togliendo di mezzo, gli snobistici accenni alla superiore moralità, razionalità e magari anche eredità resistenziale ecc.. Purtroppo la vischiosità dei residui nostalgici continua ad agire non tenendo conto di quanto sia stato facile per il “popolo minuto” (per non parlare dei giovani),  liquidare ciò che ormai è diventato estraneo ed ampiamente surrogato dal mondo dei telefonini e simili. D’altra parte non sono stati i carri armati della Nato a “vaporizzare” il monolitico sistema sovietico (anche perché invece le avrebbero prese duramente dai loro similari russi) bensì gli hamburger e la Coca cola. Come tra poco accadrà per Cuba (in Cina no perché questi orientali sono più furbi, quindi flessibili e trasmutativi).

Ora se esaminiamo superficialmente le ragioni ideologiche del successo dei main competitors della Sinistra e della Destra conservatrice, ci accorgiamo che i valori delle loro teologie si basano proprio su una discesa alla minuteria del vivere quotidiano, saldandosi con quegli elementi soggettivi che solo un’insopportabile faciloneria (perdente) definisce “di pancia”.

Ora questo vivere quotidiano si concretizza nei telefonini, nelle riunioni di condominio, nella bramosità di un raggiungimento pensionistico più rapido possibile, nell’immersione salvifica negli intrattenimenti tv, in qualche spicciolo in più, ovviamente eccetera, eccetera.. Pensate che sia poco? Questa è l’attuale vita degli umani. E come psicoanalista la vivo ogni giorno.

Le ideologie dei 5 Stelle e di Salvini sono apertamente costruite su queste promesse e su queste previsioni (magari con anche la spinta propulsiva di un po’ di aggressività e il condimento di un pizzico di sadismo). E sono ideologie “ben formate” cioè con un buon livello di coerenza interna che le rende più resistenti agli attacchi esterni.

Ma allora cosa deve fare una Sinistra? Ovviamente, propedeuticamente, smettere con i De Profundis residuali e quindi prendere come esempio quello che fece Scipione nella 2° Guerra punica, sbarcando in Nord Africa e costringendo quell’Annibale, altrove così bravo, a misurarsi lì ed essere fatto a pezzi a Zama.

Si, la Zama della Sinistra si chiama telefonini, riunioni di condomio, pre-pensionamenti ecc. (anche se con dispiacere dei nostri etico-idealisti ). La posta in gioco, come allora, è la drammatica sopravvivenza di uno dei sistemi contrapposti. E a proposito: piccola osservazione semantica, forse si potrebbe anche sostituire il termine che ormai appare deteriorato di Sinistra con qualche altro termine più innovativo e trendy. La Sinistra è piena di intellettuali, scrittori, esperti di comunicazione, pubblicitari. Si diano un po’ da fare.

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CAT: Psicologia

4 Commenti

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  1. ennioabate-alice-it 5 anni fa

    “forse si potrebbe anche sostituire il termine che ormai appare deteriorato di Sinistra con qualche altro termine più innovativo e trendy.”

    Ma gli inventori del nuovo nome hanno vino diverso da mettere nella botte col nome cambiato?

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  2. lina-arena 5 anni fa

    il suggerimento di cambiare il nome alla ” sinistra” è perdente.Più che cambiare si dovrebbero porre il problema di capire il significato di sinistra , diventato oscuro ai più.C’ìè da dire che l’attuale classe politica ha un livello culturale molto modesto, abitutata del resto a cercare poltrone e favori per rastrellare soldini.

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  3. gmajorino 5 anni fa

    Rispondo ai due gentili commenti dei quali ovviamente condivido il pessimismo. Il mio suggerimento di un maquillage esterno (nome ecc.) deriva però dalla mia( purtroppo) lunga esperienza come ricercatore nella comunicazione pubblicitaria dove si cura molto l’immagine della marca,partendo anche dall’ipotesi che, ahimè, l’abito fa “anche” il monaco. Qui si pone il problema del peso delle simbologie nella aree socio e psico-comunicazionali.

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  4. ennioabate-alice-it 5 anni fa

    Capisco l’esigenza di essere efficaci sul piano della comunicazione, ma la pubblicità non mi pare il modello da seguire per un partito politico che si pone un progetto di trasformazione. Se gli elettori vengono trattati come consumatori che devono soltanto essere sedotti (e spesso ingannati), la trasformazione sarà al massimo quella già prevista dai rapporti di forza esistenti. Ma la politica non era l’*arte del possibile*?

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