Reddito di cittadinanza: da Palermo è vietato trovare lavoro a Milano

3 Gennaio 2019

Il Ministro del Lavoro Luigi Di Maio sta distillando anticipazioni alla stampa sul Reddito di Cittadinanza. Dopo le rassicurazioni sul fatto che (contrariamente a quanto urbi et orbi affermato) saranno agevolate le aziende che assumono percettori di Reddito e saranno coinvolte le agenzie di collocamento private, la novità di oggi riguarda la distanza chilometrica entro cui un percettore di reddito è tenuto ad accettare un lavoro.

Il Sole 24 Ore riassume così: la prima offerta potrà arrivare entro i 100 Km di distanza dalla residenza; se si percepisce [il reddito di cittadinanza] da 12 mesi il raggio si estende entro 250 km. Per la terza proposta di lavoro la distanza si amplia ad oltre 250 km. Se, passati 12 mesi non arriva nessuna offerta, la prima proposta di lavoro può arrivare entro i 250 km. Si legge inoltre su La Stampa che “la distanza aumenterà anche con il primo e il secondo rifiuto”.

Si esclude insomma che un percettore di reddito possa ricevere offerte di lavoro in regioni più distanti da casa di 250 km. Uno di Palermo potrà ricevere solo offerte in quel raggio, quindi comunque in Sicilia – dove come noto pullulano. L’agenzia incaricata dal Ministero di trovare un lavoro a questo disoccupato palermitano dovrà infatti attenersi ai limiti chilometrici ed alla relativa progressività del provvedimento che abolisce la povertà, per cui la prima offerta non può essere più lontana di 100 KM, poi 250, poi pure di più ma sempre senza strafare.

Un lavoro a 250 km di distanza da casa comporta il trasferimento – a meno di imporre al percettore di Reddito di Cittadinanza 500 km al giorno, andata e ritorno. Non si capisce perché quindi il disoccupato percettore di Reddito di Cittadinanza non possa chiedere che già alla prima offerta gli vengano proposte tutte le opzioni disponibili in tutte le regioni – o in una serie di regioni selezionate su preferenza del candidato, a prescindere dai chilometri. Un calabrese che magari ha amici in Trentino, potrebbe preferire l’offerta di lavoro in quella civile regione del nord, piuttosto che andare in Campania o restare nel sottosviluppo di casa sua. Quel disoccupato potrebbe anzi proprio desiderare la possibilità di fare nuove esperienze, imparare nuove cose, cambiare aria. Andarsene via lontano.

L’opzione “trasferimento” è comunque preferibile alla alternativa del pendolarismo coatto che il provvedimento-faro del Ministro grillino sembra invece imporre – cento km all’andata più cento km al ritorno sono oltretutto un nonsense ambientale.

Restano altri interrogativi sul Reddito di Cittadinanza. Un lavoratore già attivo dovrà dedicare 8 ore come un disoccupato totale ai lavori di pubblica utilità? Come faranno le amministrazioni comunali a profilare questi candidati e offrire loro qualcosa di utile e funzionale per l’amministrazione? Come si eviterà la proliferazione di lavoro nero?

A ri-aggiornarci alle prossime anticipazioni.

@kuliscioff

TAG: di maio, reddito di cittadinanza
CAT: Governo, Occupazione

2 Commenti

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  1. cantelmo19 5 anni fa

    è inutile cercar ogni volta il pelo nell’uovo. Questo Paese è ultra-complicato e praticamente impossibile da governare. Si può cercar di fare un passo alla volta per migliorarlo ma non dobbiam dimenticare che prima di codesto governo, mai nessun altra dirigenza ha fatto il benchè minimo tentativo per risolver problemi tanto massicci come la disoccupazione. Noi dovremmo considerarci fortunati se adesso anche in italia, finalmente , sta per esser introdotta una misura di welfare che darà un sostegno economico ai disoccupati e proverà a coaudiuvarli nell’ardua impresa di cercar lavoro. La situazione è così maledettamente ingrovigliata che probabilmente non esiston soluzioni ideali: potremmo star a disquisire giorni , mesi e anni sul sistema del kilometraggio, gli spostamenti e i trasferimenti. Avremmo come risultato proposte soggettivamente giuste o sbagliate : per esempio a me non pare un’ottima idea che il disoccupato di una regione , vada a portar via il lavoro ad un altro “collega” residente colà dove gradirebbe rimanere. E’ solo un esempio ma ….se ne potrebbero fare tanti….

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  2. kuliscioff 5 anni fa

    Penso invece che sia dovere civico – ripeto: dovere civico – mettere in evidenza le eventuali distorsioni di un sistema che deve appunto favorire l’occupazione di chi è attualmente male occupato o disoccupato tout court – condizioni entrambe nelle quali può trovarsi chiunque. Il Reddito di Cittadinanza, nella versione attuale (non ancora definitiva) è già (per fortuna) molto diverso dall’idea superficiale iniziale. Si è capito finalmente che l’obiettivo non è dare un sostegno economico di stato a chi non ha di che sostentarsi, ma che semmai questo è solo uno strumento per favorire l’emancipazione delle persone dalla condizione di schiavitù dal bisogno. Restano tuttavia alcune rigidità ideologiche, o forse solo casuali, come quelle rintracciate in questo post e nei precedenti. Il governo ha tutto l’interesse a superarle per il (comune) interesse a far funzionare questo nuovo strumento di welfare-to-work non per affossarlo. Non è interesse di nessuno che il Reddito di Cittadinanza fallisca. E’ interesse di tutti che il Reddito di Cittadinanza (che si chiama ancora così sebbene sia già un’altra cosa) funzioni. Dunque tutte le distorsioni (anche involontarie) che ancora in questa fase di preparazione vengono segnalate pubblicamente, come qui si fa, sarebbe bene venissero laicamente affrontate.

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