Psicopolitica: necessaria esasperata innovazione ideologica dei governanti

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14 Gennaio 2019

I regimi nazional-socialista e fascista avevano il problema di innovare continuamente le proprie ideologie con nuovi valori e orientamenti, collegati a comportamenti effettivi (che alla fine sfociarono nelle guerre). Era una necessità imprescindibile poichè il quadro generico di riferimento doveva essere quello di un continuo cambiamento (non a caso,in Italia, i Futuristi impazzivano per il Regime). Anche il mito della giovinezza e quindi la tensione per la trasformazione orientata al futuro era un ingrediente fondamentale. Cioè era l’ideale della “Rivoluzione permanente”, conditio sine qua non per la sopravvivenza stessa dei regimi.
Nella ideologia liberal-capitalistica e in quella comunista gli animi erano più tranquilli, una volta raggiunto il potere. Il futuro era insito nella stessa dinamica sociale: bastava stare ad aspettare.

In Italia e, probabilmente in altre situazioni dette sovraniste e populiste, si presenta per le due forze al governo lo stesso problema di una continua innovatività, addirittura vissuta come rivoluzionaria.Da qui lo scatenarsi di espedienti ideologici addirittura surreali per offrire un quadro di un campo sempre in movimento. Anche se poi, poichè spesso alle declamazioni devono seguire effettivamente i comportamenti e cioè le realizzazioni, nascono continuamente fratture, marce indietro e soprattutto dismemorazioni.
E’ chiaro che la voce flebile delle opposizioni cerca di accanirsi sia sulla assurdità in sé dei propositi che delle loro possibili realizzazioni.
In questa necessità rivoluzionaria-innovativa, (alla quale anche un certo Renzi non era stato insensibile…), la Salvini-Lega presenta il più ampio florilegio e pittoresco panorama. Dalla castrazione degli stupratori al ripristino del servizio militare, alla quantità di sciocchezze vetero-disciplinarie ma riciclate sui giovani infine all’ultimo show per l’arrivo del contumace Battisti a Ciampino (ci mancava solo una cornice fluorescente da studio televisivo: son et lumière ) il problema di questo movimento appare come un continuo tentativo di fornire nuovi spunti attrattivi ad un’ideologia di base che alla fine è banalmente un pensiero autoritario e repressivo, in salsa democratica.

Per i 5 Stelle la loro stessa origine si presta a questa necessità di permanente innovatività. Anzi sono loro i capostipiti, e su questo hanno fatto la propria fortuna, di una tensione permanente verso il nuovo. Solo che passato il primo momento reale di distribuzione di un po’ di denaro a chi ne ha bisogno, le altre componenti ideologiche e fantasmagoriche incominciano a reclamare la propria rilevanza: da quelle di origine ecologistica (tipo la resistenza alle grandi opere) a quelle più riconducibili alle devianze sociali ampiamente diffuse (tipo legalizzazione della cannabis, alle resistenze ai vaccini e simili). Ovviamente il problema politico reale riguarda la profonda differenza tra i due alleati. Per lo meno, per ora, sono perfettamente d’accordo su una banale ma sostanziale situazione di base: mantenere il potere.

Se ora vogliamo un po’ divertirci a fare gli psicoanalisti “sociali”, anzitutto dobbiamo cercare quali etichette psichiatriche si adattino meglio a quanto abbiamo già descritto. A prescindere dalle componenti paranoidi-persecutorie che servono a incanalare ribellività reali e patologiche nei riguardi dei vecchi partiti, dello Stato e in tutto ciò che è normatività sia esplicita che implicita (quella economica per esempio), la proiezione verso il futuro utilizza i gioiosi aspetti dell’onnipotenza, sia nella forma di un’onnipotenza pura , grandiosa che rivela un aspetto narcisistico non indifferente, sia in un’onnipotenza tipica delle forme maniaco-depressive , nella quali, quando si può, l’onnipotenza serve a tenere a bada le oscure forze del pessimismo endemico.

Resta un ultimo interrogativo: ma questi meccanismi sono creati dalle componenti caratteriali di chi vi aderisce (e che i potenti sanno così bene sfruttare) e/o sono queste sollecitazioni ideologiche che creano i presupposti per una loro diffusione sociale?
A proposito: e per le opposizioni? Mi sembra che la diagnosi di depressione tout court (senza neppure il condimento euforico-maniacale) sia la più appropriata.

TAG:
CAT: Psicologia

3 Commenti

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  1. andrea-lenzi 5 anni fa

    Urge correzione immediata: “condiCio sine qua non” è l’unica forma possibile in latino.
    Se non si ha un dizionario a disposizione, basterà ricordare la nota espressione “par condicio” per capire la forma corretta

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  2. gmajorino 5 anni fa

    La ringrazio per la precisazione che mi ha fatto venire in mente un’altra cosa. In ogni modo (non sono un letterato ma uno scientifico o meglio “un simil-scientifico”, come noi tutti Psico), in quell’enorme calderone a volte utile e a volte abominevole che è internet, mi sembra che il dibattito filologico su conditio o condicio vada avanti da secoli. Ma ciò che mi interessa, appunto come Psico, è che se ho scelto la dentale t al posto della dolce c (i), è perchè sono un aggressivo come appunto Leopardi che usava conditio. Per quanto riguarda il confronto con par condicio mi sembra che conditio sine qua non sia una locuzione aggressiva, che non lascia altre possibilità, mentre par condicio è l’apoteosi della democraticità, in nome dell’uguaglianza. Come vede la ns. pretesa, di ,Psico, di dominare tutto, compresa la filologia, è inarrestabile….

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  3. gmajorino 5 anni fa

    La ringrazio per la precisazione che mi ha fatto venire in mente un’altra cosa. In ogni modo (non sono un letterato ma uno scientifico o meglio “un simil-scientifico”, come noi tutti Psico), in quell’enorme calderone a volte utile e a volte abominevole che è internet, mi sembra che il dibattito filologico su conditio o condicio vada avanti da secoli. Ma ciò che mi interessa, appunto come Psico, è che se ho scelto la dentale t al posto della dolce c (i), è perchè sono un aggressivo come appunto Leopardi che usava conditio. Per quanto riguarda il confronto con par condicio mi sembra che conditio sine qua non sia una locuzione aggressiva, che non lascia altre possibilità, mentre par condicio è l’apoteosi della democraticità, in nome dell’uguaglianza. Come vede la ns. pretesa, di ,Psico, di dominare tutto, compresa la filologia, è inarrestabile….

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