
Teatro
Giovanna D’Arco ritorna
Al Teatro Astra – PTE di Torino Paolo Costantini mette in scena la vicenda mitica della Pulzella di Orleans.
Torino. Non è raro che la scena teatrale contemporanea si confronti con la realtà osservandola attraverso lo specchio o il filtro del mito. Non è raro e forse, in fondo, non è nemmeno così strano «in questi tempi – come scrive Brecht – di sanguinoso smarrimento, ordinato disordine, pianificato arbitrio, disumana umanità». E non si tratta sempre del mito classico, ma del mito come immagine capace di catalizzare e riflettere uno straordinario campo di forze vive e di emozioni, di significanti e significati culturalmente e storicamente dati. Nella dialettica tra la sua magmatica densità concettuale e la sua velocità comunicativa consistono la potenza di un mito e la sua autoritaria – è bene non dimenticarlo – pericolosità. Va letto innanzitutto in questo senso lo spettacolo che il giovane e talentuoso regista Paolo Costantini ha realizzato per il TPE di Torino (al Teatro Astra dal 2 all’11 maggio) e ha voluto dedicare alla vicenda di Giovanna d’Arco: della sua santità guerriera certo (e non è un ossimoro), della sua feroce determinazione nel seguire le sue “voci” e nel portare avanti in piena libertà le sue scelte.In scena c’è Federica Rosellini che è una potentissima e vibrante atleta dell’anima e della scena, mentre lo spazio è costruito, abitato e attraversato dalle invenzioni plastiche e visuali di Alessandra Solimene e musicali sonore di Dario Felli. Il mito si diceva, ma occorre definirla meglio questa parola che brucia: in questo lavoro la riflessione del regista non sembra rivolgersi tanto al disvelamento della realtà involta nella dinamica (narrativa o drammaturgica) di un determinato mito, quanto piuttosto alla comprensione di quali possano esser state le circostanze, interiori e ed esteriori, che incontrandosi hanno dato vita a quel mito e, in generale, come possa nascere un mito e come possa, solo in un preciso momento, mettersi a bruciare e a incendiare la realtà. Ci si concentra sul nascere del mito di Giovanna D’Arco, la “Pulzella d’Orleans” che, da bambina che era in uno sperduto villaggio della campagna francese, seguendo le sue misteriose voci interne si trova in pochissimo tempo a guidare l’esercito del Delfino contro gli inglesi, a liberare la Francia, a esser catturata, processata e bruciata viva come eretica per poi essere riabilitata post mortem in un processo plurisecolare di riconoscimento della sua santità. Nello spettacolo questa storia è incarnata con vigore ed estrema esattezza dalla protagonista ed è amplificata da un solo elemento scenico che va modificandosi e accompagnando l’evolvere interiore del personaggio: l’“albero sacro delle fate” che sovrasta minacciosamente quella strana e religiosissima bambina, diventa a un certo punto un’enorme raggiera mistica di un ostensorio liturgico al cui centro c’è però non l’ostia, ma il corpo (consacrato e spezzato, fragile e invincibile) di Giovanna; un’altra trasformazione ed ecco diventa la durissima struttura della realtà da affrontare con determinazione ed infine la pira su accettare d’esser bruciata viva a soli 19 anni. Essere bruciata viva, pur restando vittoriosa sulle miserie degli uomini. Una vicenda turbinosa, violentissima e insanguinata, una vicenda di umana ferocia e umanissima santità, una vicenda infine di radicale, esplosiva, autodeterminazione femminile. Costantini sembra puntare soprattutto su quest’ultimo aspetto, a questo aspetto rivolgere riflessione e attenzione, su questo aspetto, quasi titanico, far leva per liberare sguardo e forza creativa. È una scelta assolutamente legittima e feconda, tanto più che così riesce ad assolutizzare l’immagine di Giovanna D’Arco e ad avvicinarla alla sensibilità contemporanea. «Una donna che non ha avuto paura di ribellarsi contro le norme del suo tempo – scrive -, trovando nel combattere il modo di cambiare il suo mondo. Una donna che, per il suo stesso modo di essere, è stata accusata di avere molto peccato e quindi è stata punita. Una mistica, una guerriera, che ha deciso di mettersi in gioco, prendere posizione e diventare una figura politica». È chiaro tuttavia che questa idea registica non avrebbe avuto abbastanza il respiro, al profondità e la potenza che dispiega nello spettacolo se la vicenda della Pulzella non fosse stata giustamente (e dialetticamente) osservata come paradigma del nascere misterioso, magmatico ed esplosivo di un mito, del suo mito.
Giovanna D’Arco. Torino dal 2 all’11 maggio, Teatro Astra. Ideazione e regia di Paolo Costantini. Con Federica Rosellini. Consulenza drammaturgica, Federico Bellini. Scenografia e costumi di Alessandra Solimene; luci di Marco Guarrera; suono di Dario Felli; assistente scenografa Asja Lanzetti. Produzione: TPE – Teatro Piemonte Europa. Crediti fotografici: Andrea Macchia.
Devi fare login per commentare
Accedi