Chissà come sarebbe andata coi sovranisti…

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30 Luglio 2020

La morte procede per gradi d’astrazione. Più ci è vicino il defunto, più ne avvertiamo il peso. Più ci è lontano, più il suo morire assomiglia a una cosa astratta. Covid ci ha abituato, in diversa proporzione, alla morte in prossimità, alla morte diffusa. Ci ha costretto a gestire intellettualmente un alto livello di incertezza. Ci ha insegnato che il convivere con un pericolo invisibile è davvero un brutto affare per la psicologia collettiva.

I tempi del bollettino della mattanza quotidiana, quei tempi in cui 500 morti al giorno erano una “buona notizia”, sono vicinissimi. Eppure, nel Belpaese, la fine sociale dell’epidemia si sta palesando a una velocità record. La fine sociale, appunto, non quella reale. Perché ancora si muore a causa dell’infezione. Il virus ancora circola e circolerà, pare, a lungo. E che si chiami rimozione o che si chiami, con doppio carpiato psicanalitico, diniego interpretativo del trauma, è un dato di fatto che “la morte a pochi passi” fatichi ormai a trovare asilo tra gli ingranaggi dell’intersoggettività. Il regime d’astrazione si è esteso e l’abitudine al peggio non ama parlare di sé, non ama ascoltarsi, non più.

Con i primi caldi risoluti, come se nulla fosse, è persino ripartito a pieno ritmo il solito leitmotiv propagandistico delle destre, con i migranti protagonisti: si sa, il picco della curva della propaganda risente della stagionalità del fenomeno migratorio, molto più consistente nel cuore dell’estate.

I migranti, secondo la dottrina sovranista, costituiscono il principio generatore di tutto ciò che di sbagliato si verifica sul pianeta. Anche il contagio starebbe aumentando per colpa degli sbarchi. Il fatto che i disperati raccolti in mare vengano testati e monitorati uno a uno mentre chi viaggia in prima classe può scorrazzare a piede libero è un un argomento che non desta scompiglio nelle teste dei papeetari. Loro funzionano così, vedono il male assoluto in chiunque abbia dimestichezza con la morte e con la disperazione oltre i confini patrii. Il disperato che viene da lontano è un disperato astratto. L’accogliere, pur con tutti i limiti posti dall’abominevole “Decreto Sicurezza” (valido solo per le Ong) è pratica sbagliata per principio. Le navi con a bordo i poveri Cristi vanno affondate, come ebbe a dire Giorgia Meloni. Che la Costituzione sancisca il diritto d’asilo è un dettaglio quando il rubalavoro si concede il lusso di convertirsi in untore, ça va de soi.

La tragedia in corso d’opera non ha insegnato alcunché al cattivismo e ai suoi supporter. Essi continuano a martellare mediaticamente a sangue freddo. La morte altrui per naufragio non li sfiora. La morte in generale non li sfiora. Nemmeno l’overbooking dei cimiteri e delle terapie intensive riuscì a smorzarne gli impulsi propagandistici. Sono talmente fuori dal mondo e dalla storia da far giganteggiare, a confronto, il partito dei buoni e quello degli onesti, due piattaforme che, in assenza di una linea politica degna di nota, hanno deciso di investire tutto sulla linea morale.

Fantasticare su come queste ineffabili destre avrebbero potuto governare la vicenda pandemica fa venire i brividi, dati tali presupposti. Capitan Ciliegia e Giorgina l’Ardita, con ogni probabilità, avrebbero seguito, sondaggi alla mano, i loro modelli di riferimento (Trump, Bolsonaro, ecc.), oscillando tra minimizzazioni grottesche Covid friendly ed eurospacconate. Ed essendo percepiti come il nulla cosmico a livello europeo e campando di antieuropeismo alla cazzo, avrebbero, con ogni probabilità, condannato il Paese una crisi economica senza fine dopo averlo già condannato a una crisi sanitaria biblica. Forse, a quel punto, nemmeno con le solite speculazioni sui morti in mare (morti rigorosamente astratti) si sarebbero potuti salvare dall’estinzione politica.

TAG: Covid, epidemia, Meloni, migranti, morti, salvini, sovranisti
CAT: Partiti e politici

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