Come si propaga l’odio intorno a noi?

:
12 Ottobre 2021

Guardo i miei 2 gatti, spesso ognuno si fa i fatti propri, a volte giocano insieme, altre volte litigano. In un momento di tranquillità, uno salta addosso all’altro, lo sovrasta amichevolmente (almeno credo) quello che soccombe reagisce meno amichevolmente morsicando e graffiando il molestatore. Compie una reazione ad un’azione da lui inaspettata, non gradita. Succede la stessa cosa con i miei figli, raramente giocano sereni insieme, quando succede è bello, ma dura poco. Può capitare che i ragazzi subiscano una reazione anche dai gatti per lungo tempo molestati, naturalmente per gioco. Questo quello che succede in una famiglia dove animali domestici e bambini, giocano, si molestano e poi litigano: ad ogni azione a volte giocosa corrisponde una reazione spesso sproporzionata.

Sta nella natura animale, si litiga spesso per futili motivi e ci si spinge verso conflitti anche gravi, soprattutto se i litiganti sono persone adulte.

Pensiamo alle liti di coppia le cui tragedie affollano purtroppo le pagine dei giornali. Certo questa è l’estrema conseguenza di un conflitto, ma quante persone litigano quotidianamente anche per futili motivi creando contrasti il più delle volte evitabili. C’è il provocatore e il provocato, il primo gode a stare nel mondo dell’opposizione e non vede l’ora di generare contrasti, il secondo a volte tarda a generare una reazione che quasi sempre però alla fine arriva, dipende dal suo grado di tolleranza. La reazione arriva immediatamente se il provocato è, a sua volta, un provocatore, anzi non vede l’ora. Queste persone possono far parte di comunità con idee o appartenenze non conciliabili tra loro, rendendo lo stare insieme non privo di contrasti. Succede negli ambienti di lavoro, di svago, nello sport, nella politica, in ogni luogo dove esiste la collettività. In una scala da uno a dieci, i litigiosi sono tanti; litigano ovunque, al supermercato, dal benzinaio, a scuola con gli insegnanti, in una manifestazione sportiva, in auto, a piedi, con il vicino rumoroso e invadente… insomma, a voler guardare, si litiga sempre, le occasioni non mancano.

Ma perché? Quante volte si potrebbe evitare? Facciamoci un esame di coscienza, se veniamo provocati non cadiamo nella trappola del provocatore, evitiamo lo scontro e se serve anche il provocatore. Perché se siamo vittime di un atteggiamento scorretto dobbiamo per forza reagire allo stesso modo e magari anche con più veemenza? Io mi comporto in questo modo perché tu hai iniziato ad aggredirmi verbalmente, tu reagisci nuovamente e io non mi fermo, l’asticella si alza sempre di più e dove finisce?

Certo il clima che ci circonda non ci aiuta, campagne d’odio sui social e in tv non contribuiscono a rasserenare l’ambiente che ci circonda, anzi se mai lo inaspriscono. Non sono esenti da colpe anche gli altri mezzi di comunicazione. Alcuni giornalisti sono per convenzione “provocatori”: è più facile vendere un maggior numero di copie mostrandosi aggressivi verso la parte avversa piuttosto di mostrare un atteggiamento moderato, pur rimarcando la diversità di opinioni. Prese di posizione energiche, quasi tranchant,  non fanno altro che influenzare e alimentare ulteriormente il fuoco dei provocatori.

C’è poi la questione di dare spazio a chi urla di più e a chi racconta fake news, linfa vitale per gli istigatori. Le vendite e gli ascolti ringraziano, ma a che prezzo? L’odio intanto si diffonde in forma liquida aiutato anche da propagandisti urlatori. Ma se posso sorridere davanti ad una folcloristica lite condominiale, non posso godere dei continui litigi fuori luogo dei politici che ci rappresentano. Anche questi sono responsabili, accendono la miccia dei provocatori, coloro, che godono a stare perennemente in conflitto e non vedono l’ora di scatenarne uno, meglio se con conseguenze violente.

Ci auguriamo una presa di coscienza del pericolo da parte dei politici, di tutti i mezzi di comunicazione e da chiunque possa avere una qualche influenza sul dibattito pubblico, soprattutto in vista dell’imminente entrata in vigore dell’obbligo del green pass nei luoghi di lavoro. Di esempi di violenza, ne siamo stati testimoni purtroppo anche in questi giorni. Diffidiamo di chi grida più forte, isoliamolo, non merita attenzione, ciò non significa porre l’altra guancia, significa tentare di tenere bassa l’asticella del clima d’odio che noi stessi abbiamo contribuito a creare.

Foto Hate by Nick Youngson CC BY-SA 3.0 Pix4free

TAG: green pass
CAT: costumi sociali, società

Nessun commento

Devi fare per commentare, è semplice e veloce.

CARICAMENTO...