Così le utilities possono rendere più smart e sostenibili le nostre città

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2 Febbraio 2021

Nelle città, in questo periodo storico, si sta concentrando la gran parte della popolazione del nostro pianeta e i problemi che ne conseguono passano dalle crisi economiche globali, ai livelli di disoccupazione troppo alti, fino ad arrivare all’inquinamento e al consumo di risorse naturali.  La metà dei sette miliardi di abitanti della Terra vive proprio in città. La previsione è che entro il 2030, quasi il 60% della popolazione mondiale abiterà in aree urbane e che il 95% dell’espansione urbana si registrerà nei Paesi in via di sviluppo. Stiamo parlando di oltre 5 miliardi di persone.

Attualmente 828 milioni di persone vivono però in baraccopoli, e il numero è in continuo aumento. Le città occupano soltanto il 3% della superficie terrestre, ma consumano una quantità di energia pari al 60-80% delle risorse disponibili e sono responsabili del 75% delle emissioni di anidride carbonica. L’era digitale, in cui stiamo vivendo, offre la possibilità di riflettere intorno ad un concetto nuovo, quello di “ecologia digitale”, che può rappresentare una nuova frontiera dello sviluppo sostenibile. In tal senso è importante quindi puntare al modello delle Smart cities.  Si tratta di un modello di città che ultilizza  le tecnologie, a partire da quelle dell’informazione e della comunicazione (ICT), al fine di ottenere il massimo dell’efficienza: maggiore competitività con minore consumo di risorse.

Secondo una ricerca dell’Università di Amsterdam (“Smart Cities in Europe”, Research Memoranda 0048, VU University Amsterdam, Faculty of Economics, Business Administration and Econometrics ) “un territorio può essere definito Smart quando concentra i suoi sforzi di sviluppo nel capitale umano e sociale, nei trasporti e nelle  tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), nella gestione oculata delle risorse naturali e nella promozione di una governance partecipativa.”

Peraltro, proprio il percorso della città di Amsterdam verso un futuro più intelligente è iniziato già negli anni ’90. Il lavoro si è concentrato sul dotare la città delle adeguate infrastrutture e una volta puntato sulla connettività, si sono sviluppati una serie di servizi in vari ambiti, in particolare quello ambientale. Già nel 2007 è nata Amsterdam Smart City – più nota come Asc – una piattaforma pubblica che si pone l’obiettivo di consentire la cooperazione con i cittadini e con i diversi stakeholders del territorio al fine di testare e favorire la nascita di nuove forme di partnership pubblico-private. Amsterdam investe nella sua trasformazione digitale e si evolve in una città sempre più moderna, leggera e accessibile. Un esempio di quel che è stato realizzato è il servizio di illuminazione delle strade della città, in collaborazione con Philips, che grazie al passaggio alla tecnologia LED ha visto una riduzione dei costi e delle emissioni senza precedenti. E per il futuro la città  mira a lavorare su alcuni asset strategici: gli Smart Work Centers, i servizi per la salute, Smart Grid/Smart Living e la Mobilità.

La tecnologia è sicuramente l’alleata numero uno delle città, insieme però a un ripensato sistema di governance. Peraltro, l’uso pervasivo dei dati e dei sistemi iperconnessi solleva una serie di questioni per quanto riguarda la proprietà dei dati, la discriminazione e la sorveglianza. Senza la dovuta considerazione di questi problemi, le città intelligenti possono rafforzare o esacerbare le disuguaglianze e minare la deliberazione inclusiva e centrata sul cittadino che è centrale nel progetto di democrazia partecipativa.

Nel manifesto della trasformazione digitale per la sostenibilità al primo punto si legge proprio che la trasformazione digitale non impatta solo sui processi cambiando il modo in cui si fanno le cose. Tocca la loro natura profonda, ridefinendone il senso. La sfida delle aziende è  sapersi ridefinire adattandosi per essere aziende sostenibili nel futuro capaci di promuovere una trasformazione digitale e sostenibile delle metropoli del terzo millennio. Le utility, in questo campo, possono essere protagoniste della trasformazione digitale delle città di oggi.  Interessante, ma non unico, è l’utilizzo che di questi strumenti sta facendo il Gruppo Cap, realtà industriale pubblica che gestisce il servizio idrico integrato in provincia di Milano, Monza e Brianza, Pavia, Varese, Como.

L’Internet of Things (IOT), per esempio, sta dando loro la possibilità di rendere i tubi intelligenti. I sensori direttamente nei tubi consentono l’analisi e il monitoraggio in tempo reale. In questo modo l’azienda gestisce meglio le perdite d’acqua, senza sprechi inaccettabili, e monitorando gli scarichi e la qualità acqua dei fiumi o rogge, è possibile prevenzione gli  abusi e i fenomeni inquinanti. E pensiamo per esempio anche all’ipotesi di poter  vedere in tempo reale le analisi dell’acqua del rubinetto sul nostro cellulare.

La trasformazione digitale ha un impatto fortissimo sui clienti. I contatori intelligenti comunicano le letture, avvisano quando ci sono consumi anomali e sono la base per costruire un rapporto diverso di maggiore consapevolezza sui consumi. I contatori intelligenti non solo rilevano  il livello di consumi della famiglia, ma possono compararli ai consumi medi di famiglie simili e innescare competizioni virtuose al risparmio. Possono inoltre monitorare le abitudini: dall’orario di sveglia, a quando si usa lo sciacquone e quanto, quanto lunghe sono le docce e in che orari si fanno. Insomma, dai soli consumi idrici si può scoprire molto su abitudini di vita e di consumo delle persone, e ottimizzare sia dal punto di vista ambientale sia dal punto di vista economico l’utilizzo delle risorse idriche. In questo periodo di emergenza sanitaria ci sono stati tanti cambiamenti. Uno tra tutti la necessità di ridurre i contatti tradizionali. Sempre di più sarà necessario attivare modalità on line dal contratto, al preventivo, il pagamento e il dialogo con l’operatore. Senza dimenticare che la tecnologia rende più semplice l’accesso ai servizi a persone che hanno disabilità: non vedenti, non udenti ad esempio.

Questa trasformazione digitale però impatta anche sul processo industriale. Gruppo Cap mappa ogni cantiere ogni tubo con sistemi digitali di modellazione 3d. Progettisti, amministrazioni, imprese, hanno a disposizione le informazione sul sistema infrastrutturale presente nel sottosuolo, così è più facile progettare i lavori, fare le riparazioni, programmare gli investimenti. La progettazione adesso avviene peraltro con modalità digitali avanzate: il BIM consente di progettare un’infrastruttura simulandone il funzionamento in tutte le sue parti.  Infine, la robotica permette di cambiare il modo in cui si fanno operazioni pesanti e pericolose sugli impianti, migliorando le condizioni di lavoro e la qualità dello stesso.

Tutto questo ha un impatto sulle nostre città, più intelligenti ma anche più sostenibili. E le utilities (acqua energia, gas, trasporti) sono sicuramente dei player che abilitano alla transizione digitale e sostenibile. Le  utilities possono avere un ruolo prezioso del raccogliere e utilizzare questi dati, possono essere providers di soluzioni per le smart cities e piattaforme di dati pubblici a disposizione del mercato e della pubbliche amministrazioni. Un ruolo chiave nell’economia circolare e nella sostenibilità delle nostre città.

(in collaborazione con Gruppo CAP)

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CAT: acqua

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