Lampedusa Hotspot al collasso

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25 Luglio 2022

Sembra di essere in guerra. Il centro di permanenza temporaneo di Lampedusa gestito da Frontex, che fa bella mostra di sé all’ingresso, è ormai arrivato al collasso. Centinaia di persone sostano all’interno del centro proprio a ridosso della minuta pineta che è anche l’unica area d’ombra in una zona in cui il sole picchia in modo tremendo già con le prime ore del mattino.

Al suo interno si osserva il lavoro preziosissimo dei mediatori culturali che oggi, lunedi 25 Luglio, parlano francese a gruppi di ragazzi, sono quasi tutti uomini giovanissimi, che provengono dalla Tunisia. Tra loro si riconoscono però anche donne e bambini. Dai tratti somatici, sembrano somali. Non posso essere preciso perché dentro questo hotspot non è possibile entrare.

Vedo arrivare mediatori culturali, una macchina di un forno che viene a consegnare il pane. Davanti ai cancelli ci sono una decina di macchine della Polizia, e quelle in cui vi si trovano gli agenti sono tutte accese, per stare all’aria condizionata. Fuori, a pochi metri, oltre i cancelli dove ci sono gli immigrati sbarcati stanotte, c’è un caldo tremendo.

Pochi minuti prima invece ero stato nella piana di Imbriacola, dove il centro è visibile in tutta la sua completezza. Ai quattro lati della struttura riconosco le quattro zone di vedetta dei nostri militari. Presidiano l’area dall’alto per evitare possibili fughe. Arrivando alla Piana incrocio i mezzi dei Vigili del Fuoco. Più volte sono stati appiccati incendi. L’intera zona, una conca dentro il quale è possibile tenere sotto controllo da ogni latitudine i disperati che qui sbarcano, sembra una zona di guerra fatta oggetto di un bombardamento. Dalla zone del porto in poi, salendo verso il Centro di permanenza, scompaiono gli alberghi e le case dei turisti e nel volgere di poche centinaia di metri si affoga dentro un’inquietante area depressa, brulla e spettrale. A forse neanche tre chilometri da qui c’è Cala Creta, zona di villeggiatura per ricchi avventori e dove si trova la dimora di Claudio Baglioni che, a bordo della sua barca con il suo cagnolino nero, puoi incontrare a prendere il sole oppure a mangiare, nel tripudio dei suoi innamoratissimi fans.

Qui invece, in contrada Imbriacola, sembra di stare davvero in una zona di guerra, dove da un momento all’altro, potrebbe sempre succedere qualcosa provocato dal caldo,o dall’ansia, la paura, l’angoscia di chi, arrivato per sfuggire alla povertà e a un futuro senza speranza, approda in una condizione di restrizione, chiuso dentro una cinta di mure mobili, circondate da militari, carabinieri, Polizia e Guardia di finanza.

Tutta la notte e l’intero pomeriggio precedente sono stati caratterizzati da continui sbarchi. Nella serata di domenica si sono alzati anche gli elicotteri che seguono le operazioni di sbarco al Porto vecchio. Una banchina in cui si affastellano camionette della Polizia, le ambulanze della Croce Rossa e le organizzazioni di assistenza umanitaria. Uomini dello Stato provati dallo sforzo che qui non finisce mai, soprattutto in questi giorni di mare calmo in cui è assente il vento. Prelevati dalle piccole imbarcazioni con cui arrivano, di solito sono non più di 8 -10 persone, sfuggono ai controlli dei radar e arrivano in diverse zone dell’isola. Chi a Cala Pisana, chi a Cala Francese. Quando la guardia costiera li riconosce li indirizza e li scorta al porto. Di solito chi fa affari con l’immigrazione, gli scafisti, in giorni cosi parte con un carico di disperati, poi lasciati a metà del percorso in queste piccole imbarcazioni che arrivano facilmente fino a Lampedusa. Prelevati e assistiti sulla banchina, vengono accompagnati presso il Centro in cui rimangono fino a quando la macchina organizzativa non sia in grado di accompagnare a gruppi di 50 – 100 persone, gli immigrati al Porto Nuovo dove vengono imbarcati sui traghetti della Siremar accompagnati dai Carabinieri che forniscono ad ognuno dei ragazzi un sacchetto con del cibo e una bottiglia di due litri d’acqua, come potete vedere nelle immagini.

Le forze dell’ordine e i militari sono molto gentili; i due militi che m’intercettano al di sopra del centro mi chiedono gentilmente i documenti, scusandosi per il protocollo.

Sono lì probabilmente dal turno delle 6.00 che si concluderà alle 13.00 vestiti in mimetica con oltre 40°e protetti solo da una tettoia di quattro metri. Stanno facendo il loro dovere, protagonisti malgrado tutto di qualcosa di enormemente importante.

La città sotto, un’ isola di 9 km, continua la sua vita, brulicante di turisti in cerca di spesieratezza e di relax. Rispetto a qualche anno fa, Lampedusa è più pulita, ordinata. Sono state rimosse le barche (il cimitero delle barche degli immigrati) che si trovava proprio nel centro dell’isola. Ci sono i parcheggi con le strisce blu e sono comparse le indicazioni per andare nelle diverse calette del suo mare stupendo.

Qualcuno mi fa notare che in queste ore a Lampedusa sono saltati tutti i collegamenti. La banda non funziona,i bancomat non vanno, e da tre giorni non raccolgono il vetro. I ristoranti mostrano davanti alle proprie insegne, centinaia di bottiglie di vino. La sensazione che la guerra ovattata di sopra, stia lentamente scendendo a valle. E fare finta di nulla non è più possibile.

In una delle rotonde che porta al mare,vicino la Guitgia, la Guardia di Finanza prepara un posto di blocco. Per strada sento parlare qualcuno che dice: “Forse sta per arrivare Matteo Salvini”. Ah, già, le elezioni sono alle porte. Che il grande spettacolo delle passerelle politiche abbia inizio.

Le immagini del centro di permanenza la mattina di lunedi 25 Luglio alle 10.30, e poi quelle che mostrano gli arrivi sull’isola e i successivi trasferimenti

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CAT: Agrigento

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