Cleveland, la convention GOP, Mr. Donald Trump, gli emoji e l’America che verrà

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19 Luglio 2016

C’è un sottile gioco al massacro che però stentiamo a vedere. E’ nascosto in tutto quel coacervo di divisioni che i nazionalismi ed i populismi stanno alimentando un po’ ovunque. Poi, fuori, là fuori, ci sono alcune formazioni terroristiche di natura jihadista che di queste nostre pulsioni al massacro si alimentano. E ci ingrassano addirittura. Perché guardando un po’ ovunque sembra che il populismo sia oggi un male necessario a cui fare ricorso in questi tempi di politiche fluttuanti, incerte e poco lungimiranti. E via con il tanto peggio, tanto meglio, accettando di fare proprio il gioco che il Daesh preferisce, quello di dividerci e di rinchiuderci all’interno dei nostri perimetri nazionali per arrivare poi ad invocare la necessità di agire militarmente contro le roccaforti del terrorismo internazionale, accettando anche di farci portare tutti ad uno scontro finale che la peggiore retorica jihadista vorrebbe a Dabiq. E magari ci vorrebbe anche tutti, gli uni contro gli altri armati. E con questo non ho detto che contro Daesh non si debba agire. Sto semplicemente dicendo che almeno non se ne dovrebbe alimentare la retorica apocalittica da loro imbastita.

Tante possono essere le letture e le immagini che fanno da contorno a questo stato di cose. Ma credo che la fotografia più calzante della confusione che stiamo vivendo sia la convention del Partito Repubblicano americano che da ieri è in corso in Ohio. Una convention a cui non parteciperà la maggior parte degli esponenti più significativi di quel partito, proprio per non assistere alla scontata incoronazione di Donald Trump a candidato alle prossime presidenziali statunitensi. Un Trump che è diventato nel giro di pochi mesi un caso internazionale per tutta la forza populistica del suo annuncio politico. Un personaggio addirittura visto come un pericolo per la sicurezza internazionale per quella retorica tutta sua di voler far tornare l’America ad essere grande anche facendo, dove necessario, ricordo alla forza militare, magari anche in maniera spregiudicata ed imprevedibile. Intanto per questa convention di incoronazione sono state prese misure eccezionali sia fuori che dentro la sede della National Convention del partito repubblicano. Perché fuori si annunciano disordini e si teme che qualche lupo solitario possa entrare in azione. Ma le cronache del primo giorno di convention per ora sono rassicuranti da questo punto di vista.

Perché  Trump nemmeno i repubblicani lo vogliono. La sua candidatura all’interno della destra statunitense è cresciuta in maniere anomala. Indubbiamente lui e il suo staff ci hanno saputo fare, perché sono riusciti a giocare soprattutto con le paure della gente e con quel senso di frustrazione di tutti coloro che sono ancora fermi nella piramide sociale ai primi gradini, quelli a cui è facile promettere un tozzo di pane in più, tanto in esso vedono comunque un grande vantaggio. Quelli a cui è più facile fare credere che l’immigrato o lo straniero sia la peggiore causa di tutti i mali. Quelli a cui le semplificazioni vanno comunque  bene, perché mettono comunque in pace la coscienza. Trump è cresciuto qui dentro. Dentro l’idea di un mondo senza complessità e senza alternativa rispetto alle ricette che lui stesso propone. In un mondo senza quel contraddittorio dai toni esasperati che sperimentiamo un po’ tutti ogni giorno. Un mondo sostanzialmente senza intelligenza dialettica e politica. Quel mondo che sta celebrando a Cleveland, nello stato dell’Ohio, la sua festa senza compromessi. Per dovere di cronaca provata a ricordare come ha reagito il mondo jihadista alla notizia della vittoria del Brexit.

Ironia della sorte uno dei siti di notizie americani più famosi BuzzFeed ha lanciato un robottino che tramite Facebook Massenger fornisce ai giornalisti informazioni, immagini e video proprio direttamente dalla convention americana del GOP. Provo ad interloquirci, magari facendo qualche domanda scomoda, per esempio sui disordini che ieri mattina avrebbero provocato i delegati anti-Trump alla convention. Perché se buona parte dei repubblicani di ferro ha scelto di non essere presente, vorrei comunque accertarmi che il principio del contraddittorio sia in qualche maniera assicurato. Il robottino per ora pensa e non risponde. Mi chiede con quale emoji descriverei la convention di Cleveland. Metto una faccia disgustata. Mi risponde che è carina la mia risposta.  Intanto nelle orecchie mi arrivano le note di ‘Because’ dei Beatles, con quel suo incedere sinuoso e quasi ironico. Sembra la colonna sonora adatta per questo dialogo impossibile che sto tentando di imbastire con BuzzFeed. Ma risposte per ora continuano a non arrivarne. Perché un dialogo non si può portare avanti a suon di emoji. Intanto è già cosa fatta l’incoronazione di Trump come candidato alle presidenziali di novembre per i repubblicani. Una incoronazione fatta da una convention tutta sua, dove le poche voci dissenzienti sono uscite abbastanza presto fuori dal coro. Come il mio BuzzFeed che continua nonostante tutto a proferire solo emoji.

TAG: Convention GOP, Donald Trump, emoji, GOP, Integrazione, Partito Repubblicano, populismo, Presidenziali Usa, usa
CAT: America

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