
Cronaca
Omicidio Giulia Tramontano, confermato ergastolo per Impagnatiello. Esclusa la premeditazione
Dopo tre ore di camera di consiglio è stato confermato l’ergastolo ad Alessandro Impagnatiello. Confermata anche la crudeltà e l’aggravante del rapporto di convivenza
È in corso oggi, nell’aula al piano terra del Palazzo di giustizia di Milano, il processo d’appello per Alessandro Impagnatiello condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio della compagna Giulia Tramontano e del bimbo che portava in grembo. L’ex barman di 32 anni, presente nella stessa aula in cui è stato condannato il 25 novembre scorso, punta ad una riduzione della pena.
Le richieste della difesa di Alessandro Impagnatiello
Secondo l’avvocata Giulia Geradini, che ha impugnato la sentenza del primo grado, quando il 27 maggio 2023 Impagnatiello uccise Giulia Tramontano nella loro casa di Senago, l’uomo non aveva premeditato l’omicidio: non fu un «agguato», ma un «susseguirsi di errori» senza la «minima pianificazione», sull’onda di un impulso. Non ci sarebbe stata premeditazione e neanche crudeltà, quindi.
I giudici del primo grado invece hanno accolto la tesi dei pm Alessia Menegazzo e Letizia Mannella secondo le quali, Impagnatiello, aveva deciso di uccidere la compagna, incinta di sette mesi, da tempo. A provarlo sono le ricerche che fece su internet sul veleno per topi con il quale nei mesi successivi provò ad avvelenare la compagna, mentre viveva una relazione con un’altra donna, collega di lavoro. Il barman ha detto che con il veleno voleva solo far abortire Giulia, non ucciderla. I giudici non gli hanno creduto.
L’uomo pianificò un «agguato» in casa dopo che Giulia Tramontano aveva smascherato la sua doppia vita e si era incontrata con l’altra facendo crollare «il castello di menzogne» con le quali le «aveva tenute entrambe in scacco». Il barman si sentiva ormai «lo zimbello» dei colleghi e decise così di eliminare Giulia e il suo bambino, accoltellandola alle spalle con «freddezza». Dopo aver nascosto il corpo della compagna per tre giorni in cantina e in garage, lo gettò come un rifiuto nelle sterpaglie tra due file di box non lontano da dove l’aveva uccisa, mentre faceva finta di cercarla dicendo a tutti che lo aveva lascato ed era fuggita.
Le parole dei genitori di Giulia Tramontano
“Vivrai in eterno nei cuori di chi ti ha sinceramente amata, ai quali hai donato la tua infinita dolcezza, gentilezza e bellezza” sono le parole di papà Franco accompagnate da una foto in primo piano al mare della ventiseienne. “Cinque per sempre. Proprio così per sempre. Oggi più che mai” è, invece, la frase che completa un ritratto di famiglia postata sui social dalla madre Loredana Femiano.
In aula, la procura generale rappresentata dalla sostituta procuratrice generale Maria Pia Gualtieri è pronta a ribadire la richiesta di ergastolo. Per la Gualtieri esistono “tutti gli elementi di natura cronologica e ideologica sulla volontà di uccidere Giulia e il bambino che portava in grembo proprie della premeditazione”. Impagnatiello viene descritto come “un uomo che ha ingannato due donne, che addirittura arriva a mostrare un falso documento di Dna per dimostrare che il figlio non è suo, che mente agli inquirenti dicendo che non ha il box. E’ enorme la quantità di bugie riferite”. In lui non c’è nessun pentimento. “Anche a volervi cercare con forza gli elementi positivi non ci sono: ha mentito sempre, ha simulato l’esistenza di Giulia mandando messaggi, ha ucciso con premeditazione Giulia e il suo piccolo, non merita le circostanze attenuanti generiche”. Quella di Impagnatiello “è una sentenza giusta – conclude nel suo intervento breve e incisivo la pubblica accusa – anche nella richiesta della massima pena e confido che la corte d’appello la confermi”.
La decisione: ergastolo confermato ad Alessandro Impagnatiello. Esclusa la premeditazione
Tutto è stato confermato: ergastolo anche in appello, ma con una parziale riforma della sentenza primo grado. È stata infatti esclusa la premeditazione ma sono state confermate le aggravanti della crudeltà e del rapporto di convivenza. Nel corso dell’udienza la difesa ha chiesto di poter accedere a un programma di giustizia riparativa su cui però si deciderà in seguito.
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