Diritti
Il dramma abitativo, l’ingiusto potere dei creditori e la tragedia di Castel D’Azzano
Per la tragedia di Castel D’Azzano non ci sono né scuse né attenuanti, ma non ci si può esimere da una riflessione più ampia sulla questione abitativa e, aggiungerei, sul sistema di concessione e riscossione del credito nel nostro Paese, come del resto nella maggior parte nei Paesi occidentali. Questo è quanto, forse maldestramente ma a buon diritto, ha cercato di ricordare l’europarlamentare Ilaria Salis con il suo condivisibile commento: “Alla radice di quei gesti disperati e terribili c’è una questione sistemica: la negazione di un diritto fondamentale, che genera sofferenza e disagio in fasce sempre più ampie della popolazione”. Qualche settimana fa un anziano si era gettato dal balcone a Sesto San Giovanni perché l’ufficiale giudiziario stava per sfrattarlo dalla sua casa che era stata pignorata.
Non occorre ricordare che comprendere e spiegare non significa giustificare, ma le reazioni sdegnate che si sono sollevate dai politici di destra fino alla polizia di stato (!) sembrano ignorare questa semplice distinzione. I gesti estremi dovrebbero fornire lo spunto per chiederci se, modificando alcuni aspetti delle regole della nostra convivenza, si potrebbe estirpare alla radice la stessa possibilità che persone in grave difficoltà psicologica e umana compiano gesti estremi come questi. Da quanto sembra emergere, i fratelli Ramponi, autori della terribile strage di Castel d’Azzano, avevano contratto un debito con una istituzione finanziaria nel 2018 e, non essendo riusciti a onorare la restituzione, la loro azienda agricola stava per essere pignorata, lasciandoli così privi di un tetto e dell’unica fonte del loro sostentamento, che traevano dal piccolo possedimento terriero e da qualche capo di bestiame. Che questo sia ingiusto, più ingiusto della mancata restituzione di un finanziamento è palese ed evidente. Nel nostro Paese la legge è troppo spudoratamente sbilanciata sulla tutela del creditore e se passerà la scellerata normativa che consente di rendere esecutivi i pignoramenti senza passare da un giudice, renderà il creditore praticamente onnipotente nei confronti del debitore. Una legge più equa prevederebbe che alcuni beni fondamentali, tra cui la propria abitazione principale, non possano essere MAI oggetto di pignoramento.
Quando un istituto di credito concede un finanziamento lo fa a proprio rischio e pericolo ed esistono strumenti assicurativi che possono coprire il danno eventuale in caso di mancata restituzione. La legge dovrebbe prevedere che gli istituti di credito si auto-tutelino stipulando una polizza assicurativa obbligatoria che li risarcisca in caso di gravi e comprovati motivi (inclusa la perdita del lavoro, la malattia, ecc.) che rendono il creditore incapace di restituire il dovuto e qualora l’unico bene pignorabile disponibile sia (o resti) la casa di abitazione. Considerando l’ammontare degli interessi che gli istituti di credito incassano sulle rate dei finanziamenti, sono abbastanza certo che non andrebbero in rovina se stipulassero obbligatoriamente una polizza “di ultima istanza”. Se non fossero dimostrabili gravi e comprovati motivi, il giudice potrebbe disporre un pignoramento automatico di una percentuale ragionevole di qualsiasi somma entri nelle casse del debitore fino all’estinzione del debito.
Se l’istituto di credito, anche in questo modo, non riuscisse a incassare quanto gli spetta, questo è semplicemente parte del rischio a due sensi che la stipulazione di un contratto di finanziamento comporta. Non è concepibile che tutto il carico del rischio sia sulle spalle del debitore, che, se gravato da disturbi psichiatrici o depresso, può arrivare a concepire gesti estremi come far saltare in aria la propria casa uccidendo persone innocenti inviate dallo Stato a garantire che comunque, alla fine, a perderci qualcosa non siano mai le sacre banche. Sono consapevole che esistono procedure per gestire il sovraindebitamento ma, ironicamente, attivarle richiede svariate migliaia di euro, una cifra di cui è inverosimile che qualcuno che si getta dal balcone o fa esplodere casa propria, come a Castel d’Azzano, disponga.
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