King Hannah live Monk Roma

Diritti

La guerra dei sessi e la politica che non c’è

Il centro culturale Monk non ha gestito l’ultimo episodio della guerra dei sessi, in cui tutti sembrano aver perso la dimensione politica ed essersi abbandonati alle reazioni isteriche.

11 Luglio 2025

Mentre scrollavo i social, ho notato molti commenti negativi sotto la promozione del nuovo concerto dei deliziosi King Hannah al Monk di Roma. Per un attimo, ho pensato che il problema fosse la band di Liverpool. Invece, il bersaglio era il Monk, che non ha gestito l’ultimo episodio della guerra dei sessi. Una guerra in cui tutti sembrano aver perso la dimensione politica ed essersi abbandonati alle reazioni isteriche.

 

Lo sportello per i maschi maltrattati

Il Municipio VI, nell’estrema periferia Est di Roma, quella delle cosiddette “Torri”, è l’unico amministrato dalla destra di governo. Qui, Nicola Franco, il minisindaco di Fratelli d’Italia, ha aperto uno sportello per uomini maltrattati. Chiaramente, a Franco non gli interessa minimamente di aiutare chi subisce violenza, L’obiettivo è parificare la violenza di genere, strumentalizzando i casi in cui la vittima è un maschio, per poter affermare che gli uomini sono vittime tanto quanto le donne. Quindi, non c’è nessun problema legato alla cultura patriarcale.

Il preciso disegno politico vuol negare che le donne la stragrande maggioranza delle vittime di violenza, perché questa società si basa su una cultura patriarcale. Le femministe hanno ovviamente reagito, dall’associazione Differenza Donna, alla senatrice PD Valeria Valente, fino all’assessora alle pari opportunità del Comune di Roma Monica Lucarelli.

Ma c’è un ma. Politici navigati avrebbero dovuto capire che quella di Franco era una polpetta avvelenata, per cui le parole di risposta dovevano essere ben pesate. Invece, prendiamo ad esempio il post di Valente, che sembra accusare tutto il genere maschile e negare che una donna possa essere violenta. In realtà, Valente vuole specificare che le istituzioni devono combattere in maniera culturale la violenza patriarcale dei maschi verso le donne. La violenza di una donne verso un uomo è un fatto singolo grave, ma non un problema culturale e non ha proporzioni tali da giustificare l’apertura di centri appositi.

Valente sottintende tutto questo e il post diventa all’apparenza irragionevole. Scatena così una valanga di commenti arrabbiati e violenti (la cosiddetta “shitstorm”) e pure un esposto pretestuoso alla procura da parte di tale avvocato Angelo Pisani, campione dello slogan farlocco “la violenza non ha genere”.

 

Dis-pari

In questo bel clima disteso si inserisce un evento che avrebbe dovuto tenersi al Monk il 9 luglio, “Dis-pari”, organizzato da tre personaggi eterogeni, l’insegnante Yasmina Pani, l’artista Immanuel Casto e il pianista Leonardo Laviola. Chi sono?

Adoro Immanuel Casto da tempo immemore, sono un grande fan delle sue provocazioni e lo apprezzo anche in ambiti di divulgazione, come nella bellissima video intervista concessa al bravo Raffaele Danna per quel grande progetto che è Pandora Rivista. Conoscendolo bene, posso però affermare che non è avvezzo alle dinamiche politiche, che spesso cozzano con la sua razionalità. Gli altri due non li conoscevo. Ho spulciato qualcosa sui social per capire che Laviola è un’altra persona pacata e razionale, ma, come Casto, non è un politico.

Yasmina Pani ha invece un approccio più aggressivo di critica verso il mainstream femminista. Lo accusa di presentare i dati in modo sbagliato e di aizzare il pubblico contro gli uomini, che non sarebbero così colpevoli come vengono dipinti dai media. Nelle sue parole c’è un fondo di verità, ma il modo di esporre queste idee diventa solo funzionale alla destra di governo, che vuole occultare i danni della cultura patriarcale.

Si scaglia così contro Valeria Valente e Differenza Donna, colpevoli di essere contrarie allo sportello per maschi maltrattati. Pani presenta questa iniziativa come neutra, che aggiunge una politica antiviolenza, senza togliere niente al movimento femminista. Lo fa con toni aggressivi, glissando sulla violenza patriarcale. Il suo approccio, che vorrebbe essere il più possibile razionale, diventa un assist a chi vuole portare indietro le lancette della storia.

 

Il patatrac

In pratica, l’evento “Dis-pari” voleva parlare di temi dell’identità di genere con un panel variegato, ma problematico. Comprendeva pure Fabio Nestola, tra i principali difensori del maschilismo, che passa il tempo a postare su Facebook le malefatte femminili, come Matteo Salvini fa con quelle dei migranti.

Pochissimi giorni prima, il Monk decide di cancellare l’evento, affermando che non si erano resi conto delle personalità che partecipavano. Diventa un autogol clamoroso. Una follia pura, che profuma di becera censura e appare legata alle critiche di Pani verso i movimenti femministi vicini al centrosinistra. Il Monk avrebbe potuto rettificare tranquillamente organizzando un evento diverso, invece ha scelto la strada più stupida.

Pani reagisce denunciando tutto il mondo femminista di fascismo, mentre si scorda completamente delle minacce e querele ricevute da Valente. Fortunatamente, personalità sagge come Vera Gheno e Loredana Lipperini hanno scritto un post di sostegno allo svolgimento dell’evento, pur avendo idee opposte a Pani.

 

Da dove ripartire?

Una polpetta avvelenata lanciata da un amministratore di destra ha quindi generato un’isteria collettiva che squalifica le battaglie di tutti. Mentre la destra sa fare i propri interessi, pochi a sinistra hanno pensato ai danni politici delle proprie azioni.

Forse, sarebbe il caso di rifiatare, riazzerare tutto e provare a intavolare un dialogo civile. Magari, possiamo partire dalle parole di Francesca Cavallo, intervistata da Francesco Costa nel podcast Wilson.

Cavallo è da sempre all’avanguardia nel forgiare bambine ribelli capaci di sconfiggere il patriarcato. Recentemente, ha provato a mettersi nei panni di chi deve crescere un maschietto, studiando i danni che il patriarcato fa sugli uomini. Che non sono sicuramente la violenza di genere. Questa rimane quasi esclusivamente da parte degli uomini sulle donne. Ricordiamo che i dati parlano di un quarto delle donne italiane vittima di violenza da persone che non sono i partner (dato più alto della media europea, mentre la violenza dei partner è sotto la media).

Il patriarcato reca danni ai maschi in termini di bullismo e di prevaricazione. I maschi abbandonano prima la scuola, si uccidono di più tra loro, soffrono di ansia sociale e da dipendenze di sostanze. Tutto questo per delle regole che ci siamo autoimposti e oggi sono completamente assurde. In pratica, il patriarcato ci dà un potere che usiamo per autodistruggerci e sottomettere le donne.

Il femminismo non deve quindi colpevolizzare tutti i maschi solo perché appartengono a quel genere, né giustificarli ricercando le responsabilità delle donne. Ma, educare i genitori a crescere dei maschi consapevoli, che possano migliorare le condizioni di vita di tutti, cedendo un potere vecchio e stupido, nel pieno rispetto delle diversità di ognuno. Mi pare un’ottima lezione. Siamo pronti a riceverla?

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