
Giornalismo
Adolescenti e smartphone, esiste una difesa?
Quanto è dannoso lo smartphone? È giusto vietarlo ai più giovani? Quali i rischi? A che età è giusto concederlo?
Questi sono solo alcuni dei quesiti che affliggono molti genitori su un tema complicato. Ci si muove in ordine sparso, alcuni impongono scelte radicali e vietano l’uso dell’insidioso oggetto, altri pongono limiti, c’è chi (siamo sinceri anche per comodità) lascia piena libertà e spera in un auto regolamentazione dei giovinastri, che quasi mai arriva. Le notizie sui danni causati da un uso improprio arrivano dirompenti e frequenti, tanto da scuotere le coscienze delle famiglie, delle scuole e anche della politica. Il Ministro dell’istruzione Valditara si fa portavoce di una raccomandazione europea avanzata formalmente nei giorni scorsi che scoraggi l’uso degli smartphone in classe in tutte le scuole primarie e secondarie di primo grado dell’Unione, fino ai 14 anni, perchè oltre al calo del rendimento scolastico l’uso eccessivo viene riconosciuto come una delle principali cause di isolamento sociale tra i giovani.
Da genitore, sono reduce da un incontro organizzato dalla scuola di mio figlio che frequenta la prima media, dove una psicologa esperta ha cercato di sensibilizzare i tanti genitori presenti, soprattutto mamme (ma i papà dov’erano? Ah si forse in tv c’era una partita di calcio…). Ripensando alle due ore abbondanti di tempo investite in tarda serata, non riesco a dare un giudizio sull’esito dell’incontro promosso con le più lodevoli intenzioni.
Si parte con un pippone su cos’è internet, quando e come nasce, le logiche e gli interessi della “rete” creata e affollata dalle Big Tech che saccheggiano dati personali a proprio uso e ben remunerato consumo, si passano in rassegna i più antichi strumenti hardware fino ad arrivare ai più recenti device considerati il male assoluto per i nostri figli, il braccio armato delle multinazionali che li hanno inventati e concessi in uso ai nostri ragazzi con una logica esclusivamente economica che cozza con qualsiasi idea educativa, se mai ci fosse stata. Secondo pippone: la privacy e la responsabilità di chi è autorizzato all’accesso alla rete che non può essere sicuramente il pre adolescente minorenne ignaro del potenziale rischio che può mettere in difficoltà legali il genitore per un uso improprio.
Un po’ di cultura legale in effetti non fa male, magari anche qualcosa meno visto che intanto un’ora abbondante della serata se n’era già andata. Si continua su questa scia, si elencano episodi di bullismo, di raggiri economici, di abusi da parte di chi si finge coetaneo dell’utilizzatore con intenzioni tutt’altro che nobili, oppure raffigurazioni plastiche di personaggi famosi, solo sulla rete, non proprio da prendere come esempio. L’ora si fa sempre più tarda, comincio a vedere qualche comprensibile sbadiglio da parte di una platea che forse a questo punto si aspetterebbe qualche indicazione pratica su come e cosa fare per difendersi dal male raccontato e che non va messo in discussione. Illusi. Non finisce qui, si passa all’elenco dei danni fisici e cerebrali che influenzano sia il corpo che la salute mentale, non li elenco, la famigerata “rete” è piena di indicazioni che se lette nella totale interezza verrebbe voglia di prendere il telefono e utilizzarlo come frisbee contro un muro, vince chi lo disintegra prima. Si prova la stessa sensazione di quando prima di assumere anche un semplice farmaco da banco si legge il bugiardino concentrandosi sulle controindicazioni, conclusione: meglio tenersi la nevralgia o il mal di testa.
Cala la palpebra, i consigli pratici non arrivano, se non quelli noti a tutti: non fatelo usare (facile a dirsi, impossibile a farsi), se proprio limitatene l’uso, inibite certi social, si ma quali sono i più pericolosi? Occhio ai video, certo, difficilmente i nostri giovinastri guardano Peppa Pig o Dora l’esploratrice.., attendiamo qualche consiglio pratico, indicazioni su come controllarne l’uso, blocco a tempo, parental control, divieti programmati ecc… nulla di tutto questo, nel frattempo arriva quasi la mezzanotte, forse ci sarà un’altra puntata, speriamo.
Tema complicato che va approfondito, in verità qualsiasi informazione è utile allo scopo, una maggiore sensibilità aiuta, ciò che non aiuta è sicuramente un uso smodato dell’oggetto da parte di molti genitori che non mancano di farsi fotografare in ogni dove, al massimo dello splendore, spesso ritoccato, per apparire quello che si vorrebbe essere ma, ahimè, non lo si è più, per poi dare in pasto alla famigerata “rete” la propria immagine. Destinatari? Una comunità di riferimento e magari sconosciuti da incuriosire, una compagnia virtuale di cui purtroppo fanno parte anche i nostri figli.
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