Giornalismo

Caro Gramellini, cambia caffè

Lo chiami “caffè”, ma è buonsenso solubile. E a forza di non scegliere, ci stai raccontando un paese che non c’è

11 Giugno 2025

Sono masochista. E così alla mattina mi faccio male: ti leggo. Hai quella tua tazzina tiepida tra le mani, Gramellini. Sempre la stessa. Decaffeinato, con mezza tazzina di latte e acqua tiepida. Forse un colorante, per quel marroncino chiaro che dovrebbe sembrare caffè. Non odora. Non spinge. Non morde. Un rituale educato che non fa sangue non lascia segno. Ma intanto si insinua. Con la grazia delle cose che sembrano innocue e invece intorpidiscono.

Oggi, come spesso accade, hai scelto la scuola. La maestra che corregge l’alunno scrivendo “parma” e “matera” in minuscolo. I genitori che insorgono. Tu che galleggi nel mezzo, con il sorriso da terzista. Non entri. Sfiori. Non analizzi. Accenni. Non dici nulla, ma lo dici bene. Come un artigiano dell’ovvio con licenza poetica. Hai avuto professori “psicopatici, mollaccioni e severi ma giusti”. Hai avuto un padre che dava ragione agli insegnanti. Hai avuto la vita in formato editoriale. Conflitto minimo, nostalgia dosata, morale implicita. E il tuo colpo di scena è sempre lo stesso: “serve una terza via”. Una frase che pare una conquista e invece è una resa. Perché tu non stai nel mezzo. Tu stai ai bordi. Sotto la bandiera bianca del buonsenso, che non prende mai posizione e applaude sé stesso mentre si specchia.

Ti ostini a cercare armonia, ma ti dimentichi che la realtà non è armoniosa. È ingiusta, a volte crudele. Soprattutto nelle scuole, dove la violenza non è solo nei voti ma nello sguardo, nell’umiliazione che si fa sistema, nell’incapacità di educare chi educa. Tu lo sai, ma preferisci la mediazione. E così ci racconti un’Italia che non esiste. Un paese dove tutto può aggiustarsi con un po’ di misura, un po’ di nostalgia e un po’ di latte nella tazzina. Ma non si aggiusta niente, Massimo, se non si nomina la ferita.

E allora ti chiedo: hai mai pensato di scrivere un giorno qualcosa che faccia tremare? Qualcosa che non sia condivisibile, ma necessario? Hai mai avuto voglia, anche solo una volta, di spezzare la tazzina? Perché a furia di decaffeinato, finiamo tutti per addormentarci. E quando ci svegliamo, non c’è più niente da dire. Solo da bere. Ma è acqua.

 

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