Giornalismo
L’odio non è un pazzo. È una strategia
Risposta non richiesta all’editoriale di Walter Veltroni sul Corsera del 15/06/2025
Ci sono parole che non si possono dire nei giornali borghesi. Parole come “colpa”, “responsabilità”, “disprezzo”. Si preferisce un’altra parola, sempre utile, sempre pronta: pazzia. È la parola-medicina. La parola-cuscino. Quella che ci salva dalla domanda vera: chi ha armato quella mano?
L’editoriale di Walter Veltroni sul Corriere è composto, intelligente, prudente. Ma troppo prudente.
Racconta l’orrore di Minneapolis, l’assassinio di una deputata democratica e di suo marito, il ferimento di un senatore e di sua moglie, l’irruzione in due case private da parte di un uomo vestito da poliziotto. Poi ci dice che “lo troveranno” e che “era forse un pazzo”. Ecco. Di nuovo quel verbo: forse. Di nuovo quell’aggettivo: pazzo. Come se fosse una parentesi statistica. Come se bastasse archiviarla sotto la grande etichetta dei disturbati. Come se ogni gesto politico potesse essere ripulito dalla politica. Ma la violenza politica non nasce da sola.
È costruita. È coltivata. È preceduta da linguaggio, da slogan, da nemici immaginari. È fatta di podcast, tweet, editoriali, dibattiti, falsità, negazioni, riduzioni.
Non è figlia del caos. È figlia di una grammatica. Veltroni lo accenna, poi torna indietro. Cita Bannon, le frasi sull’epurazione, l’amnistia concessa ai “pazzi” di Capitol Hill. Ma poi chiede solo “toni più sobri”, “rispetto delle regole”, “raffreddare il clima”.
No.
Non si raffredda un incendio con le buone maniere. Non si spegne il fuoco fascista dicendo “torniamo al fair play”. Non si affronta l’odio dissimulando l’odio. Perché oggi il vero attacco alla democrazia non viene solo dalle pistole. Viene dalle parole. Dall’inquinamento semantico. Dal trasformare ogni avversario in un nemico. Ogni giornalista in un complice. Ogni legge in un inganno. Ogni fatto in un’opinione. È lì che si preparano le stragi. Non solo nei garage pieni di armi, ma nelle redazioni piene di cinismo. Nei talk show. Nei meme. Nei “ma anche”. Veltroni chiude dicendo che “l’odio può diventare violenza”. È vero. Ma oggi bisognerebbe aggiungere: l’indifferenza, invece, diventa complicità.
Devi fare login per commentare
Accedi