Letteratura
Ritorno a Reims, un libro che parla a noi
Dopo la morte del padre, Didier Eribon ritorna a Reims, sua città natale, e riscopre il mondo che ha lasciato dietro di sé trent’anni prima
Nel 2009 Didier Eribon scrive un libro autobiografico, Ritorno a Reims, che parla a noi oggi. È un libro di indagine sociologica e di teoria critica, interessante per chi guarda alle scelte politiche della sinistra nel mondo contemporaneo e per chiunque abbia sperimentato come l’identità sessuale possa scontrarsi con altre parti della propria identità.
Didier arriva da una famiglia comunista di una città tra Parigi e Lussemburgo, studia, litiga con la famiglia, con il padre, se ne va, ha successo, diventa editorialista di una famoso giornale militante, scrive libri, è l’intervista biografia con il padre dell’antropologia Claude Levi Strauss.
Un giorno il padre muore e torna a casa
e scopre che tutti i suoi amici rimasti lì, il suo mondo comunista e delle lotte sociali appoggia la Le Pen. Perché?
Che la solidarietà di classe si è trasfigurata in odio e razzismo contro il proletariato immigrato, chi era in prima fila ai seggi elettorali, molti oggi non votano più. Perché?
Lui stesso si rende conto di provare vergogna sociale a ricordare la sua origine popolare, mentre con orgoglio rivendica il suo essere gay. Perché?
E se il razzismo fosse anche la regressione e l’ultimo atto di autodifesa di un mondo che si sente ai margini, incompreso e in ascoltato?
Forse rispondere a queste domande spiegherebbe insuccesso e il peso del no alla cittadinanza agli. immigrati, più di infantili analisi autoconsolatorie o che scaricano la responsabilità su gli elettori che non hanno capito.
Temo invece che gli elettori abbiano capito benissimo.
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