Italia

Uccidono perchè non sanno perdersi

Dai figli che uccidono i genitori ai femminicidi; ciò che chiamiamo violenza nasce da un’origine recisa

19 Giugno 2025

Continuano a moltiplicarsi i casi in cui un ragazzo giovanissimo uccide. Uccide il padre, la madre, sempre più spesso una ragazza o una ex. Parliamo di disagio, di mancanza di dialogo, di educazione emotiva. Ma qui non siamo in presenza di un episodio. Siamo dentro una tragedia originaria. Sono giovani, sì. Ma troppo giovani per amare davvero. Perché non sono mai stati separati da ciò che li ha generati. Troppo giovani per capire che l’altro non è un prolungamento di sé. Troppo tardi per imparare a perdere. L’unico modo per spezzare il legame è distruggere.

Non è un problema sociale. È una questione simbolica. Dove manca il padre — non come figura, ma come funzione di separazione — tutto resta incollato. Il desiderio non prende forma. L’identità non si costruisce. Il legame diventa simbiosi, e talvolta, possesso o morte. Questi ragazzi non sanno amare. Ma non per colpa loro. Perché nessuno li ha separati in tempo. Perché la parola, nella loro crescita, è stata sostituita da un’eco. Perché la madre è diventata troppo madre. Perché il padre è diventato troppo poco. Perché nessuno ha detto loro che si può amare solo quando si sa perdere.

L’omicidio non nasce dalla rabbia. Nasce dall’impossibilità di perdere senza dissolversi. Quando l’altro — madre, donna, corpo, voce — non è più qualcuno, ma tutto. E allora, se mi lasci, muoio. E se muoio, ti porto con me. Questi gesti non sono follia. Sono l’effetto ultimo di un’origine sbagliata. Un’origine che non ha tagliato. Non ha lasciato spazio. Un’origine che ha confuso presenza e salvezza. E che produce figli non nati, che si illudono di diventare adulti solo uccidendo ciò che li ha generati.

Serve uno sguardo più profondo. Non una cura, ma una lingua che torni a incidere. Non un protocollo, ma una parola che sappia separare. Perché finché chiameremo amore ciò che è confusione, e continueremo a ritenere la violenza un’emergenza anziché una forma estrema di appartenenza malata, questi delitti aumenteranno. E ancora ci chiederemo perché. Ma la risposta è già lì, nelle relazioni che non tagliano, nei legami che non fanno posto, nelle famiglie che non sanno più separare senza distruggere.

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