Il modello Milano ha goduto di un ampio consenso. E adesso?

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Beppe Sala al suo posto per una città estesa, resiliente e ibrida. Milano verso una Europa-Mondo

Il Sindaco Sala al suo posto per una città estesa, resiliente e ibrida: partecipata, solidale, inclusiva e coesa.
Milano città-regione interfaccia dinamica e frattale di una Europa-Mondo

22 Luglio 2025

Milano, il rilancio di Sala per passare dalla città specializzata alla città ibrida e solidale “oltre” il mattone.

Si può essere in disaccordo con il “disegno di città” di Beppe Sala diviso tra attrazione di investimenti e talenti (ricercatori, manager, studenti, artigiani) ed equità (case popolari, sicurezza, riqualificazione delle periferie, verde). Oppure, non condividere il progetto di riqualificazione urbana del “club” Manfredi Catella perché troppo squilibrato verso i ceti medio-alti e poco verso una edilizia sociale-popolare. E’ infatti un mix di queste traiettorie che andrebbe valorizzato, ma quale ? Certo non possiamo “condannarli” per questo se non rileviamo reati, non tanto di corruzione della quale non sembra emergere traccia, ma anche di scarsa trasparenza su una faglia “interpretativa” di crescita della città tra densità agglomerativa e ambiente seppure a ridosso di un perimetro non neutrale di smart city. Se un errore (“veniale”) hanno commesso sia gli uni che gli altri (a rappresentare sinteticamente il “potere politico” da un lato e gli “interessi economici” dall’ altro, sapendo che si tratta di un ecosistema ben più complesso e ben più largo e penetrante) tra politica e affari è però non aver coinvolto la “città estesa”, “i milanesi allargati” come avrebbero potuto e dovuto per un coinvolgimento attivo in un progetto che vuole essere trentennale.

Perché intanto la città è cresciuta, si è allargata e densificata (anche gentrificata) e le maglie della Città Metropolitana sono li a testimoniarlo con l’arrivo anche di imprese globali e con queste di qualche centinaio di multi-milionari (esito e non leva di crescita) e l’arrivo di giovani ricercatori (pur non compensativi di quelli che se ne vanno con migliaia di giovani sottopagati e sottoutilizzati). “Attrazione fatale” in una “Città – Regione” da una rete spessa di neo-manifattura digitale, servizi e scienza con un frullatore della conoscenza di 8 (+4) Università specializzate e multidisciplinari (sottoutilizzata anche per miopie accademiche, regionali, nazionali) che cominciano ad integrare (seppure in grave ritardo) i loro progetti globali dell’area STEM e non solo. Certo si poteva fare di più e meglio, ma la differenza tra questa Milano e quella (pre/post) “tangentopoli” di 33 anni fa si può apprezzare con il contributo sia di amministrazioni (prima) di centro-destra e poi di centro-sinistra (dal “salto arancione” di Pisapia al neo-capitalismo sociale e partecipativo-solidale di Sala) nella visione consolidata dagli eventi globali da Expo 2015 alle Olimpiadi Milano-Cortina del 2026 come giusta e attesa purché non ridotta al “mattone”.

Perché entrambe con un “aggancio” alla rete istituzionale delle tecno-scienze con Mind gemmato da Arexpo prima (che ora sta sorgendo attorno all’Albero della Vita di Rho-Pero li radicato) e gli studentati che “popoleranno” il villaggio Olimpico vista la forte scarsità (colposa e distratta). Va considerato che la politica  nelle democrazia è da almeno due decenni in crisi nella composizione degli interessi, ormai entrati direttamente in politica senza mediazione da Occidente (Trump-Elonomics docet) a Oriente (oligarchie), dalle Alpi alle Piramidi facendo esplodere il “conflitto di interesse” in molteplici settori (digital e social world) e certo nell’esplorazione delle soluzioni abitative alla gentrification o del contrasto tra centri e periferie, alle diseguaglianze (di reddito, scolarità, sanità, casa). Abbiamo fatto meno (e male) su case popolari e verde spinti dalla “verticalità” per minor consumo di suolo. Ma certo il “quantum” pesa e la direzione da riprendere è quella della mobilità soft, delle ciclabili e reti di “macchie verdi”, della sicurezza e della casa. Che stanno crescendo anche se serve molta più densità con la leva del mix abitativo (e di servizi prensili) tra ceti medio-alti (che salgono in altezza) e ceti medio-popolari che vivono in orizzontale nella gentrification verso modelli “non agglomerativi” (vedi Londra, Parigi, Montreal) con “frattali di reti di servizi condivisi e accessibili“. Ricordando che questa è – e rimane – la neuro-chiave demografica, generazionale e strategica di una Milano che si fa guida morale e materiale di una Nazione nell’Europa-Mondo. Ora c’è un piano da 10 mila alloggi avviato (poco) ma serve accelerazione e visione “regionale”.

Preformando e prefigurando la famosa città dei 15 minuti di Moreno, integrando quartieri, culture e visioni urbane come mix creativi e solidali. Insomma, Beppe Sala aveva (e ha) una visione di città dinamica e attrattiva che viene da lontano, ma possiamo chiederci se: l’immobiliarismo d’assalto poteva (e doveva) essere accompagnato meglio verso nuovi modi di abitare non misurando tutto in mc ma nelle qualità urbane  e solidali di cui sono vestiti con la leva della rigenerazione e del rammendo – direbbe Renzo Piano  – in modi ambientalmente e socialmente responsabili (?) Soprattutto riducendo gli “squilibri” – rilevati da una indagine dell’Università di Milano – tra responsabilità procedurale e rendicontazione dei risultati, con quest’ultima largamente insufficiente  e necessariamente migliorabile viste le competenze disponibili perché la crisalide non volga al calabrone (appesantito da rendite di posizione e diseguaglianze) ma alla farfalla, leggera e flessibile come un drone nelle nuvole sopra S.Ambrogio. Per risolvere o mitigare “squilibri” anche di “conflitto di interesse” ( “fisiologico” nei sistemi urbani complessi) che la Governance Sala ha cercato di contenere assumendosi anche i rischi “interpretativi e di azione ” di una legislazione nazionale sulle grandi città farraginosa e spesso grigia ora “impantanata” in Parlamento tra “opposti estremismi”.

Una visione di Riformismo Civico per una Città-Mondo Metropolitana ?

Ecco perché Beppe Sala – e la sua Giunta – vanno sostenuti e sospinti in avanti per riagguantare il futuro e i suoi potenziali con una “visione strategica di una città che si è globalizzata senza straniamenti” inserendola nella rete delle grandi città europee (pur di scala piccola ma già “grande”) pagando anche i prezzi di una accelerazione che ha polarizzato redditi , competenze e stili di vita e poi “depotenziata” riducendo inclusione, coesione e sostenibilità. Un sentiero che va ripreso verso una città “ibrida” tra ricerca, tecnologia e finance services innovativi (corporate e retail) uscendo dalle troppe trappole idiosincratiche del mattone tra politica e affari, canalizzandole. Accendendo la fibrillazione di centinaia di start up innovative innervate nei “corpi pesanti” di una rete integrata di atenei dinamici “coo-petitivi” e che possano abbeverare il corpaccione delle medie imprese e delle ragnatele di PMI riducendo i costi di “innovazione di gregge”. Facendo ripartire dunque un riformismo civico post-ambrosiano per una politica che torni al centro mobilitando beni comuni, cuore e cervello di alleanze pubblico – privato con un nuovo “motore ibrido ” di una Milano “non da bere” ma di una “resilienza consiliente“.

In attesa che la magistratura faccia il suo lavoro e la giustizia il suo corso. Le dimissioni dell’Assessore Tancredi sono un “atto sacrificale e coraggioso” come fiducia verso la magistratura e la sua città perché possa mantenersi in volo ma non da calabrone. Perché la Magistratura ci dirà – purtroppo con tempi non brevi – dove e se (eventualmente) sono stati commessi reati e di quale entità, nell’interesse di chi e per quali transazioni se ci fossero state, e/oppure con quali perdite eventuali di oneri di urbanizzazione (questione giudiziaria oltre che politica) e dunque con quale sottrazione di equità nella crescita, che però è questione “politica” e non giudiziaria. Inoltre, se eventuali reati si sono rivelati “distorsivi o sottrattivi” del disegno originario che era stato condiviso lo vedremo ma servirà tempo. Solo un quadro siffatto ci consentirà di formulare una valutazione giudiziaria distinta da quella politica e capire se la direzione trasformativa avviata può continuare e con quali eventuali “correzioni”. Evidente che alcuni adattamenti in corso si possono e devono apportare e “Il Soldato Sala” può (e deve) esserne ancora il “garante” anche perché eventuali alternative significherebbero solo caos nell’immobilità e perdite di capitale reputazionale che non possiamo permetterci in particolare con una politica litigiosa e senza leadership, oltre che con poche idee.

Recuperando in particolare su coesione e inclusione come “cervello organicista di un urbanismo ibrido” di una Milano dinamica tra questione abitativa e questione ambientale, tra sicurezza e mobilità, tra servizi e nuova finanza (post) manifatturiera nella sostenibilità anche per preparare il terreno alla prossima consiliatura. Mantenendo un forte radicamento in un mood ambrosiano rinnovato tra ibridazione e trans-disciplinarietà (intersettoriali, interistituzionali e intergenerazionali) come “elisir di lunga vita” di un emergente metabolismo urbano di innovazione sociale e di reinvenzione di un esperimento collettivo di riformismo civico e dei diritti. Milano come “scambiatore di energia” (rinnovabile) e leva di ibridazione tra Città Metropolitana, Nazione ed Europa-Mondo, laboratorio di nuovo umanesimo per una nuova democrazia per una convivenza tra molteplicità e diversità, nella convergenza tra solidarietà e creatività.

Questa la sfida da cogliere con pragmatismo contro ideologismi e populismi diffusi!

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