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Gaza, oltre 64.000 morti. Herzog ricevuto da Papa Leo XIV. Mobilitazioni in Italia e appello del mondo arabo

Sale il numero delle vittime in Palestina, l’esercito israeliano intensifica gli attacchi. Intanto il presidente israeliano Herzog è stato ricevuto in Vaticano. Meloni risponde a Schlein: “Meglio usare canali già attivi ma proteggeremo gli italiani sulla Flotilla”

4 Settembre 2025

Interi nuclei familiari sono stati cencellati mentre l’esercito israeliano intensifica gli attacchi su Gaza City e su accampamenti improvvisati in tutta la Striscia. Dall’alba di ooggi  si contano almeno 45 morti palestinesi, di cui 28 solo nella città di Gaza. I bombardamenti hanno interessato anche le aree centrali e meridionali, dove alcune vittime sono state registrate tra i civili in cerca di aiuti umanitari.

Secondo l’ultimo aggiornamento diffuso dalle autorità sanitarie locali, è salito a 64.231 il numero delle vittime dall’inizio dell’offensiva israeliana il 7 ottobre 2023, con 161.583 feriti. I dati, che non distinguono tra civili e combattenti, indicano una media quotidiana di oltre 200 morti. Solo nelle ultime 24 ore, si contano 17 vittime e 174 feriti. Più del 30% dei morti totali è costituito da minori. Diversi osservatori ritengono che il bilancio reale, includendo i decessi indiretti per fame, malattie e mancanza di cure, sia più elevato.

L’esercito israeliano prosegue le operazioni di terra e i bombardamenti con l’obiettivo dichiarato di smantellare le capacità militari di Hamas, mentre la leadership del movimento ha ribadito la disponibilità a un cessate il fuoco totale, alla formazione di un’amministrazione civile indipendente per Gaza e alla liberazione di tutti gli ostaggi israeliani. Non è ancora giunta una risposta ufficiale da parte del governo israeliano.

Herzog ricevuto in Vaticano

Il presidente israeliano Isaac Herzog è stato ricevuto giovedì in Vaticano da Papa Leo XIV. L’incontro si è svolto nel Palazzo Apostolico. Il presidente è stato accolto da una delegazione vaticana e scortato all’interno della residenza papale, dove si è svolto il colloquio a porte chiuse.

Secondo quanto comunicato dall’ufficio del presidente israeliano, i temi dell’incontro hanno riguardato gli sforzi per il rilascio degli ostaggi israeliani ancora detenuti a Gaza, la lotta contro l’antisemitismo a livello globale e la tutela delle minoranze cristiane in Medio Oriente.

L’ufficio di Herzog ha precisato che il presidente ha ringraziato il Pontefice per “i suoi costanti appelli per la liberazione degli ostaggi e per la sua voce morale contro l’antisemitismo e l’odio”. Ha inoltre sottolineato l’importanza del dialogo interreligioso e il ruolo centrale che il Vaticano può svolgere nel promuovere la convivenza tra popoli e fedi diverse nella regione.

Il Vaticano, interpellato nei giorni scorsi, aveva chiarito che l’incontro era stato concesso su richiesta di Herzog, in linea con la prassi diplomatica della Santa Sede, e non rappresentava un invito formale da parte del Pontefice.

Il comunicato della Santa Sede sull’incontro tra il Santo Padre Leone XIV ed Herzog

“Nel corso dei cordiali colloqui con il Santo Padre e in Segreteria di Stato, è stata affrontata la situazione politica e sociale del Medio Oriente, dove persistono numerosi conflitti, con particolare attenzione alla tragica situazione a Gaza. Si è auspicata una pronta ripresa dei negoziati affinché, con disponibilità e decisioni coraggiose, nonché con il sostegno della comunità internazionale, si possa ottenere la liberazione di tutti gli ostaggi, raggiungere con urgenza un cessate-il-fuoco permanente, facilitare l’ingresso sicuro degli aiuti umanitari nelle zone più colpite e garantire il pieno rispetto del diritto umanitario, come pure le legittime aspirazioni dei due popoli. Si è parlato di come garantire un futuro al popolo palestinese e della pace e stabilità della regione, ribadendo da parte della Santa Sede la soluzione dei due Stati, come unica via d’uscita dalla guerra in corso. Non è mancato un riferimento a quanto accade in Cisgiordania e all’importante questione della Città di Gerusalemme.

Nel prosieguo dei colloqui, si è convenuto sul valore storico dei rapporti tra la Santa Sede e Israele e sono state affrontate anche alcune questioni riguardanti i rapporti tra le autorità statali e la Chiesa locale, con particolare attenzione all’importanza delle comunità cristiane e al loro impegno in loco e in tutto il Medio Oriente, a favore dello sviluppo umano e sociale, specialmente nei settori dell’istruzione, della promozione della coesione sociale e della stabilità della regione”.

Contesto umanitario

Nella Striscia di Gaza la situazione continua a peggiorare. I dati aggiornati indicano che più del 30% delle vittime è costituito da bambini, mentre centinaia di migliaia di civili sono senza accesso a cure mediche, acqua potabile, elettricità o rifugi sicuri. Almeno 21.000 minori hanno subito amputazioni o lesioni permanenti. Secondo le proiezioni, un terzo della popolazione si troverà in stato di carestia acuta entro fine settembre, soprattutto nel nord, dove i rifornimenti sono bloccati quasi completamente.

La distruzione di ospedali, scuole, infrastrutture civili e interi quartieri ha reso impossibile una gestione ordinaria dell’assistenza. Le agenzie umanitarie denunciano da settimane l’impossibilità di operare in sicurezza e l’accesso limitato agli aiuti.

Mobilitazioni in Italia e sostegno alla Flotilla

In Italia, la CGIL ha annunciato per sabato 6 settembre una giornata nazionale di mobilitazione con lo slogan “Fermiamo la barbarie”, con manifestazioni in numerose piazze italiane. L’obiettivo dichiarato è sollecitare una presa di posizione più netta da parte del governo italiano per la fine delle ostilità, il rispetto del diritto internazionale e la protezione dei civili. Il sindacato esprime anche pieno sostegno all’azione umanitaria della Global Sumud Flotilla, una missione nonviolenta via mare che tenta di portare aiuti a Gaza.

“Non possiamo più accettare che vengano uccisi impunemente bambini, donne, operatori umanitari, sanitari e giornalisti, e che continui la distruzione delle infrastrutture civili rimaste, a partire da ospedali e scuole”, ha dichiarato la Confederazione.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato che il governo fornirà agli attivisti italiani coinvolti nella Flotilla la consueta assistenza diplomatica e consolare, così come già avvenuto in passato in casi simili. Tajani ha ricordato che gli italiani espulsi da Israele per iniziative analoghe erano stati assistiti in ogni fase dalle rappresentanze diplomatiche italiane.

Giorgia Meloni ha risposto oggi alla segretaria del Pd Elly Schlein, che ieri, con una lettera aveva chiesto garanzie di sicurezza alla premier per i partecipanti e i parlamentari che stanno per imbarcarsi sulla Flotilla, la nave diretta a Gaza per portare aiuti umanitari alla popolazione palestinese. La presidente del Consiglio assicura tutele nei confronti degli italiani a bordo sottolineando anche però “la possibilità di avvalersi di canali alternativi e più efficaci di consegna”, “tra questi, mi permetto di segnalare i canali finora attivati dal governo italiano, che, come è noto, svolge un ruolo di primo piano nel prestare assistenza alla popolazione civile attraverso l’iniziativa umanitaria “Food for Gaza”, con cui è stato possibile distribuire oltre 200 tonnellate di generi di prima necessità, aiuti alimentari e sanitari, toccando anche le aree più isolate e difficilmente raggiungibili della Striscia”, scrive Giorgia Meloni. Aggiungendo: “Preso atto che l’iniziativa possa avere anche una finalità di natura simbolica o politica, e che quindi si intende portare avanti a prescindere da quanto sopra esposto, il governo italiano assicura che saranno adottate tutte le misure di tutela e di sicurezza dei connazionali all’estero in situazioni analoghe, come sempre garantito finora”. Meloni ribadisce che per lei è fondamentale “avvalersi dei canali umanitari già attivi, non solo da parte del governo italiano, eviterebbe di esporre i partecipanti all’iniziativa Global Sumud Flotilla ai rischi derivanti dal recarsi in una zona di crisi e al conseguente onere a carico delle diverse autorità statuali coinvolte di garantire tutela e sicurezza”.

La Giordania: “Israele vuole riscrivere la mappa della regione”

Dalla regione araba si moltiplicano le critiche alla strategia israeliana. Il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi, durante una riunione straordinaria della Lega Araba al Cairo, ha parlato di un “piano di sfollamento colonialista” in atto da parte del governo israeliano.

“Il governo israeliano cerca di cambiare la mappa della regione per imporre la sua egemonia. Distrugge Gaza, ruba terre in Cisgiordania e ignora apertamente il diritto internazionale”, ha dichiarato Safadi. Il ministro ha denunciato anche le operazioni militari israeliane in Siria e Libano, definendole parte di una strategia più ampia di destabilizzazione regionale.

Secondo Safadi, è necessaria un’azione araba congiunta, non solo sul piano diplomatico, ma anche giuridico, economico e difensivo, per contrastare una minaccia che considera senza precedenti: “La nostra sicurezza comune, la stabilità della regione e il nostro futuro sono messi in discussione. Dobbiamo agire insieme, con una strategia globale”.

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