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Trump zittisce i timidi dissensi dei repubblicani sul bilancio
La legge sul bilancio descritta da Trump come un “big and beautiful bill” (un disegno di legge grande e bello) stava stentando a trovare i necessari voti alla Camera. Trump ha messo pressione sui parlamentari repubblicani piegando i recalcitranti.
“Smettete di chiacchierare e finite il compito”. Con queste parole in lettere maiuscole nella sua piattaforma Truth Social Donald Trump minacciava i parlamentari repubblicani che esitavano a supportare il nuovo disegno di legge alla Camera. Per convincere i recalcitranti il 47esimo presidente si era incontrato con i legislatori ricordando loro che lui è la cheerleader del Partito e che quelli che non facevano squadra non sarebbe rimasti a lungo repubblicani.
Le minacce di Trump ai membri del suo partito sono serie, perché quelli che sgarrano vengono presi di mira, e poi alle prossime primarie repubblicane saranno sfidati da un candidato sostenuto dall’inquilino alla Casa Bianca. In queste situazioni, l’individuo che ha preso le distanze da una posizione del “capo” perderà la benedizione e il suo avversario ne uscirà vincitore. Nella stragrande maggioranza dei casi ciò si tradurrà in una vittoria alle elezioni che tipicamente si svolgono nel mese di novembre. Ciò avviene perché la stragrande maggioranza dei seggi alla Camera e al Senato sono già sostanzialmente certi, prima del voto, data la divisione fra “red” (repubblicani) e “blue” (democratici). Il Paese è diviso ina maniera abbastanza netta, come confermato sempre, dalle elezioni presidenziali nelle quali una manciata di Stati è spesso decisiva. Uno degli esempi della “vendetta” di Trump, come abbiamo scritto in queste pagine, è il caso di Liz Cheney la quale aveva avuto il coraggio di prendere le distanze dalla corruzione di Trump. Per la sua ribellione, Cheney, parlamentare del Wyoming e nota politica dello Stato considerando anche che il padre Dick Cheney era stato vice presidente del Paese, fu sconfitta alle primarie dalla candidata nominata da Trump. La Cheney è di fatto scomparsa dal partito. Le minacce di Trump ai parlamentari e senatori repubblicani fanno paura a quelli che vogliono mantenere la loro poltrona. Ecco come si spiega il relativo silenzio dei repubblicani alla disastrosa politica dell’attuale presidente. Dissentire da Trump si traduce in suicidio politico.
Liz Cheney, ex parlamentare del Wyoming, ha preso le distanze da Trump il quale ha designato una sfidante nelle primarie del 2022. La Cheney ha perso e in grande misura è scomparsa dal Partito Repubblicano.
Nonostante tutto qualche voce di dissenso si è cominciata a sentire come ci rivelano le negoziazioni dello speaker Mike Johnson per convincere i suoi colleghi a supportare il disegno di legge sul bilancio. Trump lo ha descritto come un “big and beautiful bill”, (disegno di legge grande e bello) per i suoi tagli massivi alle tasse, i fondi per il confine sud col Messico, e l’eliminazione delle tasse sulle mance. Si tratta in realtà delle solite leggi repubblicane ogni qualvolta sono al potere―ingenti tagli fiscali per i benestanti con qualche briciola per la classe media e i ceti bassi― e aumenti al deficit e al debito nazionale.
Le obiezioni dei parlamentari repubblicani al disegno di legge erano emerse dall’estrema destra rappresentata dal gruppo del Freedom Caucus, opposto agli insufficienti tagli alle spese e alla preoccupazione del deficit. Altre obiezioni sono emerse da parlamentari repubblicani da Stati liberal dove le case costano moltissimo per le limitate detrazioni ai mutui. Questo aspetto al momento di scrivere è stato corretto da Johnson dopo consultazioni con questi parlamentari aumentando la massima detrazione a 40 mila dollari annui. Ciò non aveva fatto piacere ai falchi del Freedom Caucus perché aumenterà le spese. Un altro aspetto che non sembrava preoccupare i repubblicani è quello dei tagli al programma del Medicaid, la sanità per i ceti bassi che non guadagnano abbastanza per comprarsi l’assicurazione medica privata. Le modifiche incluse nel disegno di legge faranno perdere la copertura a 9 milioni di americani, molti dei quali risiedono in red states.
La maggioranza risicata dei repubblicani alla Camera ―220 vs 213― vuol dire che Johnson si poteva permettere solo di perdere 3 voti repubblicani. Al momento di scrivere l’approvazione del disegno di legge è avvenuta con un voto di 215 a 214. Al senato però la strada potrebbe essere in salita soprattutto per quanto riguarda i tagli al Medicaid. In questo senso il senatore Josh Hawley, repubblicano del Missouri, ha alzato la voce poiché nel suo Stato più del 20 percento dei cittadini beneficiano del Medicaid. Parlando quasi come un democratico, Hawley, in un’intervista alla Cnn, ha dichiarato che tagliare il Medicaid per pagare i tagli fiscali è “sbagliato moralmente ma anche un suicidio politico”.
Hawley non ha espresso riserve sull’impatto del disegno di legge al deficit che secondo il Congressional Budget Office, agenzia non partisan della Camera, aumenterebbe di 2500 miliardi di dollari aggravando anche il debito federale che raggiungerebbe 37 mila miliardi di dollari. Se queste cifre non sembrano preoccupare Trump e i repubblicani i mercati mandano chiari segnali. L’agenzia di rating Moody’s ha declassato il rating degli Usa da “Aaa” a “Aa1”, cambiando anche l’outlook economico da “stabile” a “negativo”. Il dollaro perde terreno, i mutui per i consumatori americani ne risentiranno, e i bond emessi dal governo Usa costeranno di più. Chi ne farà le spese per pagare i tagli fiscali agli ultra ricchi che non hanno bisogno di più soldi? I consumatori e ovviamente i bambini americani. Ma a Trump interessa poco il futuro. Per lui si tratta solo di vivere per il momento che per adesso non sembra essere promettente.
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