Da Roma in giù la raccolta dei rifiuti è un problema? Osservazioni semiserie

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30 Luglio 2016

Innanzitutto cominciamo col dire che non in tutto il Centro Sud è un problema. E il fatto che qui e là non lo sia, che in qualche comune o zona del Centro Sud si faccia regolarmente non solo la raccolta fisica dei rifiuti, ma anche  quella metafisica della differenziata, e tutto ciò cada subito sotto i riflettori di qualche servizio giornalistico televisivo, è segno che è eccezione ciò che altrove è  norma, tanto è vero che a nessuno verrebbe in mente di mandare le telecamere in quei luoghi d’Italia ove regolarmente si fa la differenziata, e da decenni.

Occorre dirlo con circospezione senza alcuna intenzione di irritare questo o quello, ma ci sono delle cose che in alcune zone d’Italia riescono facili come bere un bicchier d’acqua e altre dove risultano praticamente impossibili. Come la raccolta differenziata dei rifiuti. Tale che  si è indotti  a usare questo driver della raccolta differenziata come criterio per classificare nella propria privata considerazione  i luoghi d’Italia non secondo livelli di mera sensibilità ecologica ma come capacità di gestire problemi complessi, di rilevanza democratica ossia.

In effetti  la raccolta dei rifiuti normale, e quella speciale della differenziata ancor più, non è un problema di facile soluzione, alla portata di qualsiasi Ente Locale. Inerisce diversi livelli organizzativi e gradi di coinvolgimento delle istituzioni e della cittadinanza. Ma anche livelli mentali-culturali non di secondo momento. Quando un sito (un comune, una regione) li raggiunge si può dire che è avvenuto un cambio di paradigma come Thomas Kuhn diceva a proposito di alcune rivoluzioni scientifiche.

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La linea della robinia. Se Sciascia in quel testo quasi clandestino che è La palma va a Nord  – Articoli e interventi 1977-1980 (a cura di Valter Vecellio) Gammalibri, Milano 1982, individuava l’avanzamento metaforico di questa pianta tipicamente mediterranea come linea di spostamento di comportamenti viziosi del Sud Italia verso il Nord, analogamente si potrebbe usare la linea della robinia (o pseudoacacia) pianta fortemente insediata al Nord fino alla Toscana, il cui avanzamento verso il Centro Sud potrebbe essere segno di esportazione di comportamenti virtuosi. Avverrebbe così il miracolo della ‘nsita (innesto) perorata da Nino Martoglio nella sua commedia L’aria del continente (1915) dove egli auspicava che metà di quelli del Sud andassero al Nord,  ma anche che metà di quelli del Nord venissero al Sud.

Il cambio di paradigma. Quali sono i livelli plurimi da coinvolgere o sconvolgere per questo epocale cambio di paradigma, per la piantumazione corretta e l’efflorescenza rigogliosa della robinia?

Provo a enumerarli secondo la mia osservazione partecipante e sul filo semiserio del paradosso, anche se la questione è dannatamente seria.

a)      Livello mafioso e paramafioso o di polimafia. La raccolta dei rifiuti, in alcune regioni di Italia, è affare che tocca la delinquenza organizzata. Fra i tanti business della Mafia SpA c’è infatti oltre il traffico degli stupefacenti quello della gestione dei rifiuti. La Mafia SpA ama le discariche e detesta i termovalorizzatori. Ma amerebbe i termovalorizzatori se potesse gestirli direttamente senza rottura di cabasisi. Nei periodi estivi e balneari come questo Mafia SpA scatena l’inferno pur di alzare il prezzo e ricattare la classe politica se non già collusa.

In zone non dominate dalla Mafia subentra la polimafia, ossia la commistione tra politica e centri paramafiosi, questi ultimi non nel senso gansteristico ma come quel contesto opaco di centri di potere,  di affaristi (possessori di discariche) che circuiscono con mazzette o giugulano con altri mezzi le amministrazioni comunali che in passato non hanno proceduto a una raccolta razionale dei rifiuti con centri di smaltimento che non siano le fosse.  La polimafia non è meno insidiosa della Mafia SpA tanto che qualcuno ci vede sinonimia o equivalenza semantica. E contro di essa non bastano i cambi dei sindaci, ma occorrono studi, piani, atti amministrativi conseguenti. Ossia Alta politica e Alta amministrazione congiunte e lotta contro l’illegalità;

b)      Livello magico-religioso. Il popolo non vuole i  termovalorizzatori. Sarebbe  come esperire con essi un passaggio rituale di civiltà, dall’inumazione per sotterrazione all’incinerazione.  La combustione dei rifiuti è norma presso i Paesi dell’Europa fredda. Quando l’idea della combustione dei rifiuti (incinerazione) viene lanciata anche in zone di tradizionale inumazione nelle fosse (discariche) si scatena il livello magico-sacramentale delle masse. Che ritengono, anche dopo apposito pellegrinaggio presso termovalorizzatore di Brescia (lungo la A4, vedi foto in basso) che gli inceneritori siano opera del diavolo e origine delle peggiori malattie, sia coi filtri che senza filtri;

termovalorizzatore_Brescia

c)      Livello filosofico. Per una gestione razionale dei rifiuti (avendo come meta  quella finezza della raccolta differenziata) sarebbe necessario coinvolgere sia il livello kantiano (la legge morale dentro di me ecc. ecc. ossia l’interiorizzazione della norma), sia quello hegeliano, ossia lo stato etico e razionale che impone la norma. Insomma il singolo monaco pio e rispettoso della norma è condizione necessaria ma non sufficiente se il convento nel suo insieme è corrotto. Allineare in un unico scatto sia il convento etico che i frati etici  in alcune zone di Italia appare al momento impossibile per una tacita complicità tra il Padre Guardiano (il potere)  e i singoli monaci che qui sarebbe troppo lungo spiegare nella sua fenomenologia storica, anticipo solo il fatto che il Guardiano è espressione dei monaci che l’hanno votato;

d)     Livello Amministrativo.  Avere una buona macchina amministrativa si rivela lo strumento vincente, ma solo i popoli in cui vige una democrazia reale riescono ad esprimere una buona Amministrazione. Stabilire poi l’equo importo della tassa rifiuti (TARI) e farla rispettare, ossia indurre a pagare sia con le buone che con le cattive  il codazzo di frati che non intendono pagarla o se la scordano puntando sul grado atavico di inefficienza degli uffici amministrativi.  A ciò osta il fatto che  i capi dell’Amministrazione in genere sono stati assunti con concorsi truccati o con chiamata diretta da tutta la catena politica dell’attuale come delle precedenti Amministrazioni e si sentono perciò intoccabili  o semplicemente esonerati dalla prestazione lavorativa quando non hanno interessi illegali. N.B. Per l’esazione delle imposte si suggerisce l’intervento deciso, prima della sua soppressione su invocazione popolare, della vituperata Equitalia, che da quando è stata istituita ha determinato un aumento strabiliante del gettito rispetto alle vecchie Esattorie delle Banche che facevano solo il solletico ai morosi;

e)      Livello pedagogico-comunicativo. Una volta approntata e messa in tensione tutta la panoplia politico-simbolico-filosofico-amministrativa della raccolta dei rifiuti avendo come meta escatologico-teleologico-soteriologica la santa raccolta differenziata, occorrerà prima di varare il nuovo paradigma, testarlo per un certo periodo, previa predicazione e istruzione delle masse.  Saper comunicare in italiano referenziale sarà un’impresa non da poco con tutto l’anglopovero di location, di jobs act, di question time, di compound e di foreign fighters   cui sottoponiamo ormai la nostra comunicazione tale che la zia Pina ormai risponde con un sorriso inebetito e standard a ogni termine inglese che le rifiliamo.  Ma lo sforzo andrà fatto.

Passare al paradigma della raccolta differenziata sarà come gestire una stazione complessa in cui tanti treni dovranno entrare ordinatamente senza collisioni. Sarà come fare filotto.

Se tutto ciò non dovesse funzionare o risultasse di difficile esecuzione, visto il livello altissimo delle sinergie (il termine m’è scappato, che resti) da attivare, si suggerisce, almeno per la raccolta normale dei rifiuti (il semplice passaggio giornaliero degli autocompattatori)  visto che la metafisica della differenziata è stata rimandata mestamente alla prossima vita,  di scegliere un Comune dove, come qui a Lumìa si mormora,  il Sindaco sia il proprietario della discarica. I rifiuti vengono conferiti in discarica, come dice con il suo italiano scelto il TG3, un tot al quintale e il Sindaco mai ne interromperebbe il giornaliero inebriante afflusso.

Così è. Il Signor Sindaco  gongola. E noi con lui. Qui sì che abbiamo fatto filotto, i disgraziati che siamo.

TAG: cambio di paradigma, incinerazione, inumazione, leonardo sciascia, raccolta differenziata
CAT: Beni comuni, Enti locali

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