Fame nel mondo? Ci penseranno gli insetti!

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11 Novembre 2014

Quello della malnutrizione (o “fame nel mondo”, come viene spesso altrimenti etichettata) é uno dei problemi che maggiormente contraddistinguono la contemporaneità. Un problema non scevro da paradossi, se pensiamo che circa 860 milioni di persone non riescono a soddisfare il loro fabbisogno calorico giornaliero, mentre un miliardo e mezzo sono gli individui considerati obesi o sovrappeso (l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha calcolato che la mancanza di cibo causa 36 milioni di morti l’anno, contro 29 dovute all’eccesso di cibo – cifre allarmanti). Al contempo, una popolazione mondiale in continua crescita genera ulteriori problemi da risolvere: come nutrire i 9 miliardi di persone che abiteranno il mondo nel 2050, se neanche adesso siamo in grado di nutrirne 7,2? Senza entrare nella questione, lunga e complessa, dello spreco di cibo – basti ricordare che il cibo per sfamare tutti é già a disposizione, ma un terzo  di quel che viene prodotto finisce nella spazzatura… – 9 miliardi di bocche richiederebbero un aumento della produzione alimentare del 60%, cosa molto complessa se si pensa all’enorme impatto ambientale che cio’ comporterebbe, nonché al fatto che la terra a disposizione é in progressiva diminuzione. Servono allora nuove fonti di nutrimento, facilmente sfruttabili su larga scala, ma la cui produzione sia al contempo sostenibile e facilmente replicabile. E allora ecco che all’annosa questione di come nutrire questi 9 miliardi di persone, sempre più esperti forniscono la stessa risposta. Una risposta a 6 zampe. Chi ha stomaco debole non legga oltre!

In realtà quella di sfruttare gli insetti a fini alimentari non é un’idea nuova: l’umanità si é sempre nutrita di questi animali, e tuttora gli insetti integrano la dieta di circa 2 miliardi di persone in giro per il mondo. Nel sud-est asiatico, in particolare, sono considerati leccornie, e formano parte integrante del menù di molti ristoranti. Quella dell’ entomofagia é  una pratica che puo’ arrecare seri benefici alla salute: gli insetti hanno un alto contenuto proteico, presentano un basso rischio di trasmissione di malattie e possono esseri utilizzati come integratori dietetici per garantire un corretto apporto di acidi grassi, rame, ferro e altri micronutrienti. Per di più, si trovano dapperutto e in grande quantità. Allevarli é relativamente semplice, richiede un investimento minimo, e puo’ portare a ritorni economici di un certo rilievo, qualora fatto in modo efficiente e su larga scala. Senza contare che gli insetti forniscono tutta una serie di prodotti accessori, usati in ambito medicinale, quando non immediatamente alimentare, come nel caso del miele o della propoli.

Inoltre, e qui sta l’aspetto più interessante della questione, oltre all’alimentazione umana, gli insetti possono essere utilizzati come mangimi per animali, soprattutto per pesce e pollame, fornendo alternative a basso costo. Il che non é proprio poco, se si pensa che il settore agricolo é uno dei più inquinanti in assoluto, rilasciando più gas serra di tutti i veicoli a motore al mondo messi assieme, senza contare l’uso di pesticidi e la deforestazione, e che quello dell’allevamento é quello che consuma più acqua, e continuerà a farlo sempre di più, dato che un più diffuso sviluppo economico porta con sé un accresciuto consumo di carne. Gli insetti poi si nutrono spesso di rifiuti organici di provenienza umana e animale, trasformandoli in proteine, e producono molto meno gas serra dei loro corrispettivi a quattro, due o zero zampe.

Inutile dire che molti hanno visto nel settore un’interessante opportunità di business. Ormai famoso é il caso di Six Foods, l’azienda americana fondata dalla studentessa di Harvard Laura D’Asaro che produce le “chirps”, snack a base di grilli venduti in sacchetti come le classiche patatine (trovate sotto il video di presentazione). Senza contare le decine di ristoranti che si sono specializzati in piatti a base d’insetti, da Le Festin Nu, local chic parigino frequentato dai trendsetter della ville lumière, o il londinese Ento. Perfino lo chef pluripremiato René Redzepi, co-proprietario di Noma, il ristorante di Copenhaghen considerato da molti il più buono del mondo, sta sperimentando ricette a base di artropodi, per palati raffinati o semplicemente all’ultima moda. La BBC ha  dedicato all’argomento un intero documentario, visualizzabile qui.

Ovviamente non é tutto oro quel che luccica. Produrre alimenti a base d’insetti su larga scala é ancora lungi dall’ essere un’attività economica ed efficiente, a causa degli alti costi logistici e alle  ingenti innovazioni richiesti per processare questi animali. In più, molta ricerca dev’essere ancora condotta in ambito sanitario: gli insetti possono produrre reazioni allergiche come avviene con altri animali, e non sono del tutto esenti da effetti patogeni, considerando che molte di queste specie entrano a contatto con prodotti chimici o con metalli pesanti. Questo senza contare le barriere legali che ne ostacolano l’allevamento: a seguito della diffusione del morbo della “mucca pazza”, l’Unione Europea ha eretto un bando che impedisce di  nutrire gli animali d’allevamento con proteine processate d’origine animale, come quelle estratte dagli insetti. L’UE inoltre vieta di crescere gli animali d’allevamento nutrendoli con rifiuti organici.

Alla fine della fiera pero’ la barriera più grande rimane quella psicologica. Molti studi hanno dimostrato che gli insetti sono fra le ultimissime fonti di cibo considerate come accettabili nei paesi occidentali, i cui abitanti preferirebbero consumare cibi sporchi o contaminati prima di nutrirsi d’insetti. Altri critici affermano che sarebbe semplicemente moralmente sbagliato pensare di risolvere il problema della fame del mondo cercando affannosamente nuove fonti di nutrimento, quando il cibo di cui abbiamo bisogno esiste già ma viene puntualmente sprecato. Questi ultimi non hanno torto, e proprio a questo riguardo vi invito a dare una lettura allo speciale dedicato da National Geographic al tema della nutrizione da qualche mese a questa parte, cosi’ come a quest’eccellente report del Barilla Center for Food and Nutrition, altra eccellenza italiana che a breve terrà a Milano il suo sesto Forum internazionale.

Per approfondire sul tema dell’entomofagia, invece, questo report della FAO resta la migliore lettura a disposizione.

TAG: Food Waste, Imprenditoria, Insetti, Malnutrizione
CAT: Biologia, tutela del territorio

2 Commenti

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  1. Boris Limpopo 9 anni fa

    Premetto che Gli stati generali mi piace, che apprezzo, che se non ci fosse bisognerebbe inventarlo e via complimentando.
    Premetto anche che so che il budget, la formula, la concorrenza di Post e Linkiesta costringono a… Insomma che un bel po’ di un giornale come questo si fa spulciando e traducendo quello che passa la rete.
    Però…
    Però un minimo di fact checking, facile facile, senza muoversi dalla poltrona di casa un po’ lo pretenderei.
    Se Alessandro Panerai l’avesse fatto, consultando Tripadvisor per esempio, avrebbe scoperto che Le Festin Nu, non solo non è un «locale chic parigino frequentato dai trendsetter della ville lumière» ma un oscuro tapas bar del 18°, ma che – lo dicono quasi all’unanimità le pochissime recensioni – non ha insetti nel menu.

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  2. Alessandro Panerai 9 anni fa

    Caro Boris,

    Sulla chiccheria del “Festin Nu” non eccepisco (per quanto mi ricordi che, i primi tempi, era effettivamente assai trendy farsi l’antesignano del selfie con l’insetto nel piatto), ma gli insetti sul menu ci sono eccome (eccolo qui {in basso a destra}: http://www.lefestinnu.com/fr/), per quanto le tapas che si vedono in questo video (http://www.youtube.com/watch?v=KQutbEmVWXw) siano riservati ad occasioni particolari. Chiedo venia ai lettori per l’attività decettiva: a Boris se vuole offriro’ una birra appena tornato a Parigi (al Festin, ovviamente).
    P.S. a Giacarta purtroppo la poltrona a casa non ce l’ho. Non ho neanche il wi-fi se é per quello ;)

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