Lo Scudetto del Napoli: i nostri giorni limpidi

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5 Maggio 2023

Il Vesuvio non erutterà colate di lava, ma discenderanno filamenti d’oro; l’aria fresca di maggio annuncia la sua era: gli innamorati si incontrano nel giardino “ove si sente l’odore delle rose a cento passi”.
Si avverte il canto delle sirene: Partenope si è svegliata da un lungo letargo, durato oltre 30 anni, il tempo dal primo scudetto.
Fece donare dagli Dei al Pibe de Oro, Diego Armando Maradona, la palla che solo lui sapeva toccare con lussuria.
Con lui ne vincemmo due ed il mondo intero provò invidia.
Il migliore giocava con noi: forse era un napoletano nato in Argentina.
Partenope, ora, intesse l’ordito delle trame per gli amanti che non si nascondono più e si baciano nei vicoli, ridono e ballano con frenesia.
È la gioia incontenibile che invade una città che ha sofferto duramente.
La “ciorta”, la cattiva sorte, che “porta turmiento”, che affligge con i suoi tormenti, si colora dell’iridescenza dell’arcobaleno:”nuje nun’ ‘nce stancamme maje”, noi napoletani non ci stanchiamo mai, viviamo dentro le difficoltà insane della vita.
Ma sono arrivati i “giorni pari” di Eduardo: quelli della felicità dioniasica: la nottata è passata.
I fiori sbocciano sopra le mura antiche.
Il profumo del mare ha un’insolita e voluttuosa fragranza: spinge più in là la malinconia.
Siamo nel sogno.
La nostra città, ora, è diventata un “Corpo Celeste”, come scrisse Anna Maria Ortese, ove nasce la propensione a vivere al di sopra ed al fuori della realtà, proiettati nell’altrove.
Le onde del mare hanno i merletti e sono screziate di un azzurro terso.
Le anime dei pescatori -amanti nella notte- rifugiate e rintanate negli anfratti di Palazzo Donn’Anna riprendono vita, risorgono e sentono viva la “bella giornata” del nativo domani, come scrisse Raffaele La Capria.
L’armonia perduta”, per colpa di Gomorra, ora si riannoda e risplende.
Napoli è “mille culure”: l’estate è sopraggiunta anzitempo, canta Pino Daniele.
Abbiamo rivinto lo scudetto per la terza volta, in modo magnifico, sontuoso.
Stracciato il campionato.
Il gioco di Spalletti è come una musica nella quale c’è tutto: sinfonia, contrappunti, ritmo, danza, melodia, swing, jazz raffinato.
I nostri giocatori sono figli delle stelle.
Hanno addosso la grazia delle movenze e tracciano sinuose geometrie sul campo intitolato a Dios.
Hanno seminato un calcio magico, è letizia, aspirazione diffusa alla bellezza.
Tutti ci rispettano, perché le tessiture dei nostri atleti sono ricami raffinati, intarsi rinascimentali.
A Napoli ci sarà “na jurnata e sole” per tutto l’anno.
Luogo d’incanto, scompare il dolore dagli occhi: c’è il sorriso degli dèi; le naiadi dal mare portano feconda ricchezza.
Ci immergeremo nell’avventura europea e conquisteremo anche la Champions League.
Il tricolore sta a Mergellina, a via Caracciolo, nella Sanità, nei Quartieri Spagnoli.
Anche Scampia diventa buona, non ha più “la corona di spine”.
Per le strade della città si diffonde poesia.

Ora i nostri giorni sono limpidi.

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CAT: calcio, Napoli

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