Perché non comprendo né gli entusiasti né i detrattori di Checco Zalone

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4 Gennaio 2016

Non c’era da meravigliarsi, anzi era prevedibile: un fenomeno da oltre 20 milioni di euro in pochi giorni non poteva passare inosservato. Checco Zalone, con il suo film Quo Vado?, è l’argomento principe sui media e ovviamente sui social network. Il successo ha scatenato una guerra di religione tra gli Zalone-boys, le cui fila si sono ingrossate in proporzione agli incassi, e gli Zalone-haters, irriducibili critici che fanno a pezzi l’ultimo lavoro del comico pugliese.

Insomma, da Capodanno (giorno del lancio) è tutto un chiacchiericcio su Quo Vado, che porta al cinema milioni di italiani e di conseguenza porta milioni di euro nelle tasche di Checco Zalone e della produzione. E dinanzi a questa montagna di soldi, è montato il Grande Dibattito Intellettuale intorno a una commedia. All’improvviso, l’attore spesso bacchettato per le sue battute volgari – ritenuto esponente di una comicità non proprio raffinata – è assurto a un interprete dei nostri tempi, menestrello dell’Italia del Terzo Millennio: un vero fustigatore dei nostri vizi. Gli elogi di critica al film si arrampicano lungo tortuosi percorsi, che provano a illuminare il lettore sulla lucidità delle analisi zaloniane in merito all’evoluzione dell’italica società. Così alcune battute pop, in passato considerate di cattivo gusto e che facevano storcere il naso nei cinepanettoni, vengono tollerate. Anzi di più: strappano applausi. Perché esprimono una forma diversa di arte. Almeno così cercano di spiegare i Zalone-boys.

Ma contro Quo Vado?, soprattutto sui social, si è scatenata la furia iconoclasta . “Ma come è possibile vedere queste cose”, si chiedono inorriditi gli haters, additando gli incassi del film come il Male Assoluto dell’Italia, esempio di un Paese di sciocchi che si rincretinisce di fronte a commediole di terz’ordine. E, anche in questo caso, non mancano raffinate disamine in punta di pensiero sull’italica rovina legata a tutti i Checchi Zaloni italiani, responsabili della ‘distruzione’ del Cinema. La tesi suprema è che quindi il comico pugliese sia l’essenza della stupidità che piace agli stupidi.

Ammetto di non comprendere né gli entusiasti né i detrattori di Checco Zalone. Certo, potrebbe essere colpa mia: forse sono insensibile di fronte al messaggio del cinema. Ma per quanto sia vero che la commedia è spesso espressione dei tempi (ed è quindi un veicolo per interpretarli), la sensazione è che nel caso specifico Quo Vado? sia semplicemente un film che vuole distrarre il pubblico per poco più di un’ora. Facendo ridere chi trova divertenti quelle battute e provando a fare un po’ di quattrini (ricordiamo sempre che il cinema è un’industria), e addirittura portando in una sala persone che non lo fanno mai. E mai lo farebbero. Invece, chi proprio detesta questa comicità ha un grande strumento di difesa a portata di mano: evitare di andare a cinema. Magari senza parlarne troppo, perché – pur nella critica – finisce per fare pubblicità all’odiato Zalone.

TAG: Checco Zalone, Quo Vado
CAT: Cinema

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