“Napoli velata” è un soffio di vita contro le anime morte del sesso

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19 Dicembre 2017

“Napoli velata” di Ferzan Ozpetek inizia con una scena di bruciante sensualità. A memoria del povero scrivente è la più bella scena erotica mai girata nel cinema italiano. Il che, se ci pensate, porta a una terribile conclusione: dove sono stati in questi ultimi vent’anni i nostri registi, perchè hanno avuto paura del sesso, o perchè ne hanno avuto indifferenza, forse addirittura un senso di colpa, perchè hanno creduto, infine, che al tempo di internet – dove basta un click per vedere “tutto” – non ci si potesse più confrontare con quel luogo oscuro e straordinario? Ribadirò, per fatto personale: quella scena toglie il fiato e, se permettete, trasmette un’eccitazione che credevamo perduta. Regista e sceneggiatori non hanno lavorato per sottrazione, pericolo che incombe quando gli argomenti sono estremi. Semmai, in maniera più  sottile, hanno legato materia a visione, rendendo felice la duplice esposizione erotica che alimenta la vita di chi “guarda” (lo schermo), il toccare quei corpi immaginando le straordinarie conseguenze dell’amore. Ogni senso, dunque, si appaga.

La paura di mostrare il sesso è la paura stessa del sesso. La paura di mostrarsi inadeguati, di passare addirittura per ridicoli, il timore di interpretare male i rapporti tra sessi che non c’è più motivo per definire diversi. Il sesso è scomparso dai radar dei registi italiani, che forse lo considerano persino inutile. Ma, ragionando anche sul tifone molestie: possibile che sia così minimale, se poi ferve – estenuante – questa attività parallela? Quello che non accade nel cinema, accade invece in letteratura: moltissimi scrittori descrivono, raccontano, scene di sesso. Con quale successo, è difficile dirlo: la costruzione scritta di una scena erotica è quanto di più problematico si possa immagare. Spesso se ne esce con una sensazione irrisolta, non è raro che si sfiori il ridicolo, alle volte il ridicolo è perfettamente riuscito.

L’avvento del porno online, a disposizione di grandi e piccini (non v’è serie tv in cui gli sceneggiatori non facciano piovere filmetti sui telefonini dei nostri adorati figliuoli), ha radicalmente cambiato la nostra percezione del sesso. Uno scambio piuttosto franco, che lo scrivente ha avventurosamente inteso aprire col suo adorato ragazzo, mostrava interamente i sei gradi di separazione, dove un tempo ci si poteva eccitare solo con la carta, l’adorata carta che allora prendeva la forma compiuta di certi giornalini e che lasciava il margine necessario alla fantasia erotica, e dove oggi,  invece, tutto è fruibile e a disposizione con un semplicissimo click senza la più pallida protezione. Il consiglio di mantenere vivo un luogo della fantasia, nonostante l’esagerata offerta riporti a un finto appagamento, è stato un ponte di trasmissione tra mondi così radicalmente diversi.

Non so che idea del sesso e dell’erotismo alberghi nei nostri registi giovani e anche di media età. Visti i film, si direbbe un’idea vagamente onanista. Come se non facessero (più) parte delle nostre vite, considerandoli forse questionecelle private o addirittura inferiori alle attese culturali di un Paese. Cose da non raccontare perchè sostanzialmente inadeguate alla portata “storica” delle loro imprese culturali. Cose di cui vergognarsi anche un po’, come quando ti metti a parlare di calcio in un consesso benpensante. Il sesso da vivere solo e soltanto nel privato delle nostre stanzette, senz’aria, senza vera eccitazione. Puro esercizio impiegatizio. Per cui, grazie “Napoli velata” che ci hai riportato alla vita.

 

TAG: ferzan ozpetek, napoli velata
CAT: Cinema, Napoli

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