A Bonn i Popoli Indigeni hanno fatto valere i loro diritti

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17 Novembre 2017

di Mattia Battagion

I cambiamenti climatici colpiscono pesantemente le comunità locali e le popolazioni indigene che vivono in ecosistemi fragili, minacciando non solo le abitazioni e i mezzi di sussistenza ma anche la sopravvivenza culturale delle loro tradizioni. Studi recenti hanno evidenziato come circa un quarto del carbonio immagazzinato nelle foreste tropicali del mondo si trovi nei territori gestiti collettivamente dalle popolazioni indigene e dalle comunità locali.

Lo scorso 15 Novembre, durante l’assemblea plenaria dell’organo sussidiario per la consulenza scientifica e tecnologica (SBSTA) è stato approvato un meccanismo che si presenta come una risposta effettiva e inclusiva a queste problematiche: la Piattaforma delle Comunità Locali e dei Popoli Indigeni (Local Communities and Indigneous People Platform – LCIP). È un percorso partito da lontano, formalizzato con l’Accordo di Parigi e i cui lavori di attivazione sono avvenuti a maggio nella città tedesca di Bonn, sede della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).

Le funzioni principali descritte nella bozza finale consegnata durante l’assemblea conclusiva sono ambiziose e ben definite. La prima riguarda la conoscenza: la piattaforma dovrebbe promuovere la documentazione e lo scambio di esperienze e best practices che i popoli indigeni e le comunità locali utilizzano in risposta ai cambiamenti climatici allo scopo di applicare, rafforzare e preservare la conoscenza tradizionale di queste popolazioni. La seconda funzione della piattaforma riguarda la necessità di aumentare la partecipazione delle popolazioni indigene e delle comunità locali all’interno delle negoziazioni in ambito ambientale, favorendone l’inclusione nei piani di implementazione dell’Accordo di Parigi. I risultati di queste azioni potrebbero superare le già ambiziose previsioni, diventando parte integrante delle strategie che puntano al raggiungimento dei contributi definiti a livello nazionale (NDCs) delle parti interessate e ad un miglioramento delle capacità di resilienza. Per le popolazioni indigene infatti, la resilienza ai cambiamenti climatici è radicata nella conoscenza tradizionale, grazie ad una comprensione profonda degli ecosistemi in cui abitano da secoli. Le modalità con cui le comunità locali stanno rispondendo e si stanno adattando alle nuove sfide ambientali sono uniche.

Con l’adozione di questo documento le Parti riconoscono l’elevata vulnerabilità di questi popoli e si impegnano a rispettare e promuovere i diritti delle popolazioni indigene e delle comunità locali, sottolineando il ruolo di questi nella realizzazione degli obiettivi della Convenzione e, più in generale, dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. L’intento prefissato è il raggiungimento della completa operatività della piattaforma durante la ventiquattresima Conferenza delle parti a Katowice (COP24), tutelando in primo luogo, senza possibilità di negoziazione, gli interessi delle comunità locali e indigene. Questo obiettivo di tutela sarà possibile se alle parole risponderanno i fatti: assegnazione di status paritario tra popoli indigeni e le Parti all’interno dei negoziati riguardanti i loro interessi; auto-selezione, secondo le procedure tradizionali, dei propri rappresentanti da parte delle comunità locali. I finanziamenti da parte del segretariato e quelli volontari delle Parti, infine, dovranno essere adeguati per poter procedere il prima possibile all’attivazione delle funzioni della Piattaforma.

Per decenni, nel campo dello sviluppo, della lotta alla povertà, e più recentemente all’interno delle strategie volte a contrastare i cambiamenti climatici, si sono spese moltissime parole riguardo l’inclusione delle popolazioni più vulnerabili all’interno dei negoziati. Parole che fino all’Accordo di Parigi non avevano trovato riscontri reali e tentativi seri di implementazione. Con l’adozione della Piattaforma delle Comunità Locali e dei Popoli Indigeni durante la COP23 si mostra chiaramente la volontà dei governi di invertire questa tendenza e di procedere rapidamente, attraverso un processo dal basso che tenga conto in primo luogo della voce e dell’esperienza delle popolazioni interessate, con l’obiettivo di garantire efficacia e trasparenza alle soluzioni adottate all’interno dei negoziati.

TAG: cambiamento climatico, COP23, diritti umani, LCIP, popoli indigeni
CAT: clima

Un commento

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  1. gianmarco-tavazzani 6 anni fa

    Irritante l’ignoranza del significato d’indigeno!
    Non voglio dire offensivo o insultante o razzista perché è evidente dall’articolo che non sia questo il movente dell’abuso di tale aggettivo ma che nessuno (uno straccio di correttore di bozze, colui che ha inserito l’articolo, insomma tutti quelli che avrebbero potuto prevenire questa gaffe madornale) sia corso ai ripari apre il dubbio: è ingoranza pandemica in quell’ambiente ormai o è colpevole omissione di soccorso?

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