La vera notizia dal G7: l’era di carbone e petrolio finirà nel 2100

9 Giugno 2015

Sono necessari tagli profondi alle emissioni di gas serra per una decarbonizzazione dell’economia globale durante questo secolo”. No, queste parole non sono state pronunciate da un’associazione ambientalista, ma sono bensì contenute nella dichiarazione finale del G7 che si è concluso ieri in Baviera, nel Castello di Elmau. In vista della prossima Conferenza sui Cambiamenti Climatici che si terrà a Parigi a dicembre (COP21), Angela Merkel porta il tema dei clima al tavolo negoziale del G7: e il risultato diplomatico è un capolavoro, con il superamento delle perplessità canadesi e giapponesi– seppur con alcune ombre. Tanto che chi già ha soprannominato la cancelliera tedesca con l’appellativo “Climate Hero”.

Iniziamo dal lato positivo. E’ la prima volta che in un ambito ufficiale viene dichiarata la fine dell’epoca delle fonti fossili di energia (carbone, petrolio, gas). Scrivere nero su bianco che la decarbonizzazione dell’economia avverrà entro questo secolo, con sotto la firma di Barack Obama, Angela Merkel, Matteo Renzi, è una novità di portata storica e ha delle ripercussioni dirette: è quello che gli analisti e gli economisti definiscono un “segnale”. E’ una aspettativa riguardante un percorso, una traiettoria che influenzerà le scelte aziendali, industriali e anche finanziarie verso un’economia a emissioni zero. Ciò implica, ad esempio, riconoscere la certezza che gli investimenti per la scoperta di nuovi giacimenti petroliferi sono perfettamente inutili, perché tali giacimenti non verranno utilizzati; che gli istituti bancari devono iniziare a valutare fin da adesso i fallimentari progetti per tecnologie di produzione dell’energia obsolete e alimentate a carbone, petrolio e gas (come peraltro alcune banche stanno già facendo); che il mondo dell’energia deve adeguarsi a questo nuovo cammino. Insomma, lanciare il segnale della decarbonizzazione al 2100 significa cambiare adesso le nostre scelte di programmazione energetica, perché il futuro 100% rinnovabile è prossimo.

Inoltre, nel G7 bavarese viene fissato l’obiettivo intermedio di una riduzione prossima al 70% delle emissioni entro il 2050 rispetto al 2010 e comunque non inferiore del 40%. Questo target, che sarebbe teoricamente in linea con le raccomandazioni della comunità scientifica e quindi un’altra notizia decisamente positiva, in realtà non è molto significativo: già nel 2009 nel G8 dell’Aquila gli Stati concordarono su una riduzione delle emissioni globali del 50% al 2050, e come parte di questo, dell’80% o più da parte dei Paesi industrializzati entro il 2050, ma di queste dichiarazioni si è persa traccia. Invece, gli unici impegni che verranno monitorati a livello internazionale sono quelli comunicati dagli Stati in via ufficiale all’UNFCCC, l’organismo delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici e che faranno parte del nuovo accordo da firmare alla Conferenza di Parigi a dicembre. Tutto il resto sono solo parole.

Riguardo alla natura del nuovo accordo che uscirà da Parigi, in termini generali ancora non ci sono novità in merito al carattere vincolante o meno, e infatti anche nel testo finale della dichiarazione del G7 il nuovo accordo viene definito “protocollo, altro strumento legale o altro risultato con valore legale”. Si parla invece di “regole vincolanti” in merito a trasparenza e contabilità, per monitorare i progressi: una formula nuova, la cui eventuale interpretazione e portata sarà da valutare nel proseguimento dei negoziati. Occorre comunque ricordare come il risultato finale e l’effettiva applicazione del nuovo accordo di Parigi non sarà determinato solo dalla parola “vincolante”, ma dall’introduzione di un cosiddetto “regime di compliance”: ad esempio, è necessario che ci sia un organismo super partes che possa vigilare sul raggiungimento degli obiettivi ed eventualmente commutare sanzioni. Potremmo quindi avere un accordo legalmente vincolante, ma non effettivamente applicabile.

Significativa anche la volontà del G7 di accelerare l’accesso all’energia rinnovabile in Africa, legato anche all’obiettivo di sradicare la povertà estrema entro il 2030, e di aumentare il supporto finanziario per le popolazioni particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici. Infine, sono stati confermati impegni già ampiamente discussi: eliminare i sussidi pubblici alle fonti fossili di energia, già introdotto dal G20 di Pittsburgh del 2009; portare i finanziamenti del Green Climate Fund a 100 miliardi di dollari entro il 2020; mantenere l’aumento di temperatura entro i 2° gradi centigradi.

Proprio il consenso sul contenimento dell’incremento della temperatura media globale entro i 2° gradi è balzato nei titoli di molti quotidiani italiani di ieri, e anche in alcuni testate minori internazionali, come se questa fosse una grande novità. Un quotidiano nazionale italiano addirittura arrivava ad affermare che su questo punto i leader del G7 sarebbero stati divisi fino a poco tempo fa. Questo non è assolutamente vero: l’obiettivo di mantenere la temperatura media del Pianeta al di sotto dei 2° gradi centigradi è sul tavolo negoziale di ogni incontro diplomatico da circa un decennio (qua un esempio tratto dal G7 dell’anno passato, qua del G8 dell’Aquila del 2009). Non è una differenza da poco: significa che il negoziato non è seguito. Volendola traslare sul piano calcistico, sarebbe come se lunedì i quotidiani sportivi avessero titolato Juventus – Barcellona 1-0 perché nel 1991 una partita si era conclusa così. Purtroppo questa è la conferma che il racconto delle negoziazioni climatici sfugge ancora all’interesse dei quotidiani italiani, che ancora seguono con superficialità l’evoluzione della più importante trattato internazionale della storia umana.

TAG: angela merkel, barack obama, cambiamenti climatici, giornalismo, Matteo Renzi
CAT: clima, Geopolitica

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