Le Europee lo confermano: solo in Italia ce ne freghiamo dell’ambiente
Per fortuna, dal punto di vista delle scelte sull’ambiente, l’Europa non è l’Italia.
C’è un grande vincitore in queste elezioni europee, a prescindere da come si comporrà l’emiciclo e da quali saranno i rapporti di forza nel Parlamento europeo che verrà. Il giorno dopo la chiusura delle urne un dato sembra chiaro a tutte le forze politiche: la questione ecologista non può più essere ignorata. Una vera e propria “onda verde” ha travolto i seggi elettorali d’Europa, risultato anche e forse soprattutto dell’attivismo di Greta Thunberg e del movimento degli studenti che ha animato le piazze negli ultimi mesi, sottolineando l’emergenza climatica e i danni dell’inquinamento da CO2, pressando elettori e partiti sulla necessità di schierarsi.
Alcuni numeri: i partiti verdi crescono ovunque nei Paesi più industrializzati d’Europa, con un exploit in Germania che li porta sopra il 20%, catapultandoli al secondo posto nello scacchiere politico tedesco. Vanno forte anche in Francia, dove arrivano terzi con circa il 13% e in Regno Unito, dove sono accreditati intorno al 10%. A fronte di questi risultati i Verdi, nel Parlamento europeo, guadagnano circa 20 seggi rispetto alle elezioni precedenti: una vera e propria green wave.
E in Italia? Il nostro contributo è, manco a dirlo, nullo. I verdi italiani sono i grandi assenti di questa tornata europea, largamente al di sotto della soglia di sbarramento al 4%.
Anche le altre forze politiche italiane con una qualche sensibilità ambientale stentano, ed il quasi 23% del PD non può lasciare soddisfatti nè come risultato in sè, nè per l’effettivo impegno del Partito sul tema, sbandierato spesso ma da sempre troppo vago e senza un programma di interventi davvero incisivo.
Il partito che ha trionfato a mani basse nelle urne nostrane (la Lega, con oltre il 34%) non ha mai nascosto la sua totale indifferenza verso il tema, mentre il Movimento 5 Stelle (al 17%, tra l’altro in vistoso tracollo) si è dimostrato attento alla questione solo in parte ed in maniera molto confusionaria.
L’ennesima conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, che il nostro è un paese drammaticamente indietro per quanto riguarda la consapevolezza sui temi ambientali e sull’urgenza di prendere provvedimenti drastici.
La cosa non dovrebbe più sorprendere. Siamo l’unico, ripeto, l’unico paese d’Europa dove le campagne di Greta Thunberg hanno suscitato indifferenza, scetticismo, derisione, fastidio (ne ho già parlato su queste pagine). Un paese dove l’emergenza ambientale non è mai stata e continua a non essere una priorità ma quasi una scocciatura, e questo nonostante, per diversi fattori, siamo anche uno dei paesi più a rischio (basti pensare alla nostra innata fragilità dal punto di vista idrogeologico, da Nord a Sud).
Per fortuna, dicevamo, in Europa un cambiamento è in atto, ed è un cambiamento che guarda al futuro. Il risultato di questa tornata è chiaro, e l’Europa, oggi, dimostra di amare i propri figli, di volergli lasciare un mondo vivibile, di volersi prendersi finalmente le proprie responsabilità. La strada da fare è ancora lunga, il tempo è poco ma la direzione, finalmente, sembra quella giusta.
L’unico rammarico? Che nell’alba del grande risveglio ambientalista, per il nostro paese, sia invece ancora notte fonda.
2 Commenti
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Invece Eni ed Enel si sono concentrate tanto sulla tema. Un momento curioso.
Come mi disse un francese che aveva girato e vissuto per lavoro in diversi Paesi d’Europa, dunque anche in Italia: l’italiano è il popolo più ignorante d’Europa.