Alberi e piante contro il cambiamento climatico: il progetto di Stefano Mancuso

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8 Ottobre 2019

L’albero in città è una componente fondamentale della qualità dell’ambiente, e le amministrazioni delle città ne stanno prendendo coscienza ma non sempre agiscono in maniera incisiva. Nonostante le condizioni non ottimali in cui si trovano a vivere nei contesti urbani e periurbani, ad alta concentrazione di infrastrutture, persone e attività, gli alberi forniscono numerosi benefici ambientali, sociali ed economici. Utilizzare alberi e piante, e le loro straordinarie caratteristiche, così, è il modo più economico e rapido per contrastare la crisi climatica. Gli alberi e le piante infatti assorbono le emissioni di anidride carbonica che provocano il riscaldamento globale. Aumentare le superfici vegetate, soprattutto nelle città, ossia nei luoghi del pianeta in cui si produce circa l’80% della CO2 mondiale, è l’unico reale sistema che abbiamo per contrastare l’emergenza climatica.

Il Professor Stefano Mancuso, scienziato di fama internazionale e direttore del Linv (International Laboratory for Plant Neurobiology), ha ideato un grande progetto di riforestazione urbana e GoFundMe Italia ha deciso di appoggiarlo, mettendosi per la prima volta in prima linea in una raccolta fondi intitolata Ci vuole un albero.

Sebbene siano necessarie anche azioni volte alla riduzione delle attuali emissioni e la transizione verso le energie pulite, coprire di alberi e piante le nostre città è un’azione semplice e alla portata di ognuno di noi, ma dall’enorme potenziale e con un ritorno immediato. Contro il cambiamento climatico per evitare desertificazione, scioglimento delle calotte polari, aumento del livello dei mari, fenomeni meteorologici estremi, rischio idrogeologico, siccità e rischio incendi, occorre agire in fretta.

I fondi raccolti con questa campagna andranno all’equipe del Professor Mancuso, PNAT, per portare a termine un progetto di riforestazione urbana, all’interno della zona urbana di Firenze. Firenze è scelta come città simbolo: qui nasce il rinascimento, qui deve rinascere la nostra consapevolezza che le città sono il luogo in cui si può combattere con maggiore efficacia il riscaldamento globale.

Da Firenze deve diffondersi l’idea di una nuova città ideale, non esclusivamente costruita, come nell’immaginario rinascimentale, ma completamente ricoperta di alberi e piante. Per fare questo, sono necessarie nuove tecnologie e innovazione. Con questa campagna l’equipe del Professor Mancuso vuole trasformare una grande scuola primaria di Firenze in una scuola del futuro, dove l’aria è depurata dalle piante all’esterno e all’interno dell’edificio, dove ogni superficie, orizzontale o verticale sia coperta di piante e dove gli studenti ai primi anni della loro formazione, imparino a convivere con le piante e a trarre dalla loro compagnia tutti i benefici possibili; non solo ambientali, ma anche fisici e psichici. Una scuola che dovrà diventare il modello su cui trasformare tutte le altre scuole del mondo.

Con soli 350 euro ad alunno sarà possibile convertire una scuola di Firenze nella Scuola del Futuro. Quello che propone l’equipe del Professor Mancuso è un intervento che immerga gli alunni nel verde a 360 gradi, attraverso la realizzazione di una Fabbrica dell’aria per la purificazione dell’aria interna, un bosco nel cortile della scuola per la purificazione e la climatizzazione dell’area antistante all’edificio, un orto didattico e tetti verdi fruibili e pareti verticali a bassa manutenzione.

L’obiettivo finale è quello di raccogliere 200.000 euro ed è stato calcolato in base al costo per alunno, ma la scuola verrà scelta in base a quanto verrà raccolto e dunque in base alle dimensioni che si riusciranno a coprire con i fondi raccolti.

Possiamo contribuire quindi ad avviare questa rivoluzione verde e farne parte sostenendo questo progetto ma anche lanciare una campagna di raccolta fondi come questa su www.gofundme.com per realizzare 10, 100, 1000 scuole verdi a partire dal nostro quotidiano. Studenti, genitori, insegnanti attivateci, attiviamoci per contrastare la crisi climatica e “costruire” scuole verdi in tutta Italia!

Per sostenere il progetto del professor Mancuso clicca qui 

Per attivare una campagna di raccolta fondi per la tua scuola clicca qui

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TAG: emergenza climatica, gofundme italia, Linv, PNAT, riforestazione urbana, Stefano Mancuso
CAT: clima, tutela del territorio

6 Commenti

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  1. lina-arena 5 anni fa

    Ma non sarebbe più corretto lottare per fare applicare la legge urbanistica in vigore che obbliga tutti i comuni ad adottare i piani regolatori? E non sarebbe più mlogico prevedere che fra gli standard urbanistici v engano ampliati quelli che prescrivono la quantità di verde per abitante insediato o da insediare? La tragedia italiana è data dal fatto che tante leggi buone esistono, ma non vengono applicate1

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  2. lina-arena 5 anni fa

    Ma non sarebbe più corretto lottare per fare applicare la legge urbanistica in vigore che obbliga tutti i comuni ad adottare i piani regolatori? E non sarebbe più mlogico prevedere che fra gli standard urbanistici v engano ampliati quelli che prescrivono la quantità di verde per abitante insediato o da insediare? La tragedia italiana è data dal fatto che tante leggi buone esistono, ma non vengono applicate1

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  3. lina-arena 5 anni fa

    Ma non sarebbe più corretto lottare per fare applicare la legge urbanistica in vigore che obbliga tutti i comuni ad adottare i piani regolatori? E non sarebbe più mlogico prevedere che fra gli standard urbanistici v engano ampliati quelli che prescrivono la quantità di verde per abitante insediato o da insediare? La tragedia italiana è data dal fatto che tante leggi buone esistono, ma non vengono applicate1

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  4. lina-arena 5 anni fa

    Ma non sarebbe più corretto lottare per fare applicare la legge urbanistica in vigore che obbliga tutti i comuni ad adottare i piani regolatori? E non sarebbe più mlogico prevedere che fra gli standard urbanistici v engano ampliati quelli che prescrivono la quantità di verde per abitante insediato o da insediare? La tragedia italiana è data dal fatto che tante leggi buone esistono, ma non vengono applicate1

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  5. massimo-crispi 5 anni fa

    L’Europa ha una tale quantità di verde che il problema di rendere totalmente verde una città come Firenze non si pone. Le colline e le montagne intorno a Firenze, ma nella Toscana in generale, a parte il deserto a sud di Siena, sono completamente rivestite di boschi e la Toscana non è neanche una delle regioni a più alta densità abitativa. Peraltro anche nelle altre regioni italiane più densamente popolate i boschi abbondano. C’è poi da considerare che anche le piante coltivate in agricoltura, da quelle erbacee a quelle arboree, fungono da filtri per l’anidride carbonica, funzionando esattamente come le essenze boschive, siano esse ulivi, alberi da frutto, alberi da legname o da carta, e l’Italia tutto è tranne che un deserto.
    Come l’Italia, la maggior parte dei paesi europei, a parte la Spagna, che ha molte aree desertiche ma ha anche molte aree coltivate, è invasa dal verde. Se prendiamo l’Olanda, per esempio, di boschi ce n’è davvero pochi, essendo ogni cm2 coltivato a fiori od ortaggi.
    Il problema dell’emissione di CO2, se si vuole pensare a quello come problema fondamentale, proviene da Cina, India e U.S.A. Che hanno un’attività industriale e una popolazione, soprattutto i due stati asiatici, abnorme. La Cina sta creando boschi in aree desertiche, non so l’India, gli U.S.A. non si capisce mai cosa facciano.
    I principali esponenti della produzione di CO2 sono quelli.
    Se poi noi volessimo aumentare la superficie dei giardini e dei parchi pubblici o l’alberatura delle strade, questo potrebbe essere certamente una buona iniziativa. Ma anche sull’alberatura delle strade bisognerebbe sapere cosa si fa perché per esempio il pino italico è una delle piante meno adatte per i viali, eppure dal ventennio in poi è sempre stata una delle principali, solo perché stavano sulla Via Appia. Il pino italico, avendo uno sviluppo radicale orizzontale è uno dei primi ad avere la peggio con una tempesta e con venti nemmeno troppo forti, perché la chioma fa vela e viene abbatturo facilmente, causando danni enormi a tutto, strade, auto, case. Si è visto sul lungarno Colombo cosa sia successo in seguito alla tromba d’aria (i tigli sono rimasti quasi intatti, per dire). Anche gli abeti piantati a Vallombrosa dai frati sono stati decimati da tempeste di vento, per motivi analoghi, semplicemente perché non sono piante resistenti. Oppure nel caso di Palermo dove negli anni 50 sono stati piantati dei ficus magliolioides pensando fossero magnolie (viale delle Magnolie, nella città nuova), che sono tutt’altre piante, e che adesso sono diventati talmente enormi e con radici profondissime e invadenti che le case che stanno a lato degli alberi sono sconvolte dalle fondamenta e tra non molto cadranno.
    La scienza dell’arredo urbano vegetale è una cosa che va pensata bene e fatta da persone che la Natura la conoscono non da architetti o geometri che non sanno nemmeno com’è fatta una pianta e come si sviluppa, e supportata da una schiera di giardinieri altrettanto sapienti da conoscere come le piante da viale vanno potate per non creare problemi. Inoltre curare le piante vuol dire capire se ci sono degli attacchi di parassiti e quindi combatterli con mezzi adeguati per evitare la degenerazione della pianta e quindi il pericolo che potrebbe rappresentare per un’eventuale caduta in un centro abitato. La caduta delle foglie, per le piante caducifolie rappresenta un altro problema, sia per la viabilità che per la funzionalità dei tombini in caso di nubifragio, così come la nidificazione degli uccelli, spesso veicolo di malattie per l’uomo, che provoca altri danni per gli escrementi prodotti.
    Ma quante persone hanno codesta esperienza e, soprattutto, quanti funzionari e giardinieri comunali sono in grado di metterla in pratica?

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  6. massimo-crispi 5 anni fa

    ficus magnolioides non magliolioides

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