La libraia veneta che resta aperta a Ferragosto

14 Agosto 2016

«Il 15 agosto? Saremo aperti, quest’anno come nei precedenti due. D’altronde gli anni scorsi il giorno di Ferragosto abbiamo incassato come in un intero week end. La gente esce, si prende un gelato, e poi magari passa da noi». Parola di Clara Abatangelo, libraia. Sì, avete letto bene: libraia. Una follia, oggi gestire una libreria, quando ne chiude una dietro l’altra.

Invece ora leggerete la storia di Clara, la libraia che con i libri ci campa. E ci campa con quanto di più liberista, classico, adamsmithiano, vecchio stile, esista al mondo: lavorando, facendosi un mazzo tanto, tenendo il negozio aperto quando gli altri sono chiusi. Clara Abatangelo, assieme a Carlo Vanin, dipendente che però lavora come se fosse un socio, è la luce in fondo al tunnel, la dimostrazione vivente che anche nel campo dei libri vale l’urlo di Gene Wilder in “Frankenstein Junior”: «Si può fare!»

L’aggravante è che Abatangelo lavora in un posto dove, sulla carta, dovrebbe esser stata respinta con perdite: una cittadina di 30 mila abitanti, dove di librerie ce ne sono altre due. Lei ha rilevato la terza, una Ubik, quand’era sull’orlo della chiusura. Per di più non è a casa sua, anzi. Già perché è una terrona (di Taranto) finita nel cuore del Veneto leghista, in un posto tutto sopressa e prosecco, in quella Castelfranco che mezzo millennio fa diede i natali a Giorgione, uno dei pittori più enigmatici della storia dell’arte, e oggi è diventata una delle culle dell’indipendentismo veneto, zona di arruolamento del 1° reggimento d’infanteria “Veneto Real”.

Prima del giugno 2014 non aveva mai fatto la libraia, si occupava di riconciliazione post conflitti, di Balcani. «Dal no profit al no profit» scherza lei, perché è ancora nella fase dell’estinzione dei debiti pregressi, ma ci sta riuscendo e dall’anno prossimo – finalmente – comincerà a guadagnare davvero. A questo punto vien da domandarle – e infatti glielo domandano tutti – se non le sarebbe convenuto partire da zero, anziché rilevare una libreria in stato di coma. La risposta è sì, se si fosse resa conto che il debito vero era almeno il doppio di quello che le avevano prospettato. Comunque il primo anno erano in due, lei e il suddetto Carlo Vanin, poi hanno assunto una terza persona e dal 1° agosto sono in quattro.

Sì perché – attenzione a questo dato – nei primi sette mesi del 2016 hanno venduto 30 mila libri, ovvero, fatta la media di Trilussa, uno a testa per ogni abitante di Castelfranco Veneto. Chapeau.

La formula, si diceva, è semplice semplice: farsi il mazzo e fare i librai. Complice il fatto che Castelfranco è città d’arte e gli orari sono liberalizzati (capito, statalisti di ogni colore? Li-be-ra-liz-za-ti) la Ubik è aperta sempre. Di sera fino alle undici (ma spesso anche fino alle tre di notte), Natale, Pasqua, Capodanno, e, come visto, Ferragosto compresi. Capita che mentre nell’orario canonico 9-19 la libreria incassi 2-300 euro, ne incassi invece un migliaio dalle 21 alle 23. Accadono anche cose assurde, tipo un cliente che alle 2.50 di notte, di fronte all’affermazione della libraia: «Sono stanca, vado a casa», mette giù stizzito i libri che intendeva comprare e se ne va sbottando: «Allora se mi mettete fretta vado da un’altra parte». Non a quell’ora, però. Il botto l’han fatto la notte di Natale, dopo la messa, aiutati dall’essere a due passi dal duomo. Sembra che all’improvviso moltissimi si fossero resi conto di essersi dimenticati qualche regalo, risultato: coda in libreria e incasso da record.

L’altro aspetto è costituito dal mestiere del libraio. «Dobbiamo convincere a venir fino da noi persone che con un clic da casa hanno i libri il giorno dopo e con il 15 per cento di sconto. Noi non facciamo sconti», afferma Abatangelo. Però consigliano, trovano libri difficili da reperire e infine calano l’asso: il diritto di resa. Sempre e comunque, ma soprattutto per quello che consigliano loro. «A tutti diciamo, leggilo e se non ti piace riportalo, noi te lo cambiamo. È quello che ti diamo in cambio del fatto che paghi il prezzo intero», sottolinea la libraia di Castelfranco.

Qualcuno che porta indietro il libro c’è: «Succede anche a noi di sbagliare», ma la maggior parte dei consigli dati sono azzeccati e quindi non sono in molti a esercitare il diritto di resa. E poi se sta per uscire il tascabile ti dicono di aspettare, così puoi risparmiare un po’.

I best seller li vendono, ma non sono con quelli che fanno gli incassi. Per esempio dell’ultimo Fabio Volo hanno ordinato trenta copie. Immediata la telefonata dell’editore: «Vi dovete essere sbagliati, probabilmente vi siete dimenticati uno zero». Niente affatto, nessuna dimenticanza, semplicemente vendono più Sandor Marai, uno dei loro preferiti, che Fabio Volo.

Con i piccoli editori c’è un buon rapporto: Minimum Fax, Fazi, Marcos y Marcos, conoscono la Ubik di Castelfranco Veneto e consigliano quel che potrebbe loro andar bene. Con i grandi, invece, un muro impenetrabile.

«Più libri escono, più il lettore è disorientato, ogni tanto ha bisogno di essere consigliato», conclude Abatangelo. «Dico sempre che non esiste il non lettore, esiste semplicemente il lettore per il quale bisogna trovare il libro giusto».

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CAT: commercio

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