Il nuovo confinamento come sorprendente “ricreazione”?

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3 Novembre 2020

Innanzitutto, “confinamento”, o tutt’al più “chiusura”, e non “lockdown”, perché a me la lingua italiana piace e mi diverte usarla nei diversi generi, tanto più che il nostro lessico fornisce parole per definire tutto, ma proprio tutto, finanche decreti e provvedimenti da pandemia. Per molti di noi, dunque, rivivere la condizione di confinati presso le nostre dimore rappresenta un evento increscioso, difficile da sopportare: il fatto di aver già vissuto la stessa situazione e, dunque, di conoscere ciò a cui si va incontro potrebbe crearci ancora più ansia. Ecco perché evitare di replicare il tempo trascorso nelle precedenti e medesime condizioni può essere un toccasana, il punto cruciale da cui partire per consumare le giornate di chiusura in una maniera sorprendentemente diversa, utile e addirittura ricreativa. Il primo confinamento ha rappresentato un’esperienza che l’umanità contemporanea non aveva mai sperimentato, e che ha vissuto e sofferto nell’incertezza, nella paura, e, in diversi casi, nell’incoscienza. Oggi se ne ha conoscenza, si sa perfettamente quali siano i risvolti che sviluppa e cosa comportano. Si sa anche che siamo in grado di tollerarlo, superarne le limitazioni che esso impone. Ma, più di tutto sappiamo, o dovremmo sapere, che è stato utile per arginare i contagi e consentire al sistema sanitario di decongestionarsi. Va da sé che il sacrificio a cui siamo stati sottoposti è stato necessario quanto adeguato.

Come rendere ricreativo e vantaggioso, quindi, il tempo del confinamento, in questa seconda tornata, per non viverlo e avvertirlo esclusivamente come un sacrificio? Suggerisco alcune soluzioni per non temerlo più dello stesso virus:

1) Organizziamo le nostre giornate prevedendo dei momenti all’aria aperta, a prescindere dalle condizioni meteorologiche: perfino bagnarsi sotto la pioggia, o respirare l’aria gelida può concorrere a ritemprare l’umore. Figuriamoci un raggio di sole!

2) Mettiamo ancora più accortezza nel curare il benessere fisico senza dimenticare quello dell’anima. Leggere, ascoltare musica e in casi eccezionali studiare può sembrare una scelta elitaria, ma potrebbe rivelarsi taumaturgica, salutare oltre ogni aspettativa.

3) Tra di noi ci sono tante persone e famiglie afflitte da problemi di ordine meramente economico, che la pandemia ha accentuato e reso insostenibili. A prescindere dalle politiche di supporto dello stato, possiamo, nei limiti delle nostre possibilità, esprimere solidarietà e generosità nei confronti di chi, per un motivo qualsiasi, vive un disagio sociale. Aiutare gli altri in questo frangente storico ci restituisce l’umanità perduta nell’egoismo di battaglia preso a modello. Recuperare un senso di fratellanza, anche minimo, è alla base della nostra serenità.

4) Trasformare il tempo “on line” in tempo “on life”, pur restando seduti alla scrivania davanti a un computer. Si può essere connessi alla vita anche pigiando su una tastiera. Come? Usando internet per imparare cose nuove, come ad esempio una lingua, esplorando la storia dell’arte, o visitando siti di scienze. Naturalmente, anche comunicando con chi ci sta a cuore.

5) Tentare di fare cose per cui non ci sentiamo portati. Questo oltre a ricordarci e a metterci di fronte ai nostri limiti, può dare luogo a una autoironia che avevamo dismesso, o peggio ancora, che non abbiamo mai avuto. “Solo chi si prende veramente sul serio riesce a ridere di se stesso”, recita l’aforisma. Uscire migliorati dal nuovo confinamento si può. Anche non seguendo questi semplicissimi consigli, ovvio.

Mai più di cinque punti per argomento! Buon confinamento a tutti!

P.S. (In verità, l’articolo è terapeutico soprattutto per lo scrivente)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TAG: confinamento, Covid, pandemia, terapia
CAT: costumi sociali

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